Aquí se queda la clara
La entrañable transparencia
De tu querida presencia
Comandante Che Guevara
Ricordo ancora con nostalgia una maglietta che avevo all’ultimo anno di liceo a cui ero molto affezionata. Raffigurava un ritratto sorridente di "Che" Guevara e Fidel Castro, divisa militare e tutto il resto, e il noto motto rivoluzionario ¡Hasta la victoria, siempre!
Riesco a ricordare anche l’orgoglio con cui la indossavo: quella maglietta era veicolo di un messaggio potente, fondamentale, diceva agli altri quello in cui credevo.
Ma cosa poteva c’entrare con me, classe di diploma 1994 in un'Italia che aveva da poco votato il primo governo Berlusconi, una rivoluzione avvenuta oltre trent’anni prima a Cuba, in un’isola dall’altra parte del mondo con cui non avevo alcun legame? Cosa poteva avere da dirmi di così significativo quell’uomo dallo sguardo fiero e penetrante che sembrava leggerti dentro e, allo stesso tempo, guardare oltre verso un futuro migliore tutto da costruire? Ebbene, nella sua storia avevo trovato un ideale da seguire, quello sguardo mi aveva trasmesso un messaggio universale capace di ispirarmi e orientare le mie letture, le mie opinioni politiche e molte scelte del mio quotidiano. Perché quando ti imbatti in "Che" Guevara, leggi le vicende della sua vita, comprendi quello che è stato pronto a fare in nome di una visione di libertà e uguaglianza, non puoi più essere la stessa persona e senti che un'inquietudine inizia a muoversi dentro di te.
La sua straordinarietà ha, infatti, trasceso le sue vicende personali e lo ha reso un simbolo universale capace di incarnare con le azioni, più ancora che con le parole, l’impegno per la costruzione di un mondo migliore, a partire da uomini migliori che lavorino per renderlo tale.
Penso che il fascino che questo epico eroe del XX secolo ha avuto su di me rispecchi quello che ha esercitato e che ancora esercita su milioni di persone nei luoghi più disparati del globo.
Per questo, la sua celebre immagine, immortalata dal fotografo Alberto Korda nel 1960 e divenuta famosa in tutto il mondo anche grazie alla scelta dell'editore Giangiacomo Feltrinelli di pubblicarla sia come manifesto nel 1967, sia come copertina per il libro Diario in Bolivia nel 1968, continua ad apparire su libri, bandiere, cartoline, poster e magliette. "Che" Guevara resta un’icona delle idee rivoluzionarie, un esempio di coerenza e competenza a cui dovrebbe sempre guardare la sinistra nel mondo, un simbolo di resistenza ed emblema della lotta per un mondo più giusto per tutti.
E’ stato l’uomo che avremmo voluto essere, sia pure per un breve momento, nella vita
Sono passati cinquantacinque anni da quel 9 ottobre 1967, quando un cecchino dell’esercito boliviano lo colpì a morte dopo che aveva trascorso una notte in agonia per una ferita subita durante la cattura il giorno precedente. Una vita che si spense in un attimo come qualsiasi altra, ma lasciando dietro di sé un’eredità piena di significato.
Era talmente forte la sua voce, faceva così paura, che venne seppellito in una fossa comune, in un luogo segreto, perché non se ne facesse un martire.
Solo trent'anni dopo le sue spoglie vennero ritrovate in Bolivia e traslate a Cuba, dove oggi riposano a Santa Clara, paese simbolo della Rivoluzione cubana. Una fiamma brucia a eterna memoria nel mausoleo a lui dedicato e così il suo messaggio, che riverbera immutato nelle lotte per la libertà dei popoli del mondo e nei nostri cuori.
Una foto iconica
"Guerrillero Heroico" è una nota fotografia che ritrae Ernesto "Che" Guevara, scattata il 5 marzo 1960 a L'Avana da Alberto Korda, fotografo personale di Fidel Castro. Nel giugno 1967 l'editore milanese Giangiacomo Feltrinelli si recò a L'Avana dove incontrò Alberto Korda, che gli regalò due copie della sua foto. Alla morte del Che decise di stampare numerosi manifesti con la stessa immagine, con cui tappezzò Milano, contribuendo a renderla una delle foto più famose della storia. In seguito scelse proprio questa immagine come copertina del "Diario in Bolivia" di Ernesto Guevara.
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