“Il libro che mi ha cambiato, o meglio, ha costruito una parte consistente della mia vita è un libro in cui sono letteralmente inciampato: Il Signore degli Anelli, di J.R.R. Tolkien”
Francesco Filippi, storico e formatore trentino, con i suoi illuminanti libri Mussolini ha fatto anche cose buone (Bollati Boringhieri, 2019) e Ma perché siamo ancora fascisti? (Bollati Boringhieri, 2020), ha dato ampia dimostrazione di quanto certe narrazioni del passato possano incidere sull’attualità. E il libro di cui oggi ci racconta, oltre ad essere riconosciuto come un capolavoro della letteratura, è per lui un vero e proprio cult perché sa riproporre miti antichi in una chiave moderna e atemporale al tempo stesso, restituendo ai lettori un mondo immaginario ma non per questo meno reale.
Già: Il Signore degli anelli è un romanzo di avventure che si dipanano dalla pacifica contea degli Hobbit alla “terra di Mordor dove posano le ombre”, un atlante di luoghi e lugubri e atmosfere fiabesche, di lande aspre e desolate, un repertorio infinito di fatali dominatori e saggi stregoni, di cammini insidiati e valichi infestati. Soprattutto, The Lord of the Rings è il romanzo di una compagnia devota e leale. Umani, elfi, nani e orchi popolano il fantastico universo tolkieniano, perfetta rappresentazione dell’eterna lotta tra bene e male e dei tanti regimi oppressivi che la storia ha prodotto e che Francesco Filippi conosce a fondo.
Il primo libro del Signore degli anelli si apre nella Contea, un idilliaco paese agricolo dove vivono gli hobbit, piccoli esseri lieti, saggi e longevi. La quiete è turbata dall'arrivo dello stregone Gandalf, che convince Frodo a partire per il paese delle tenebre, Mordor.
“Sono entrato in quelle pagine con l’attenzione che si deve a un ospite indesiderato per il compleanno di Bilbo Baggins e che poi ha seguito le vicende di Frodo e di questa compagnia complessa: idee e individui distantissimi che, insieme, capiscono di avere uno scopo comune e si riuniscono nonostante tutto per raggiungere un obiettivo”
La trilogia del Signore degli Anelli venne pubblicata in Inghilterra tra il 1954 e il 1955 dalla casa editrice Allen&Unwin. Il suo autore, J.R.R. Tolkien, tra i maggiori studiosi di letteratura anglosassone e medievale, aveva scritto in un lunghissimo lasso di tempo un’opera a carattere leggendario. Un’epopea affascinante nella quale confluivano poesia, epica cavalleresca e toni allegri e quotidiani.
Ma, parafrasando il primo capitolo del romanzo, quella della trilogia tolkieniana fu “una pubblicazione a lungo attesa”.
L’opera, infatti, nacque tra il 1939 e il 1949 da una decisione dell’editore Unwin, che voleva dare un seguito al fortunato Lo Hobbit, prima prova narrativa di Tolkien. La stesura, però, fu rallentata dallo scoppio della Seconda guerra mondiale e poi furono la crisi post-bellica e il relativo, complicato reperimento della carta necessaria a non permettere la pubblicazione in unico volume di The Lord of the Rings, come invece era stato richiesto da Tolkien.
In Italia l’Astrolabio-Ubaldini Editore nel 1967 diede alle stampe il primo volume, La compagnia dell’anello, ma fu solo nell’ottobre del 1970 che la casa editrice Rusconi pubblicò la prima edizione italiana completa, con i disegni di copertina di Piero Crida. Fino ad arrivare all’anno 2000, quando vennero ceduti alla Bompiani i diritti sulle opere di Tolkien.
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| Bompiani, 2019Ma tra il dire e il fare c’è la Terra di Mezzo e una delle questioni cruciali che hanno connotato la storia editoriale di questo libro - divenuto nel tempo un cult per generazioni e generazioni di lettori in tutto il mondo - è data dalle difficoltà di traduzione. Una traduzione attenta e meticolosa che rispettasse il ricco glossario di nomi e toponimi, la stratificazione dei registri, la mitologia delle canzoni e dei personaggi, aspetti che l’autore, esperto filologo, aveva dettagliatamente curato.
Nonostante la traduzione dell’Astrolabio svolta dalla sedicenne (!) Vittoria Alliata di Villafranca fosse stata approvata anche da Tolkien in persona, furono vendute solo 400 copie e il libro fu un insuccesso. Nell’ottobre del 1970, una volta ceduti i diritti a Rusconi Libri, venne alla luce la prima edizione italiana dell’opera completa, nella traduzione dell’Alliata che fu però pesantemente rimaneggiata dal curatore Quirino Principe. Bompiani, infine, dopo il 2000, pubblicò l’intero catalogo tolkieniano, fino all’ultima edizione tradotta da Ottavio Fatica.
La rilettura sovietica di Tolkien
Sapevate che nel 1991 è stata realizzata - a bassissimo budget - la miniserie russa Chraniteli, rilettura in chiave sovietica de Il Signore degli Anelli? Scomparve presto dagli schermi per una forma di censura, o forse per le difficoltà della traduzione. Oggi si può guardare su YouTube.
La fascinazione che sprigiona Tolkien ancora oggi e che ha reso Il Signore degli anelli un cult è sapientemente descritta da Francesco Filippi, che dell’opera ammira soprattutto la verità che pulsa nelle pagine: “È un viaggio all’interno di sé stessi e nella propria capacità di toccare nuovi limiti, di avere il coraggio di mettersi a piangere e riflettere sulla strada fatta e su quella che ancora c’è da fare.”
J.R.R. Tolkien ci ha donato un libro che permette di uscire dagli stretti confini della contea per vedere e cambiare il nostro mondo. Un romanzo cult da leggere e rileggere, per coglierne e interpretarne con criterio gli enigmi e l’inesauribile profondità. Perché per un grande classico “ogni rilettura è una lettura di scoperta come la prima”, secondo la definizione calviniana.
“Tenete sempre con voi il libro che vi ha cambiato la vita, anche perché continuerà a cambiarvela”
E Il Signore degli Anelli, “come una maglia ben tessuta”, cambia la vita e ci tiene stretti a sé: un libro per domare difficoltà e paure, un libro per trovare ispirazione e insegnamenti, un libro per ghermire nuove speranze, un libro per incatenarci alla lettura.
Non è un caso se è il romanzo cult anche di un altro degli scrittori che abbiamo intervistato, Alessandro Curioni, che in particolare ne loda la capacità di sapersi mantenere in bilico fra il familiare e il fantastico, fra il rassicurante e il sorprendente
Fare narrativa significa portare il lettore in un mondo in cui possa sentirsi a suo agio, ma allo stesso tempo possa vivere una serie di emozioni: chi legge deve pensare "sono a casa" perché si trova bene nel mondo che lo scrittore gli ha creato intorno, ma parallelamente deve vivere un'avventura. Penso che sia questo doppio binario a rendere un libro indimenticabile, come fa Tolkien in quello che considero il suo capolavoro
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