Terra di Mezzo, al termine della Terza Era.
Frodo impugna la penna, la intinge nel calamaio e sta per scrivere delle sue peripezie, riempiendo quelle pagine bianche che non aspettano altro.
Inghilterra, 1937.
J.R.R. Tolkien siede di nuovo alla sua scrivania, le dita a mezz’aria sulla macchina da scrivere. Non sa ancora cosa batterà, ma sente che dopo Lo Hobbit ha un’altra storia da raccontare, che sarà conosciuta come Il Signore degli Anelli.
Il punto di partenza del nostro viaggio è la Contea, una terra radiosa in cui la natura e i ritmi lenti scandiscono i giorni.
Chiamati a un destino apparentemente più grande di loro, quattro piccoli hobbit lasciano il villaggio per un viaggio che determinerà la salvezza del mondo e che li cambierà per sempre.
Frodo, che dovrà portare e distruggere l’Unico Anello, dimostrerà incrollabile forza di volontà, affrontando i pericoli senza però dimenticare la propria pietà ed empatia, persino di fronte all’imprevedibilità di Gollum, creatura divisa tra due personalità, una buona e una corrotta dal male, che lottano sempre tra loro.
Ad accompagnarlo, oltre agli amici Merry e Pipino, ci sarà il suo fedele giardiniere Sam, generoso e impavido nel seguire e difendere il suo padrone fino alla fine.
Seconda tappa è Gran Burrone. Qui si forma la leggendaria Compagnia dell’Anello per aiutare Frodo nella sua missione. Tra i nove compagni troviamo lo stregone Gandalf, emblema di saggezza e guida instancabile. La sua personalità, come quella di Aragorn, Legolas e Gimli, rimane sempre al servizio dello stereotipo di valore e coraggio dei grandi eroi, senza regalarci i colpi di scena che ci riserva invece Boromir: dopo aver barcollato di fronte al potere attrattivo dell’anello, rinsavisce e sacrifica la sua vita per salvare Merry e Pipino.
Morto Boromir, la Compagnia si divide. Lo stregone corrotto Saruman distrugge le foreste e invade la terra di Rohan. Contro di lui incontriamo Barbalbero, un uomo-albero guardiano della foresta, che si pone a capo di una marcia contro Isengard, roccaforte di Saruman, ormai degradata a mera officina di orchi e armi. Distruggono così una diga e pongono fine ai danni dell’industrializzazione. Ancora una volta la natura si dimostra più forte della bramosia degli uomini.
Sempre durante l’invasione di Isengard su Rohan, conosciamo Re Théoden e sua nipote Eowyn.
Il sovrano, emblema di coraggio, sacrificio e onore, dopo aver difeso il proprio regno, non esita a guidare tutti i suoi uomini a sostegno dell'assediata Gondor, nonostante lui non avesse ricevuto aiuto in precedenza e con la consapevolezza di una battaglia impari senza alcuna possibilità di salvezza.
Eowyn invece rigetta i suoi compiti di donna di corte e combatte per il proprio popolo nella battaglia dei campi del Pelennor, dove uccide il Re degli Stregoni, «colui che nessun uomo può uccidere», ma lei, appunto, uomo non è.
Le donne nell’opera sono ben poche, ma come Eowyn sono tutte determinate e determinanti: l’elfa Arwen disobbedisce al padre e rinuncia alla sua immortalità per amore di Aragorn, mentre Galadriel, regina degli elfi, resiste alle tentazioni di visioni oscure e aiuta la Compagnia.
E siamo arrivati alla fine, alla battaglia del Cancello Nero di Mordor. La disparità di forze è tale da far sparire ogni speranza. Eppure sono tutti lì, pronti a sacrificarsi. E nel momento prima dell’attacco, certi della morte prossima, l’elfo Legolas e il nano Gimli, in rappresentanza di due popoli che si sono sempre odiati, ci ricordano un altro nobile valore di questa saga epica: l’amicizia.
«Chi pensava di morire combattendo fianco a fianco a un Elfo?»
«E invece fianco a fianco a un amico?»
«Sì... Questo potrei farlo!»
La Compagnia dell'Anello si apre nella Contea, un idilliaco paese agricolo dove vivono gli Hobbit, piccoli esseri lieti, saggi e longevi. La quiete è turbata dall'arrivo dello stregone Gandalf, che convince Frodo a partire per il paese delle tenebre
Nelle Due Torri la Compagnia si sgretola. Merry e Pippin sono fatti prigionieri dalle forze del Male, ma riescono a fuggire e trovano soccorso tra gli Ent, esseri giganteschi, mezzi alberi e mezzi umani, con i quali si lanceranno all'attacco della torre di Saruman
Nel terzo volume de Il Signore degli Anelli il Bene trionfa, ma non senza grandi perdite, e il mondo a cui i valorosi combattenti fanno ritorno non sarà più lo stesso, come è stato per Tolkien dopo la Grande Guerra e come accade a tutti coloro che hanno attraversato grandi e piccoli cambiamenti
Finora gli Hobbit sono stati trascurati nella storia e nella leggenda, forse perché preferivano le comodità alle emozioni. Questo resoconto, fondato sui ricordi di un anno elettrizzante nella vita del signor Baggins, vi darà un'idea chiara di questo rispettabile popolo che adesso sta diventando piuttosto raro
Vi si narrano gli eventi della Prima Era, alla quale di continuo di rifanno, come a un necessario antecedente e a una chiave interpretativa, i personaggi e le avventure del «Signore degli Anelli»
Un amore contrastato, quello tra Beren e Lúthien: lui umano della Terra di Mezzo, lei elfa immortale di stirpe regale. Per coronare il suo sogno d'amore Beren dovrà consegnare al padre di lei uno dei Silmaril della Corona di Morgoth, e avere così la sua benedizione. Una missione non senza difficoltà
Si trovano, in forma germinale e allusiva, i temi narrativi della cosmologia tolkieniana: gli Ainur, i grandi dèi che si innamorano del mondo da loro creato e vi si rifugiano, edificando dimore leggendarie; la lotta mai conclusa contro Melko, il dio enigmatico e maligno
La seconda parte segna il ritorno di alcuni personaggi e vicende incontrati nel primo volume ma anche la comparsa di creature, episodi e leggende nuovi raccontati. Tra le narrazioni che costituiscono i pilastri su cui si regge la storia di Arda si trova la storia d’amore tra Beren e Lúthien
I lettori avranno un accesso privilegiato a due dei racconti in versi più affascinanti creati da Tolkien. Il primo dei poemi è “Il Lai dei figli di Húrin”, sulle vicende di Túrin Turambar, e il secondo è “Il Lai di Leithian”, sulla storia di Beren e Lúthien, la cerca del Silmaril e l’incontro con Morgoth
È una pietra miliare per la lettura approfondita di tutte le opere dell’autore, per scoprire particolari mai raccontati prima della forma geografica e della cronologia delle leggende di Arda. Il libro è composto dall’Ambarkanta, ovvero “la forma del Mondo”, con mappe e diagrammi della Terra di Mezzo prima e dopo la Guerra degli Dèi e la Caduta di Númenor
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