Quello che i librai non dicono

Quando è tempo di inventario

Illustrazione di Gaetano Di Riso, 2021

Illustrazione di Gaetano Di Riso, 2021

Molti di noi lavorano in Feltrinelli da così tanti anni che a volte l'esperienza in azienda risulta più lunga del proprio matrimonio. Ci si rende conto, facendo un veloce viaggio temporale, di aver visto nella propria vita tanti libri, mode, colleghi, cambiamenti.

C'è però un evento, che di solito si verifica a inizio gennaio dopo la poderosa maratona natalizia, che è e continua ad essere sempre lo stesso: l'inventario. Per definizione l'inventario è “il conteggio fisico e la verifica degli articoli presenti in un negozio o magazzino” ma dopo più di vent'anni in Feltrinelli posso dire che per me l'inventario è sempre un'esperienza. Nei primi anni era più lungo temporalmente, la libreria veniva chiusa addirittura due giorni, ci si attrezzava con spruzzino e panno per poter pulire anche gli angoli più reconditi, molti prodotti non avevano il cosiddetto codice a barre e quindi dovevano essere conteggiati manualmente e a ognuno di essi veniva assegnato un determinato codice breve identificativo. Nel corso degli anni la tecnologia ci ha aiutato e, tramite quella che comunemente si chiama “penna ottica”, abbiamo modo oggi di leggere il prodotto, di sapere successivamente in quale spazio o campata è stato letto e di aggiornare eventuali errori di giacenze.
Rimane comunque uno sforzo fisico non indifferente che ci aiuta sicuramente a prendere sonno la sera non appena si appoggia la propria testa sul cuscino.

La libreria di via San Francesco a Padova in cui lavoro si trova all'interno di un palazzo settecentesco dove sono presenti piccole stanzette e angoli a volte difficili da raggiungere. Ecco perché ci si ritrova ad allungare il braccio destro, sdraiarsi a pancia in su, sedersi sulle ginocchia, spalmarsi per raggiungere l'ultimo libro messo di scorta sotto le “bocche” del “pancione” e alla fine di questa giornata scopriamo che non ci serve più pagare le lezioni yoga. L'esperienza che rimane più significativa è comunque quella di poter interagire con tutti i colleghi per un giorno intero, con un po' di musica di sottofondo, due chiacchiere tra la lettura di una campata e l'altra o un caffè offerto per risollevare il morale. Questo è il motivo che mi spinge ogni anno a chiedere di poter essere presente, dove possibile, anche negli altri inventari delle librerie del territorio, magari dove per breve tempo ho lavorato. La base del nostro lavoro, la parola chiave che vince su tutto è: relazione. E le relazioni vivono spesso di cose semplici, di battute, sorrisi e scambi di opinione, soprattutto quando si lavora.

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