Una scuola di lettori

I ragazzi ci raccontano il potere della poesia


La classe 3C dell’ICS Tolstoj di Milano celebra la Giornata Mondiale della Poesia attraverso la condivisione di pensieri personali e unici realizzati, per mezzo della tecnica del caviardage.

Le nostre riflessioni

NANCY: È un taglio profondo. È una ferita. Mi esprimo con fatti chiari, ma il dolore è intollerabile e ho preferito non dire niente.

DOMENICO: Non è chiaro. Non può reggere. Sento che non ci siamo. Meglio tacere.

VALENTINA: Esser solo. Ansimare questa impossibilità di sapere; nessuno riesce a spiegarlo. Sta di fatto che saltò giù. Credeva di vedere la discesa a tutta velocità; sbalordita si mise a gridare per scomparire in un bosco lontano a piangere, a pensare. Le persone non riuscirono a capire.

LUCIA: Perché sono stato scelto? Non ci volevo andare. Non volevo partire, sarebbe stato un incubo.

CHIARA: Nella prima infanzia, avevo sviluppato una repulsione a baciare; avevo preso l’abitudine a voltare la testa, non avevo nessuna difficoltà a baciare, ma in un tema avevo scritto di baci aerei.

SARA: Un nero, misterioso problema. Un anno lungo di ghiaccio e chiusura. Inverni molto freddi che mi liberano.

RICCARDO: Venne svegliata da qualcosa, aprì gli occhi, sentiva la presenza del maligno.

YASSINE: mi rintanavo negli angoli più sicuro, nessuna sicurezza, è terribile. due mani piene di oggetti, inutile, leggendo dimenticando.

ALESSANDRO: Occhi trepidanti. Ansie più che speranze. Sono io tuo padre nelle vicende buone e nelle cattive. Fatica e sofferenza e poi la vita gli occhi di una ragazzina.

SAMANTHA: L’anziana aveva perso il picciriddu. Abitava alla vecchia stazione, dove portava suo figlio. Era sempre sola.

MARIA: occhi fuori, appariva atterrito e disorientato, urlando come un pazzo fissava me. Il mio cuore diventò ghiaccio: apparve la donna più bella che avessi visto. Verso di lei a braccia aperte sorrise, tornava alla vita.

ANDRO: tutti udivano il babbo diceva sul fior del dell’età ripeto col cuore ero disposto ad accettarlo quella notte brillante viene il male un difetto.


LEONARDO: È vecchio, sta male, ma non so perché non riesco a crederci. Non c’è niente di più bello della libertà. Non voglio mettermi a piangere.

ALESSANDRO: C’era un clown del circo, sorrideva, un sorriso contagioso, un palloncino, e adesso non sono più uno sconosciuto.


ELEONORA: Non c’è più anima, è terribile, non ce la faccio più. perché dovrei lasciarmi scacciare così? non ho fatto niente, sono addolorata…

REBECCA: Se ne andò, veniva a rallegrare aspettando di tornare, solo al mondo nell’inverno freddo continuavano a seguirlo le varie fasi, si portava impaziente un articolo col veleno camminando per i corsi seguiva con lo sguardo che gli volava attorno.

GIORGIA: Sono qui e la delusione è stata forte. Te lo ricordi come mi sono sentito? Ti ricordi come ti ho guardato io? Ero alle stelle. Mi hanno detto che era una cosa così, e io ci ho creduto. Non c’è mai nulla di vero. Non dovevo fidarmi.

GABRIELE: L’abbondanza in ogni momento e in ogni luogo questa è la sua forza ma anche la sua debolezza, conosciuta da tutti ma non appartiene a nessuno.

VERA: Il padre prendeva in mano il figlio e apriva la porta del cuore.

MARGHERITA: Eravamo sostegni, ma mi sentivo sprofondare nelle fogne, così non ci ho visto più, e ho detto a mio padre: vorrei che non ci fossi più… lui mi ha guardato, zitto, e immagino cosa mi dirà domani.

NOAH: La sera, passeggiava curiosando spensierato, emozionato per l’occasione, stupito per l’espressione affettuosa di una ragazza bella e fiorente.

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