Non vorrei mai far parte di una democrazia che accettasse me tra i suoi elettori. ... non che voi siate meglio, eh?
Là dove Groucho Marx, nel suo celebre motto, sosteneva di non ambire a far parte di alcun club che avesse accettato soci come lui, Saverio Raimondo estende quell'amara consapevolezza di sé a uno degli ambiti fondamentali del vivere in società: la politica.
Sì, lo sappiamo: è da tanto - troppo - tempo che la politica ha smesso di accendere passioni, suscitare dibattiti, polarizzare opinioni... eppure negli ultimi tempi la parola stessa - "politica" - ha ripreso quota, sui giornali e nei dibattiti: i temi e le forme che attraverso la partecipazione alla cosa pubblica trovano la loro espressione più compiuta sono più scottanti che mai.
Ma perché dovremmo essere proprio noi di Maremosso ad attizzare il fuoco, quando si candida a farlo uno come Saverio Raimondo?
Con la sua satira sferzante e paradossale, Saverio Raimondo sovverte luoghi comuni e verità acquisite per riflettere in modo anticonvenzionale, dissacrante e divertente sui diritti e i doveri del popolo sovrano, e sul senso profondo della democrazia.
Raimondo è più che pimpante. È incontenibile. Come sempre, d’altronde, e come solo i comedian di talento riescono ad essere… pensate che, dall'entusiasmo, per poco, quel geniale grillo parlante non ha finito per smontare il poggiatesta della poltrona da barbiere sul quale l'abbiamo invitato a sedersi per sottoporsi alla nostra intervista.
Beh, il verbo "sottoporsi" dà forse l'idea di qualcosa cui si debba prestarsi controvoglia, mentre noi abbiamo avuto l'impressione che Saverio Raimondo non vedesse l'ora di trovare nuove piazze nelle quali esprimere tutto quel che ha messo nero su bianco nel suo divertentissimo libro.
Memorie di un elettore riluttante è l’ultimo, incandescente pamphlet partorito dalla vis comica e polemica dell’amatissimo e versatile autore.
Un breviario in forma di programma politico, pensato per consentire agli elettori che siamo stati, che siamo e che saremo di ripercorrere gli ultimi vent’anni di politica italiana attraverso gli occhi di uno come noi. Ma Raimondo - a dirla tutta - rispetto a noi ha qualche atout in più: critico verso di sé, il nostro nutre più di un dubbio a proposito di quella che tutti ritengono essere la carta più alta e vincente di un sistema politico che possa definirsi sano: il suffragio universale.
E non è il caso di sottovalutare il punto di vista che lui esprime fra le pagine del suo libro perché, tra una battuta e l’altra, qualcosa di tremendamente attuale emerge: una domanda, destinata forse a rimanere inevasa, sui limiti fisiologici di un sistema elettorale che si ostina a non considerare il proprio elettorato come materia di indagine, corpus suscettibile esso stesso di essere valutato per la qualità che esprime a ogni nuova tornata.
Secondo me avremmo dovuto riluttare un po’ di più. Tutti a puntare l’indice incriminatorio contro quel 40% che si è astenuto. A me, più che chi si astiene, preoccupa chi va a votare. È quel 60% la minaccia
E allora perché non eleggere gli elettori stessi?
In Memorie di un elettore riluttante si avanza una proposta di legge che chiede di rivedere il meccanismo elettivo alla base del processo democratico, secondo l'autore rimasto incompiuto.
Se gli elettori esercitano piena sovranità, infatti, perché non votare coloro che voteranno? O - detto altrimenti - perché non eleggere le persone più idonee ad eleggere, a loro volta, i nostri rappresentanti?
Una divertente provocazione, non c'è dubbio: ma anche un invito tutt'altro che ridicolo a compiere una riflessione profonda.
Noi vi consigliamo di guardare quella che alla fine, più che un’intervista Pelo e contropelo, si è rivelata essere un’innovativa puntata di Chi vuol essere milionario?
... o forse è solo Saverio Raimondo che il pelo e contropelo lo sta facendo a noi e a una politica disperatamente bisognosa di ripensare sé stessa.
A tutti noi la scelta su dove porre la "X".
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