Pelo e contropelo

… e Giacomino ha scritto un nuovo libro! In Turno di notte, Giacomo Poretti racconta undici anni in corsia

… e così domani esce il tuo libro?” “Sì, ma … non è niente di serio!”.

Ci piacerebbe iniziare così la nostra chiacchierata con Giacomo Poretti, parafrasando una delle battute cult di Tre uomini e una gamba … non fosse che, nel momento in cui scriviamo, il suo ultimo libro è già sugli scaffali delle librerie.

Turno di notte
Turno di notte Di Giacomo Poretti;

Turno di notte è un romanzo fatto di mille personaggi meravigliosi – suore, infermieri, pazienti, dottori – alle prese con tutte quelle piccole cose e quelle questioni enormi che sono il sale delle nostre giornate.

Prima impressione: Giacomino, com’è noto a tutti i tantissimi fan del “trio delle meraviglie”, di persona può apparire timido.
E questo, certo, sarebbe un paradosso stridente per una persona che ha costruito la propria carriera calcando i palcoscenici e i set cinematografici. Quello di Giacomo è un sogno inseguito fin da quando aveva otto anni, età alla quale tentò di unirsi alla Compagnia dei Legnanesi – senza successo - e che poi avrebbe coronato solo nel 1991, quando incontrò Aldo e Giovanni (…nel corso dell’intervista scopriremo anche come quel primo incontro non sia stato esattamente idilliaco…). E in mezzo a quelle due date fatidiche? Bè, in quel frattempo Giacomo ha passato undici anni in corsia, fra pappagalli e bacinelle, prestando servizio come infermiere: gli anni che racconta nel suo ultimo, appassionato libro, a proposito del quale abbiamo voluto incontrarlo e far quattro chiacchiere.

The night shift, il turno di notte, è quello che Giacomo faceva dalle 22 alle 6 del mattino. Ore lunghe, spesso segnate da tensioni e incomprensioni, a volte drammatiche ma spesso capaci di stemperarsi in un sorriso, anche di fronte alle situazioni più difficili.

La cosa più importante che ho imparato facendo l’infermiere me l’ha insegnata una suora: “Un bravo infermiere sa tenere compagnia alla vergogna”

Ma non ci sono solo i pazienti, col loro carico di comprensibile dolore, in Turno di notte. A tener banco nel corso delle pagine incontreremo anche le umane debolezze dei colleghi di Giacomo, ciascuno dei quali era noto agli altri con un soprannome che ne riassumeva le mancanze… come “Brandina”, medico dall’inopinata tendenza a schiacciare pisolini fra un “Dica” e un “Trentatré”.

Già, trentatré. Più o meno la percentuale che Giacomo rappresenta all’interno della premiata ditta Aldo, Giovanni e Giacomo. Ma in quell’alchimia fortunatissima convergono aspetti differenti di caratteri che sulle differenze hanno dovuto lavorare, perché la torta che era stata messa in forno lievitasse bene e potesse sprigionare il suo inconfondibile aroma.

 “Quando li ho visti mi hanno folgorato”, Giacomo ricorda così, oggi, il loro primo incontro. “Mi sono detto “Io con questi due fuori di testa ci voglio lavorare”. Credo di averli conquistati con la mia follia e la mia perseveranza, perché la prima volta che ho lavorato con loro Aldo mi ha trattato malissimo. Di solito sono i lombardi che trattano male i terroni quando vengono qua a lavorare… Ecco, è stata l’unica volta che un terrone ha trattato male un lombardo”. Anche un epiteto normalmente offensivo, quando Giacomo lo utilizza parlando del suo amico Aldo, diventa sintomo di un affetto che - lo si intuisce – non si esprime soltanto sul palcoscenico. E subito risuona nelle orecchie un “Potevo rimanere offeso!” detto con l’accento di Hüber, il poliziotto animato da un fervore degno di miglior causa che Aldo interpretava nelle gag degli “svizzeri”.  Ma, per dirla con Rezzonico, il personaggio portato in scena da Giovanni in quegli stessi, esilaranti sketch, “tutto è bene quel che finisce bene”

A proposito: come hanno reagito, gli altri due trentatré per cento del Trio, di fronte a questa nuova avventura su carta stampata del loro partner in crime Giacomino?

Gliel’ho regalato, il libro: ma Aldo è analfabeta, non posso pretendere nulla. Giovanni se lo farà leggere da sua figlia, ormai ascolta solo audiolibri. Dovrò farne uno anche io

Non c’è niente da fare. In nome dell’amicizia, si supera ogni ostacolo.
Come da più di trent’anni non smettono di mostrarci – sul palco, al cinema e anche coi libri - Aldo, Giovanni e Giacomo.

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I libri di Giacomo Poretti

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