Quello che i librai non dicono

Oggetti smarriti e tassonomia dei distratti

Illustrazione di Gaetano Di Riso, 2021

Illustrazione di Gaetano Di Riso, 2021

Quando un luogo, uno spazio estraneo si fa via via più familiare, sembra normale arrivare ad abbassare difese, remore e, a volte, anche un contegno dignitoso.  Se questo vale per ogni “non luogo” che a poco a poco trasformiamo con l’abitudine e la frequentazione in un nostro spazio o in una intima “comfort zone”, non potete immaginare come una libreria, che abbia spazi fra gli scaffali per permettere a un cliente di leggere o sfogliare qualche libro, si possa trasformare nell’immaginario del lettore di passaggio.

Seguendo le tracce dei più stravaganti oggetti dimenticati in libreria, il più delle volte neanche ricercati nelle ore o nei giorni successivi dai distratti clienti, proviamo a raccontarvi giocando con l’immaginazione, in quali mondi la lettura appassionata può trasportare il lettore.

Sorvoliamo sugli oggetti dimenticati abitualmente: ombrelli, borse, valigie, cappelli, sciarpe e telefonini che sono all’ordine del giorno, e che il più delle volte tornano ai rispettivi proprietari, e soffermiamoci su quelli un po’ più inconsueti.

Che la lettura distolga l’attenzione dall’ambiente circostante, ci renda meno vigili su ciò che ci circonda, è scontato. Un po’ meno se succede al di fuori della propria casa o del divano del proprio soggiorno.  Ma il lettore, si sa, si muove disinvoltamente fuori come dentro casa quando è immerso e perso tra le righe di un bel libro!  Così più volte troviamo clienti sprofondati in poltrona a piedi nudi.  Le scarpe, spesso un po’ più in là, sotto uno scaffale, e quando, gentilmente lo si fa notare al cliente, questi sembra riemergere da un sogno lontano. Copertine sulle ginocchia, e sovente dimenticate sulla poltrona e ritrovate all’indomani, cinture e orologi, questi un po’ curiosi come reperti, ma si sa, la lettura necessita comodità.

É capitato anche di trovare resti di spuntini fossilizzati nascosti tra gli scaffali, bottigliette, ma anche pettini come souvenir di una permanenza protratta nel tempo o ripetuta nei giorni.  A dimostrazione di questi “affezionati” lettori: segnalibri fra le pagine di libri lontani dal loro luogo di pertinenza, e dall’ordine alfabetico del loro autore, in spazi conosciuti solo all’abitudinario lettore, non conscio tuttavia dell’esperto occhio del libraio che nota subito l’oggetto fuori luogo e lo risistema a scaffale.

Degni di suggestioni e curiose supposizioni mattutine è stata anche una piantina verde, con tanto di vaso, trovata sugli scaffali, o alcune rose appassite sulle poltrone. Impronte e tracce silenti di solitudini, chissà se volute, (la lettura egoisticamente le richiede), o sofferte e subite. Rose appassite per un appuntamento mancato? Lasciate appositamente come segno di una delusione o di un ricordo sofferto?

A volte un oggetto vuole essere ritrovato senza essere stato smarrito. É il caso di una lettera, trovata nelle pagine di un libro, con appena un angolo esposto. La calligrafia, adolescente, e il sogno di un incontro tra gli scaffali. Non ricordo le parole, ma le emozioni, di chi lasciava un messaggio a un coetaneo, incontrato in libreria, per rivedersi. Inutile dire che la lettera è stata rimessa al suo posto, foriera di romantiche aspettative.

 

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