Uno dei più grandi ostacoli nello scrivere un fantasy sta nel rimanere credibile: dosare realismo e soprannaturale in modo tale da rendere il fantastico al contempo quotidiano e non scontato. E qualora l’opera in questione fosse non un romanzo, bensì un fumetto, si aggiungerebbe la difficoltà di “rendere visibile l’invisibile”, ossia di dare forma, disegnando, ad una magia difficile da descrivere perfino a parole. La graphic novel Bone di Jeff Smith, edita da Bao, riesce a fare tutto questo.
La storia inizia in maniera semplice: tre cugini, Fone, Phoney e Smiley Bone, cacciati dal proprio paese Boneville, capitano per errore in una valle non segnata sulle mappe, la cui popolazione è ferma ad un medioevo contadino. Nella valle abitano creature quali animali parlanti, draghi e creature-ratto, al contempo comiche e pericolosamente carnivore. I tre cugini, non potendo tornare da dove sono venuti, trovano casa nella piccola fattoria dell’anziana Ben e della nipote Thorn.
Nella Valle tutti parlano dei propri sogni come riferendosi ad una religione, e alcuni individui sembrano capaci di vedere avvenimenti futuri o sconosciuti mentre dormono. I tre cugini Bone sono esseri piccoli, cartooneschi e fin da subito in contrasto con quanto li circonda: hanno un cervello da ventunesimo secolo, in contrapposizione alle persone che incontrano, alle taverne in cui lavorano; non sono umani, sono stilizzati e dalle tinte piatte, ma coabitano con personaggi fotorealistici. Sono profondamente estranei a tutto ciò che sta loro attorno, nello stesso modo, ad esempio, in cui i paperi di Carl Barks abitano da qualche parte negli Stati Uniti d’America. I tre Bone sono caratterizzati come fossero delle parodie: il protagonista Fone è ligio alle regole, noiosamente educato; Phoney è avido all’inverosimile, è lo Zio Paperone di turno; Smiley è stupido ed innocente, e vive con normalità l’inverosimile che lo circonda. Sono personaggi comici, perfetta espressione della luminosità iniziale del racconto.
Tanto semplice e chiaro è l’inizio della storia, tanto più questa si incupisce andando avanti. Compare un malvagio e misterioso antagonista, il Signore delle Locuste, vengono a galla gli oscuri passati dei personaggi, e la vicenda segue una parabola tolkieniana: così come dai verdi spazi della Contea Frodo e Sam raggiungono le oscure e inospitali lande di Mordor, allo stesso modo i tre cugini Bone viaggiano per la Valle, scoprendo l’oscurità che la abita.
Nella costruzione di un mondo fantastico, ci si trova davanti a due opzioni: creare un’intricata rete di regole esplicite, affinché il lettore possa comprendere la natura del magico, oppure giocare sull’indefinito, sul non-detto, sul senso di allucinazione e di meraviglia. In questo secondo caso l’autore ha una serie di compiti da rispettare: non strafare, pasticciando con incantesimi e soprannaturale; non perdere credibilità; far sì che chi sfoglia la sua opera, pur non conoscendo la natura di ciò che legge, possa percepire un senso di fondo. E oltre a tutto questo l’autore deve accompagnare l’immaginazione e tirare fuori dallo spettatore il suo massimo potenziale creativo. Jeff Smith, per esprimere il fantastico all’interno del proprio racconto, lavora sul sogno. Come rendere quotidiana la magia? Come rendere realistica una premonizione, una visione? Jeff Smith risponde: passando attraverso ciò che si vede di notte. L’autore, tramite il culto che inserisce tra gli abitanti della Valle, coniuga alla perfezione worldbuilding letterario e i vantaggi grafici che un fumetto, rispetto ad un libro, offre: egli rende il proprio mondo magico, realistico e visivamente incredibile tramite illustrazioni visionarie, tavole in bianco e nero in cui la logica viene sostituita da immagini oniriche e talora disturbanti. L’autore inoltre, per dare spessore al proprio mondo e alla propria religione, non manca di creare un ordine di cavalieri, una cosmogonia e un demonio, un nemico. Tramite questi ingredienti, Smith alza gradualmente il livello della storia, fino a renderla un epico scontro tra le forze del bene e quelle del male.
Bone è un esempio mastodontico per la narrativa fantasy, potente tramite le proprie immagini e i propri personaggi. È una storia completa sotto ogni aspetto narrativo, che prende il lettore per la collottola e trasforma radicalmente la sua visione di magico, di epico e di commovente.
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