Strade di carta

Libri che ci raccontano la discrezione

Illustrazione digitale di Gaetano Di Riso, 2021

Illustrazione digitale di Gaetano Di Riso, 2021

Il libro di cui hai bisogno si trova accanto a quello che cerchi

Aby Warburg

Lo scoiattolo sulla Senna

di Fabio Gambaro - Feltrinelli, 2023

"Io quando mi trovo in un ambiente in cui mi illudo di poter essere invisibile, mi trovo bene"
Questa frase, come tutte quelle che mi descrivono perfettamente, non è mia. La dice Italo Calvino in un documentario che ho visto per la prima volta molti anni fa: si intitola "L'uomo invisibile". Rivederlo oggi integralmente è un po' difficile, ma su internet è disponibile nella modalità in cui lo sono tutti i documenti del passato compulsabili con un click: a pezzi. Nel frammento in cui pronuncia le parole per le quali non gli sarò mai abbastanza grato, lo scrittore racconta della sua vita a Parigi, e in particolare dell'abitudine di recarsi ogni mattina in metropolitana a Saint-Germain-des-Prés per comprare i giornali italiani, compiendo un viaggio di otto fermate dalla stazione di Alésia, quella più vicina alla sua casa al numero 12 di square de Chatillon, fino al centro a due passi dal Cafè de Flore, all'epoca ancora frequentato da Jean-Paul Sartre e Simone de Beauvoir. Dice di amare molto quel mezzo di trasporto perché garantisce "questo fatto dell'anonimato, del poter sentirsi in mezzo alla folla, osservare tutti, scomparendo".
A farmi tornare in mente l'intervista è stato il libro di Fabio Gambaro, Lo scoiattolo sulla Senna, dal quale ho appreso che quelle immagini ormai sfocate, che ora guardo al cellulare, furono girate per la televisione svizzera da Nereo Rapetti e Valerio Riva. Era il 1974, Calvino si era trasferito nella capitale francese sette anni prima, nel 1967, insieme a sua moglie Esther Judith Singer, per gli amici Chichita, e avrebbe continuato a viverci fino al 1980. Sono gli anni della maturità, quelli in cui vedranno la luce Le città invisibili, Il castello dei destini incrociati e Se una notte d'inverno un viaggiatore, opere che daranno all'autore una statura internazionale. Il volume, oltre fornire un quadro nitido dell'effervescente clima culturale dell'epoca, ricostruisce il garbuglio di relazioni che, a dispetto dell'auodefinizione di "eremita", Calvino intesse con numerosi intellettuali dell'epoca come Queneau, Perec – e gli altri affiliati all'Oulipo -, Cortazar e Barthes. Ma soprattutto, restituisce un ritratto intimo dello scrittore italiano più famoso all'estero in quel momento: un uomo schivo, solitario, a tratti reticente, che sembra essere in difficoltà nelle occasione mondane. Ernesto Ferreo ricorda una cena con Kundera "gravata da macigni di silenzio, in cui i due riescono a non scambiarsi una sola parola".

L'arte del romanzo

di Milan Kundera - Adelphi, 1988

I due avevano avuto vite molto diverse: l'uno, essendo stato espulso dal suo paese per motivi politici, aveva trovato a Parigi il suo rifugio, l'altro la sua "casa di campagna". Erano anche scrittori molto diversi; eppure, se avessero superato la comune timidezza, secondo me sarebbero stati d'accordo su molto cose. Una in particolare: la vita privata di uno scrittore è bene che resti tale. A convincermene è stata la lettura de L'arte del romanzo, una raccolta di interviste e brevi saggi, in cui il Maestro ceco recentemente scomparso, oltre a svelare i segreti che si celano dietro le strane architetture dei suoi romanzi, descrive il modo in cui autori come Broch, Sterne, Tolstoj, Gombrowicz, Musil e Kafka hanno contribuito a trasformare il romanzo europeo rendendolo un prezioso, e delicato, strumento di conoscenza. Nel saggio finale ho trovato una conferma alla mia idea: si tratta del discorso di ringraziamento pronunciato in occasione di un premio letterario ricevuto in Israele, si intitola "Il discorso di Gerusalemme: Il romanzo e L'Europa". È un esempio di arte retorica che si legge e rilegge con piacere; nelle righe iniziali Kundera cita una frase di Flaubert che sono convinto Calvino avrebbe condiviso: "Il romanziere è colui che vuole scomparire dietro la propria opera".

Il libro delle illusioni

di Paul Auster - Einaudi, 2017

Sono portato a pensare che questo sia vero per ogni artista, e per ogni opera. Se poi l'opera parla di un uomo che diventa invisibile la cosa diventa proverbiale. O letteraria. Come nel caso del Libro delle illusioni di Paul Auster. Il protagonista David Zimmer professore di letteratura, dopo un tragico incidente aereo in cui perdono la vita sua moglie e i suoi figli, si chiude nel suo dolore fino a quando, un episodio all'apparenza insignificante, lo spinge a scrivere la biografia di Hector Mann, una stella del cinema muto scomparso misteriosamente nel 1929. Prova così a risollevarsi dopo il terribile lutto. Passa mesi a ripercorrere la vita privata ed artistica dell'attore vissuto in momento cruciale per cinema: il passaggio al sonoro. Il Signor Nessuno l'ultimo film dell'attore esce un anno prima di questa data spartiacque: il culmine della sua carriera coincide con la fine di un mondo. Terminata la pellicola, dell'artista si perdono le tracce: dopo un prima fase di affannose ricerche, tutti iniziano a crederlo morto. Col tempo il suo nome finisce nell'oblio. Il particolare interessante è che Il Signor Nessuno racconta la storia di un uomo che, grazie ad una strana pozione, diventa invisibile. È un presagio, un disegno o solo il frutto del caso? Quando esce il libro, pur con molte difficoltà, Zimmer prova a ritornare alla sua vita. Passato un po' di tempo però, una persona sconosciuta gli recapita un messaggio che porta la firma di Hector Mann: l'attore, o il sedicente tale, si congratula con lui per la biografia e gli chiede di incontrarlo. Si tratta di uno scherzo o è proprio lui? È ancora vivo? Se si, cosa ha fatto fino a quel momento? Se è lui, perché ha fatto perdere le sue tracce?

L'arte di scomparire

di Pierre Zaoui - Il Saggiatore, 2015

A L'arte di scomparire, che è anche il titolo del suo libro, il filosofo Pierre Zaoui dedica una breve ma intensa riflessione. Sottotitolo: Vivere con discrezione. Che cosa si intende esattamente con discrezione? Quando inizia a essere considerata un valore nella cultura Occidentale? È ancora possibile essere discreti in un mondo dominato da tecnologie che stimolano il nostro narcisismo social? Con uno "schizzo di una genealogia" lo studioso francese ripercorre il pensiero occidentale riuscendo a individuare, attraverso un percorso tutt'altro che scontato, le radici di questo atteggiamento nel pensiero di San Tommaso, Isaac Luria e Meister Eckart; e a rintracciare nelle opere di Pascal, Baudelaire, Kafka e molti altri, le sue forme moderne. Alla fine di questo breve ma densissimo excursus l'autore prova a convincere il lettore che la discrezione va considerata una forma di resistenza ai condizionamenti cui siamo sottoposti, coniando addirittura il concetto di felicità per sottrazione! A dispetto dei riferimenti altisonanti si tratta di un pamphlet agile e godibile che offre riflessioni molto utili come questa: "(...)per agire non bisogna mai attendere né il momento opportuno, né la presenza dei riflettori, né l'apparizione di un movimento o evento salvatore. Perché la discrezione non dipende dall'apparizione degli esseri e delle cose, ma la condiziona."

Winesburg, Ohio

di Sherwood Anderson - 2011

La tesi del libro è molto convincente, anche se l'autore, in più occasioni, mette in guardia dagli eccessi: in questi casi, anche discrezione può diventare un problema. A questo proposito, mi viene in mente Wineburg, Ohio, la raccolta di racconti di Sherwood Anderson. Il libro descrive la vita di una piccola cittadina dell'America profonda che vive il passaggio dalla società preindustriale di fine Ottocento al mondo contemporaneo. Ogni racconto è dedicato a un personaggio, ogni personaggio, protagonista del proprio, diventa coprotagonista dei racconti degli altri: l'effetto corale ricorda l' Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters. Con una lingua asciutta e calibratissima il padre del minimalismo americano regala al lettore ritratti indimenticabili di donne e uomini ancorati alle loro vite semplici e immobili. Un mondo fatto di polvere, rancori, ambizioni, tarli che, come dice Vinicio Capossela nella nuova edizione Einaudi, "nella mobilità del mondo contemporaneo non si fa in tempo a maturare. L'inacidimento delle esistenze è un privilegio che solo la lunga stagionatura regala". In particolare penso al racconto Pillole di carta che, in poche - meravigliose- pagine, distilla tutta la vita del dottor Reefy il mio personaggio preferito. La storia parte dalla fine, da quando cioè: "Il dottore fumava una pipa di corno e dopo la morte della moglie se ne stava tutto il giorno seduto nello studio vuoto, vicino a una finestra coperta dalle ragnatele. Il dottore non apriva mai la finestra. Ci provò una volta, in una giornata molto calda d'agosto; ma trovò che resisteva e, da allora in poi, se ne dimenticò."  
Cosa accomuna questi volumi? Qual è il tema della cinquina? Non sono sicuro di saperlo. O meglio, non sono sicuro di avere un nome per definirlo. A volte di ciò che leggiamo non resta un'idea chiara, ma una sensazione. E non tutte le sensazioni hanno un nome. Allora provo a chiudere così, sperando che si capisca. Anche se si tratta di libri molto diversi, ciascuno a suo modo racconta il bisogno di sottrarsi al peso del mondo, e allo sguardo degli altri; il desiderio di provare, illudendosi di riuscirci anche solo per un momento, a diventare invisibili. A scomparire.

I libri consentanei di Ettore Iurilli

Lo scoiattolo sulla Senna. L'avventura di Calvino a Parigi

Di Fabio Gambaro | Feltrinelli, 2023

L'arte del romanzo

Di Milan Kundera | Adelphi, 1988

Il libro delle illusioni

Di Paul Auster | Einaudi, 2017

L' arte di scomparire. Vivere con discrezione

Di Pierre Zaoui | Il Saggiatore, 2015

Winesburg, Ohio

Di Sherwood Anderson | Einaudi, 2011

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