Strade di carta

Libri che esplorano la memoria e i ricordi

Illustrazione digitale di Gaetano Di Riso, 2021

Illustrazione digitale di Gaetano Di Riso, 2021

Il libro di cui hai bisogno si trova accanto a quello che cerchi

Aby Warburg

Tre ciotole

di Michela Murgia - Mondadori, 2023

""Facciamoci dei ricordi" aveva preso l’abitudine di dirmi negli ultimi anni, come se non ne avessimo abbastanza in una vita di matrimonio. Io rispondevo scherzando che se eravamo rimasti insieme tutti quegli anni era proprio perché certe cose le avevamo dimenticate, ma sotto sotto era pure vero. Se uno si ricorda tutto non perdona mai, la buona memoria è nemica della serenità, così come a volte lo è la verità"
Fa dire questo Michela Murgia a una delle protagoniste dei racconti di cui è composto il suo ultimo libro Tre ciotole (Mondadori) eppure ogni storia dice qualcosa di lei, l’autrice. Scritto quando già la malattia le aveva sentenziato una manciata di mesi di vita, è un memoir senza esserlo esplicitamente. Il reticolo di storie che intreccia attraverso un caleidoscopio di personaggi bizzarri oppure assolutamente normali, attraversa sinuosamente alcuni aspetti della sua vita, in certi casi ne ripercorre addirittura episodi di vita vissuta (come la famosa spesa delle “4 banane” durante il Covid) e nulla mi toglie dalla testa che quest’opera fosse un modo per creare ricordi, memorie di vita quotidiana di personaggi che assomigliano a lei tanto quanto possono assomigliare a ciascuno di noi. Del resto, in un’intervista rilasciata dalla stessa autrice nell’ultimo periodo, Michela Murgia aveva detto che uno dei suoi figli dell’anima, come “regalo di addio” le aveva chiesto di conoscere i suoi amici, o, più propriamente, la sua famiglia queer, per poter condividere i ricordi di lei, con loro, quando lei non ci fosse stata più. E per costruirne di nuovi tutti insieme, finché lei ci fosse stata ancora.

Memorie di Adriano

di Marguerite Yourcenar - Einaudi, 2014

Di ricordi parla anche l’opera più importante di Marguerite Yourcenar, Memorie di Adriano (Einaudi) che già dal titolo ci introduce in quello che è l’argomento del testo: il lungo racconto dell’imperatore Adriano, che, anche lui prossimo alla morte, fa un bilancio della propria vita. Si tratta di un testo magniloquente, per comporre il quale l’autrice ha operato una minuziosissima ricerca e studio del personaggio per dare vita a una finta autobiografia che trasuda umanità da ogni parola. È un testo difficile da inquadrare, ma mi ha letteralmente lasciata senza fiato e personalmente lo inserirei nella categoria “pugni nello stomaco”. Il malinconico sguardo di Adriano, che accarezza, planando delicato, un mondo che sta lentamente dissolvendosi (la Roma imperiale) per mutare in qualcosa che lui non riesce a immaginare – ma al quale guarda, comunque, con posata fiducia – non manca di riempirsi gli occhi del volto di un giovinetto, Antinoo, che in un atto di amore estremo verso Adriano, si sacrifica durante un rituale per allungare la vita dell’amato. Il modo di Adriano di creare ricordi passa proprio attraverso la sua reazione all’evento traumatico della perdita del suo amore. Non potendo consolarsi in nessun modo, ordina di riempire l’impero di raffigurazioni di Antinoo, statue, dipinti, busti, volto sulle monete, un’intera iconografia che doveva continuare la vita di quel ragazzo, poco più che ventenne, persistendo al posto suo.
"Un tempo, quando pensavo alla mia fine, come un pilota, noncurante di sé, trema però per i passeggeri e il carico della nave, mi dicevo amaramente che quel ricordo sarebbe affondato con me; mi sembrava così che quel giovane essere imbalsamato con tanta cura nel fondo della mia memoria, dovesse perire una seconda volta. Questo timore, pur tanto giusto, s’è in parte placato: ho compensato come ho potuto quella morte precoce; per qualche secolo almeno sussisterà un’immagine, un riflesso, un’eco fievole di lui. Non si può far molto di più, in materia d’immortalità".

Quel che resta del giorno

di Kazuo Ishiguro - Einaudi, 2016

Una prospettiva completamente diversa, in tema di ricordi, ma che passa sempre attraverso la necessità di costruirne, è una delle opere più malinconiche di Kazuo Ishiguro, Quel che resta del giorno (Einaudi) da cui è stato tratto anche un bellissimo film con Anthony Hopkins ed Emma Thompson. Qui il tema dei ricordi si intreccia con quello del rimpianto e della voglia di ricominciare daccapo e costruire una nuova vita – e dunque nuovi ricordi. Stevens, maggiordomo inglese irreprensibile, non ha mai fatto un giorno di ferie e ha sempre servito i precedenti proprietari di Darlington Hall con uno zelo d’altri tempi. Quando la tenuta viene ereditata da Mr Farraday, un americano dallo stile informale e facilone, questi impone a Stevens due settimane di ferie. Ed è solo lasciandosi alle spalle Darlington Hall che Stevens si accorge di non sapere dove andare, di non aver costruito nessuna relazione al di fuori della famiglia dei precedenti tenutari e sostanzialmente di aver abnegato la propria vita al lavoro. Da lì parte un lunghissimo flusso di ricordi che accompagna il lettore lungo tutta la storia che ha ruotato intorno alla tenuta, sia nelle sue stanze alte, dove si incontravano i Lord e si scriveva la Storia, quella di guerre e politica; sia nelle stanze della servitù, dove si consumava invece la vita vera, concreta e terrena. I ricordi di Stevens scivolano rapidamente a delineare il volto di una donna, Miss Kenton, ex governante di Darlington Hall alle dirette dipendenze dello stesso Stevens. C’è ancora tempo, in questo giorno che muore, per scriverne un finale diverso da quello che ci si aspetta? Io non ve lo svelo, ma il viaggio di Stevens vale davvero la pena.

Povere creature

di Alasdair Gray - Safarà editore, 2023

Mi son trovata a leggere sotto la lente della creazione di ricordi anche il libro di Alasdair Gray, Povere creature (Safarà editore) l’opera da cui è stato tratto il film che ha vinto il Leone d’oro al Festival del Cinema di Venezia. E in che modo questo libro “si parla” con gli altri? Bella Baxter è una donna creata dallo scienziato pazzo Godwin Baxter che ha riportato alla vita il cadavere di una donna installandole il cervello di un neonato. Una storia grottesca non per tutti i palati, ma che io ho decisamente adorato. Bella vivrà delle avventure pazze in giro per il mondo e comunicherà con God(win), il suo creatore – nel libro si gioca moltissimo sull’appellativo God inteso sia come diminutivo, ma anche come riferimento a Dio – attraverso lettere che raccontano fatti appena passati, quindi anche in questo caso siamo sul piano della trasmissione di ricordi, ma ancora più pregnante è il collegamento con la frase che Bella pronuncia più spesso “Io sono senza passato” poiché, pur non consapevole di avere il cervello di un bambino – per lei il suo modo di vedere la realtà è quello normale – è consapevole di non avere nessun ricordo della propria vita precedente e dunque, nessun passato. Perché sono i ricordi di ciò che siamo stati a rendere esistente, nel nostro presente, quella porzione di realtà. Ciò che abbiamo dimenticato, è perduto. Abbiamo visto tutti il film della Pixar Inside Out, giusto? E abbiamo pianto tutte le nostre lacrime nella scena in cui Gioia scopre il “dimenticatoio”, con tutti i ricordi che abbiamo dimenticato. Ecco, Bella ha dimenticato tutto perché semplicemente il suo cervello è morto annegato nel fiume, e quello nuovo non ha ancora fatto nessuna esperienza. Ecco perché ha bisogno di viverne tantissime, per creare vita, che crei ricordi, che le garantiscano un passato. Il libro, poi, è spaziale, leggetelo!

Documentalità

di Maurizio Ferraris - Laterza, 2014

Chiudo la cinquina con un saggio: Documentalità, di Maurizio Ferraris edito da Laterza. Il sottotitolo recita: perché è necessario lasciare tracce. E se devo dirvi la verità, tutta la mia cinquina è partita da questo libro. Mi è capitato in mano un po’ per caso, ma ha attirato subito la mia attenzione. La scorsa cinquina avevo parlato della nostalgia, questa volta della memoria, insomma, avete ormai capito quali sono le mie predilezioni e soprattutto i miei stati d’animo più frequenti. Non potrei immaginare la mia vita senza i diari in cui annoto sensazioni o esperienze fatte, dove raccolgo i biglietti del cinema o di un autobus preso all’estero. Sono un’accumulatrice di memorie e vengo sempre presa in giro dai miei amici minimalisti che mi chiedono cosa me ne faccia di tutte quelle cianfrusaglie. Trovare un libro in cui mi si dà letteralmente ragione mi ha rimessa in pace col mondo. Parafrasando le parole dell’autore, nella Prefazione, Documentalità parla di oggetti sociali, cioè le iscrizioni che affollano il nostro mondo decidendo se saremo felici o infelici. Detestiamo queste scartoffie, eppure facciamo la fila per averle, e si accumulano nelle nostre tasche, nei portafogli, nei cassetti, nei telefonini, nei computer e negli archivi di ogni sorta che ci circondano, nel mondo reale e in quello virtuale. La società della comunicazione è in realtà una società della registrazione e della iscrizione. Si tratta di un saggio filosofico molto denso, ma decisamente fruibile anche dai non addetti ai lavori, soprattutto seguendo le Istruzioni per l’uso che l’autore espone all’inizio del libro.

I libri consentanei di Enrica Antonini

Tre ciotole. Rituali per un anno di crisi

Di Michela Murgia | Mondadori, 2023

Memorie di Adriano. Seguite da Taccuini di appunti

Di Marguerite Yourcenar | Einaudi, 2014

Quel che resta del giorno

Di Kazuo Ishiguro | Einaudi, 2016

Povere creature!

Di Alasdair Gray | Safarà Editore, 2023

Documentalità. Perché è necessario lasciar tracce

Di Maurizio Ferraris | Laterza, 2014

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