Illustrazione digitale di Giusy Gallizia, 2023
Come una torta golosa e colorata fatta di tanti ingredienti e decorazioni, anche le feste natalizie sono fatte di tante cose come le sorprese, l’allegria, le luci, i doni e soprattutto l'attesa. L’attesa della notte più magica dell’anno, quando Babbo Natale porta nelle nostre case tanti regali tra stupore e meraviglia di grandi e piccoli. Ma Babbo Natale non è l’unico che viene di notte e che aspettiamo con trepidazione: ha anche un’amica che tra il 5 e il 6 gennaio riempie le nostre calze con doni e, soprattutto, dolciumi, e a volte un po’ di carbone. Per lei lasciamo un bicchiere di vino o di latte e qualche biscotto per fare una pausa tra una corsa e l’altra sulla scopa.
Il suo nome? Befana, l’unica e sola che a cavallo della sua scopa magica rende la fine delle feste natalizie più dolci e spensierate. Anch’io da bambina assieme a mio fratello aspettavamo impazienti la notte dell’Epifania, giorni prima cercavamo di scegliere la calza più grande e capiente in modo che potessero starci più dolci possibile: la mia idea era di appendere ai piedi del letto una bella calzamaglia di lana così ce ne sarebbero stati molti di più rispetto a una sola calza! Ovviamente le cose non andavano così, i nostri genitori davano una calza ciascuno premettendo che sicuramente avremmo avuto del carbone, perché tanto buoni non eravamo stati.
Illustrazione tratta dal libro "La befana", di Sandra Nelson, Jaca Book, 2019
A proposito di carbone, poi vi racconterò perché secondo una leggenda non era affatto una punizione. Comunque, l’importante era che le caramelle e i cioccolatini fossero di più! Anche da adulta la tradizione della calza mi ha accompagnata, la Befana ha pensato a me anche se ormai ero cresciuta per continuare a farmi vivere questa dolce magia. Ma qual è la storia della Befana? La conosciamo come… «La Befana vien di notte con le scarpe tutte rotte il vestito da romana viva viva la Befana!», grazie anche al libro di Annamaria Soldera Le scarpe della Befana.
Le varianti di questa filastrocca sono molte, ma la Befana è per tutti una vecchina curva, con un naso pronunciato, una risatina sonora davvero particolare ed è l’unica che rende tutti più dolci! Ma il suo nome da dove arriva? Esperti e studiosi di storia e tradizioni popolari hanno fatto molte ipotesi sul nome Befana, ma tutto porta a collegarlo alla parola Epifania, che deriva dal greco epifàneia e significa manifestazione, apparizione.
Illustrazione tratta dal libro "A scuola dalla befana", di Nicoletta Asnicar, Leandra La Rosa, Mondadori, 2021
Nella tradizione cristiana, il 6 gennaio l’Epifania commemora la visita dei Re Magi a Gesù e la manifestazione di Gesù ai “non cristiani”. Ma oltre alla tradizione c’è la leggenda che narra la storia dei Magi Melchiorre, Baldassarre e Gaspare in viaggio verso Betlemme per arrivare da Gesù Bambino con i tre doni preziosi: oro, incenso e mirra. I tre sacerdoti si fermarono a chiedere informazioni sulla strada da seguire a una vecchina, invitandola a seguirli per rendere omaggio al Salvatore, ma lei rifiutò. Se ne andarono proseguendo il loro cammino, e la vecchina poi si pentì cercando di raggiungerli, ma non riuscendo a trovarli bussò a ogni porta cercando Gesù e lasciando a ogni bambino un dono per farsi perdonare per la scelta sbagliata e continuando a cercare.
Avete capito chi era la vecchina diffidente? Proprio lei, la nostra Befana, che entra nelle nostre case cercando ancora Gesù Bambino e lasciando doni e dolciumi ai piccoli soprattutto, ma a volte anche ai grandi. Secondo un’altra leggenda, il carbone che oggi è così temuto dai bambini e poco desiderato non è da considerare una cosa spiacevole: infatti, nei periodi di dicembre e gennaio, molto difficili per l’agricoltura, l’imperatore Aureliano proclamò il 25 dicembre “festa del sole” e per 12 giorni veniva fatto bruciare di continuo un tronco di quercia, e dal carbone si sarebbe avuta tanta fortuna per l’anno nuovo. Il tutto, infatti, si concludeva proprio il 6 gennaio giorno dell’Epifania.
Quindi non rattristiamoci se troviamo un pezzetto di carbone nelle nostre calze, ma rallegriamoci perché è un porta fortuna! Con il giorno della Befana le festività di Natale terminano, e la figura della vecchina curva, un po’ bruttina e vestita di abiti rotti e consumati, rappresenta in qualche modo tutto ciò che l’anno passato è stato e che lascia il posto al nuovo con i migliori auspici.
Ma sulla nostra amica Befana possiamo leggere tante storie e filastrocche per conoscerla meglio, come Voglio fare un regalo alla Befana di Gianni Rodari:
La Befana, cara vecchietta,
va all’antica, senza fretta
Non prende mica l’aeroplano
per volare dal monte al piano,
si fida soltanto, la cara vecchina,
della sua scopa di saggina:
è così che poi succede
che la Befana… non si vede!
Ha fatto tardi fra i nuvoloni,
e molti restano senza doni!
Io quasi, nel mio buon cuore,
vorrei regalarle un micromotore,
perché arrivi dappertutto
col tempo bello o col tempo brutto…
Oppure Accadde alla Befana di Maria Loretta Giraldo:
Mentre andava la befana
nella casa di un bambino,
s’impigliò con la sottana
sopra il bordo del camino.
Per lo strappo il grosso sacco
le sfuggì, cadde di sotto,
non restò nemmeno un pacco
che non fosse tutto rotto.
“Che disastro, che disdetta”
sotto il cielo cupo e bigio,
mormorava la vecchietta.
“Ci vorrebbe un bel prodigio”.
Poi, facendo un gran sorriso,
verso il cielo volse gli occhi
ed il sacco, all’improvviso,
fu ancor pieno di balocchi.
“Che un bambino attenda invano
non sia mai, parola mia”
disse la befana, piano.
Poi riprese la sua via
Illustrazione tratta dal libro "La befana", di Patrizia Nencini, Fabiano Fiorin, Giunti Editore, 2021
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