10 libri sul comò

Libri con meno di 100 pagine da divorare in un giorno

Illustrazione digitale di Francesco Lorenzo Colombo, 2023, studente presso l'Istituto Europeo di Design di Milano

Illustrazione digitale di Francesco Lorenzo Colombo, 2023, studente presso l'Istituto Europeo di Design di Milano

La brevità è l’anima dell’arguzia

William Shakespeare, Amleto

Spesso si ha la convinzione che i libri debbano raccontare grandi epopee, che affrontare storie lunghe e corpose sia l’unico modo per sviluppare una narrazione effettivamente completa e complessa. Ma non è così. In tante piccole opere accade l’impensabile, come nelle storie di Alessandro Baricco, o in quelle di Annie Ernaux, caratterizzate dalla brevitas, fatte rare eccezioni. Chi dice che una storia abbia una misura giusta?

La potenza di un testo in poche pagine sta proprio nella sua concentrazione di densità e intensità, talvolta anche nelle parti omesse e che il lettore si sente sfidato a costruire. Basti pensare a Mancarsi di De Silva, in cui i protagonisti esistono nell’essenza che risponde all'immaginazione di un essere coppia e c’è da interrogarsi anche su cosa possano o non possano essere in una dimensione a due. Dove vanno quando non li seguiamo? Cosa succede quando la lente del narratore si sposta e salta il tempo? Questo accade di frequente nei romanzi brevi: piccoli fatti concentrati ma che si propagano nella loro onda emotiva.

Invece, un racconto di tutt’altra natura e ben privo di scampo è quello narrato da Sciascia in Una storia semplice. Una vicenda dolorosa e piena di tutti quegli ingredienti che fanno della vena d’inchiostro dell’autore siciliano un’esatta commistione di denuncia e impossibilità di fuga, secretati nella chirurgia di uno stile inappuntabile.

Ma le pagine – poche, solo numericamente scarne – possono ospitare confessioni, elucubrazioni, ma anche saggi, piccoli pamphlet che puntano la luce su vicende minime e di cui, forse, conta accarezzare il dettaglio, fermarsi a riflettere e riuscire a focalizzarlo. Controfigura di Rachel Cusk si prepone proprio di riflettere sull’arte, sulla sua essenza del doppio e sulla veridicità menzognera che plasma l’artista e lo conduce in un processo continuo di riconoscimento e disillusione.

Ecco, qualsiasi sia la storia di cui si ha bisogno, pur avendo poco tempo, o volendo bere una storia in un sol sorso, meno di 100 pagine – molto spesso – possono bastare e farci sentire di aver trascorso un tempo buono, immersi fra le parole, nella misura più giusta per il loro racconto.

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