I momenti storici e drammatici che hanno segnato la nostra generazione sono stampati in modo indelebile nella nostra memoria e ci ritornano alla mente in maniera chiarissima anche il luogo dove eravamo e che cosa stavamo facendo nel momento in cui ne siamo venuti a conoscenza.
Sono già passati ventun’ anni da quell’11 settembre 2001 che ha cambiato per sempre la nostra percezione sul terrorismo. Era un martedì, e quel giorno il mio turno in libreria prevedeva un pomeriggio, ma la mia direttrice di allora mi chiese di modificarlo con una giornata intera di riposo in cambio di una domenica di lavoro.
Fu una telefonata di mia madre ad avvisarmi di quello che stava succedendo. Subito dopo feci una chiamata in libreria per confrontarmi con i miei colleghi. Per le strade di Roma già si respirava una certa tensione. La parola più frequente era incredulità oppure sgomento! Mi raccontarono di due turisti americani ancora con gli occhi lucidi dopo aver appreso le sconvolgenti notizie che provenivano dal loro Paese! Trascorsi quella giornata interamente incollato al televisore sempre più basito rispetto a quello che stava accadendo oltre oceano! Poi il giorno dopo alle 6 la partenza per Roma, con arrivo come sempre alla stazione Termini, avvolta quella mattina da una calma apparente. Poi l'arrivo in libreria cercando di pensare che fosse un giorno normale: ma come poteva esserlo? I soliti gesti anche un semplice "buongiorno" ad un cliente, suonava in un modo particolare. Eravamo tutti sospesi, come se quel disastro avesse fermato il tempo! Le solite attività di lavoro sembravano gesti di automi! Cercavamo di concentrarci sul lavoro ma la testa finiva sempre a quelle immagini, anche il solito (triste) rumore delle autoambulanze, a cui ormai eravamo abituati, ci faceva sussultare. Vennero le ore 12 e su indicazione governativa a livello nazionale furono abbassate le luci e fu rispettato un minuto di silenzio in onore di tutte le vittime. Avvisammo prima i clienti e quasi nessuno decise di lasciare il negozio. Una volta abbassate le luci la scena che ricordo in modo evidente era la mia libreria, parzialmente al buio, silenziosa quando normalmente risuonava di tanti rumori, fredda, quando normalmente era fonte di calore in tutti i sensi! E poi io, i colleghi e i clienti fermi, con lo sguardo basso, raccolti in un momento di rispetto qualunque fossero le idee religiose e politiche! Un minuto di silenzio che per tutti rappresentava lo stupore per le immagini viste il giorno prima e il dolore per le tante vite perse. Nella testa di ognuno di noi giravano mille domande, spesso paranoie figlie della paura. Sembrò subito chiaro che non dovevamo farci attrarre dalla sete di vendetta, ma anzi dovevamo guardarci intorno e, proprio tra quegli scaffali pieni di libri trovare una prima risposta. In qualche modo si doveva reagire, anche con la consapevolezza di trovarsi in uno di quei pochi luoghi dove far partire una risposta a tutto quell'orrore! Un luogo, la libreria, dove la conoscenza, la cultura, il sapere sono la spina dorsale, e dove le parole nascondono la capacità di avvicinare mondi diversi e lontani.
Forse è stato in quel minuto che ho capito quanto sia importante dal punto di vista umano il lavoro che facciamo e quanto i libri rendano libere le persone. Quando le luci si sono rialzate, e dagli occhi si sono tolte qualche lacrima, c'era già la voglia di ripartire, di tornare subito alla normalità! Perché c'era tanto da fare per scacciare i fantasmi dell'ignoranza e della violenza!
I libri sono tutto. I libri sono la vita!
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