La redazione segnala

Sull'etere e in tutte le case d'Italia, il 26 gennaio 1994 Silvio Berlusconi «scese in campo»

Immagine tratta dal libro "My way" di Silvio Berlusconi, Alan Friedman, Michel Lafon 2015

Immagine tratta dal libro "My way" di Silvio Berlusconi, Alan Friedman, Michel Lafon 2015

La trilogia della Patria del giornalista e scrittore Enrico Deaglio è una raccolta in presa diretta dei fatti più importanti che hanno segnato la storia del nostro paese dal 1967 al 2020. I volumi:

Patria 1967-1977, Feltrinelli 2018
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Patria 1978-2010, Il Saggiatore 2010
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Patria 2010-2020, Feltrinelli 2020 
Estratto da

Patria 1978-2010 di Enrico Deaglio

pp. 409-413

Patria 1978-2010
Patria 1978-2010 Di Enrico Deaglio;

Ma davvero è successo tutto questo? In un libro di novecento pagine, una cavalcata in quel vero romanzo che è stata l'Italia degli ultimi trent'anni. È come guardare un film sulla nostra vita, in cui gli avvenimenti sono raccontati mentre succedono.

II 1994 è un anno di grandi cambiamenti politici. E quindi, prima di immergerci nella cronaca, e per non correre il rischio di dimenticarli, ecco una lista di persone importanti che anzitempo se ne sono andate: Giulietta Masina (23 marzo), Massimo Troisi (4 giugno), Domenico Modugno (6 agosto), Paolo Volponi (23 agosto), Moana Pozzi (15 settembre), Franco Fortini (28 novembre), Gian Maria Volonté (6 dicembre).

Vengono uccisi, a Mogadiscio, Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, il 20 marzo. Lei è una giornalista della Rai di 32 anni, lui è il cameraman. Sono sul fronte della guerra somala e hanno condotto inchieste importanti sui traffici di armi e di denaro che legano l'Italia ai «signori della guerra».

Don Peppino Diana viene freddato dalla camorra, a Casal di Principe (Caserta), il 14 marzo. Era giovane, organizzava i boy scout ed era contro la camorra. Il paese risponde con grande amore per il suo prete e con grande rabbia, impotente nei confronti di chi glielo ha ammazzato.

Nicholas Green, un bambino americano, viene colpito nel corso di una tentata rapina sull'autostrada Salerno-Reggio Calabria. Tutti i suoi organi vengono donati. Il padre non invoca vendetta, ma ricorda di aver educato il figlio a un grande concetto dell'antichità: «Civis romanus sum».

26 gennaio 1994
26 gennaio 1994 Di Antonio Gibelli;

Nove minuti. In nove minuti si condensa un passaggio chiave della storia italiana, la transizione dalla Prima alla Seconda Repubblica. Da questo momento il sistema politico italiano cessa di essere quello che è stato per circa mezzo secolo.

Milano, Silvio in attesa di scendere in campo

L'Italia, pensa Silvio Berlusconi, sta diventando un paese pericoloso. Con la nuova legge elettorale, la prospettiva più credibile è che il Pd si prenda tutto. E i comunisti non saranno teneri con lui. La Fininvest sta andando male, molto male. La pubblicità è in calo e produrre i programmi costa sempre di più. Con le banche è sotto di seimila miliardi, quasi quanto la Fiat. Se non ci fosse il liquido che dirotta dalle casse della Standa, tutta la baracca rischierebbe di saltare.

Tutti gli stanno addosso, gli fanno minacce, attentati, dalla Sicilia sono risaliti a Milano, cosa che non gli succedeva da vent'anni. Bettino Craxi, che gli è amico e di cui ha aiutato la carriera politica, difficilmente potrà ancora avere un ruolo, anzi contro di lui si sta scaricando tutto l'odio del paese. Se si abbandonasse a pensieri foschi, non ci sarebbe che da scegliere: la fine che ha fatto Gardini, chi se la sarebbe immaginata? Eppure è successa appena sei mesi fa, ed era l'uomo più ricco d'Italia. A lui cosa faranno? Sicuramente gli porteranno i sindacati dentro l'azienda, gli chiederanno di fargli propaganda e se non accetterà ecco lo spettro: l'esproprio proletario. Bisogna reagire.

Marcello Dell'Utri glielo dice da un anno e mezzo; lui è una testa fina, si è messo a studiare bene come funziona la politica. E lui gli ha dato in mano tutto: lo ha messo a capo di Publitalia '80, mille venditori di pubblicità organizzati come una falange, motivati, efficienti nel recupero crediti. Sono loro che portano i soldi, per fortuna: tremila miliardi l'anno di contratti.

Milano, Marcello il mediatore

In meno di vent'anni, Marcello Dell'Utri ha compiuto una carriera veramente notevole. Arrivato a Milano e subito coinvolto in fallimenti e bancarotte, ha aiutato moltissimo la crescita del gruppo Fininvest, ha protetto da una possibile violenza fisica il fondatore Silvio Berlusconi e ha svolto una notevole attività di mediazione con il mondo siciliano che conosce bene e che ruota intorno a Cosa Nostra, organizzazione che secondo lui non esiste, parto della fantasia di alcuni magistrati molto ideologizzati. Come ama ripetere: «Ma è un'invenzione! Cos'è? Uno suona il citofono e dice: Cosa Nostra? Vorrei parlare con l'amministratore delegato?».

E un uomo molto discreto, un organizzatore nato, con la passione per i libri antichi al cui acquisto dedica praticamente tutti i suoi guadagni. La sua Publitalia è citata come «case study» di un management moderno e soprattutto molto motivato. Spesso i metodi sono bruschi: a un senatore di Trapani che non voleva versare in nero cinquecento milioni per aver avuto una sponsorizzazione per la sua squadra di pallacanestro, quattro anni fa ha mandato a fare visita il capo mafia della città, un noto imprenditore, peraltro, Vincenzo Virga. E Virga gli ha cortesemente detto che era meglio sistemare la faccenda.

Il senatore si è spaventato, ma ha denunciato tutto. Ora Dell'Utri si interessa molto al risvolto politico che la guerra in Sicilia sta provocando. Per esempio, questo Virga è, come tanti altri, convinto che occorra presentarsi alle elezioni con un partito che sia speculare a quello della Lega nord e così ottenere libertà di movimento per la Sicilia. Ma Dell'Utri è riuscito a convincerlo che non è la strada migliore, rischia di creare più caos che benefici. Messaggi rassicuranti anche per la cerchia che ruota intorno a Bernardo.

Provenzano e a Leoluca Bagarella: sta nascendo un nuovo partito in Italia, che avrà a cuore le giuste richieste siciliane. La sua proposta ha avuto successo: in pochi mesi, le leghe che erano nate come funghi in Sicilia, ma anche in Calabria e in Puglia, sono passate di moda e gli attivisti elettorali, che già stavano scaldando la macchina, hanno cambiato idea.
E poi ha avuto un'idea talmente incredibile che, quando la dice, anche i suoi più intimi sobbalzano. Perché cercare un partito o un personaggio politico che faccia i nostri interessi? Un partito c'è già, ce lo abbiamo in casa, si chiama Publitalia e io ne sono il capo indiscusso: i miei manager sono tutti una grande famiglia e sanno come vanno le cose in Italia.

E poi abbiamo un leader vero: Silvio Berlusconi è simpatico a tutti, è l'esempio di uno che si è fatto da solo, ha rinnovato la televisione e soprattutto l'ha regalata, niente canone; i Milan club hanno più sedi di quante ne abbiano i partiti politici; i volti televisivi della Fininvest sono popolarissimi e non potranno negarci un appoggio; la gente ha voglia di cambiare. Questo è uno dei momenti in cui si fa la Storia.

 ARCORE (MILANO), Inizio 1994
Il partito che nasce in villa

Le notizie stanno trapelando. E tutte ruotano intorno a una grande villa alle porte di Milano. La splendida villa San Martino, in cui Silvio Berlusconi ha fissato la sua residenza, è un misto di fascino e mistero. Lì il patron delle televisioni tiene riunioni, seminari sulla politica; lì vanno a conferire leader politici come Mario Segni o Mino Martinazzoli e Berlusconi chiede loro che proposte hanno per l'Italia del futuro e soprattutto come pensano di far fronte alla minaccia comunista.

E poi ci sono naturalmente i consiglieri politici di vecchia data: Gianni Letta, un giornalista ex direttore del quotidiano Il Tempo, che tiene contatti con la Roma politica e si è sempre dimostrato un efficiente e discreto lobbista per gli interessi Fininvest; Cesare Previti, grande avvocato e socio in affari fin dagli inizi, con conoscenza profonda del mondo giudiziario romano.

Vengono consultati i giornalisti che lavorano per Fininvest. Buone idee vengono da Giuliano Urbani, professore a Milano e a Firenze, grande studioso e ammiratore delle idee liberali. Entusiasmo per l'iniziativa da un altro popolarissimo giornalista televisivo, Giuliano Ferrara, che conosce bene forza e intime debolezze del Partito comunista italiano con cui è cresciuto, prima di abbandonarlo spettacolarmente.

Da Torino giungono notizie di non belligeranza. Riferiscono che l'avvocato Agnelli, appeso anche lui a un debito spaventoso, abbia dato via libera: «Se perde Berlusconi, perde lui. Se vince, vinciamo tutti». Bettino Craxi è d'accordo, ma non con l'idea di associare i fascisti al progetto. Un giovane esperto di sondaggi d'opinione, il sardo Gianni Pilo, da mesi sta studiando che cosa significa il nuovo sistema elettorale e il suo responso è buonissimo: a parte il Centro Italia, che nessuno può pensare di strappare ai comunisti, Nord e Sud, con opportuni accordi, possono dare la vittoria.

Indro Montanelli, il direttore del Giornale, di proprietà della famiglia Berlusconi, invece non apprezza per nulla l'idea. Ma si sa, è vecchio e bizzoso. Peccato, però, che abbia un forte seguito d'opinione. Dà le dimissioni e viene sostituito con Vittorio Feltri. A metà gennaio, il giro di consultazioni è compiuto e la macchina elettorale è pronta: candidati, soldi, propaganda.

MILANO, 11 febbraio 1994
Arrestato il fratello di Silvio

Paolo Berlusconi, industriale, proprietario del Giornale, viene arrestato per ordine della Procura di Milano per mazzette pagate a funzionari della Cariplo. È il fratello di Silvio, il candidato premier, che però non protesta più di tanto. Viene messo agli arresti domiciliari. Sembra essere una cosa da poco.

SULL'ETERE, IN TUTTE LE CASE D'ITALIA, 26 gennaio 1994
Silvio Berlusconi «scende in campo»

L'annuncio era nell'aria, ma nessuno si era immaginato che sarebbe avvenuto via etere. Con una videocassetta registrata nella villa di Arcore, l'industriale Silvio Berlusconi annuncia che si candida a governare l'Italia contro il pericolo comunista. Indossa un doppiopetto grigio, una camicia azzurro pallido, una cravatta di colori tenui, è seduto a una scrivania e alle spalle ha uno scaffale con libri e foto di famiglia. Questo il testo del suo discorso, che dura 9 minuti e 37 secondi:

L'Italia è il paese che amo. Qui ho le mie radici, le mie speranze, i miei orizzonti.
Qui ho imparato, da mio padre e dalla vita, il mio mestiere di imprenditore. Qui ho appreso la passione per la libertà. Ho scelto di scendere in campo e di occuparmi della cosa pubblica perché non voglio vivere in un paese illiberale, governato da forze immature e da uomini legati a doppio filo a un passato politicamente ed economicamente fallimentare.
Per poter compiere questa nuova scelta di vita, ho rassegnato oggi stesso le mie dimissioni da ogni carica sociale nel gruppo che ho fondato. Rinuncio dunque al mio ruolo di editore e di imprenditore per mettere la mia esperienza e tutto il mio impegno a disposizione di una battaglia in cui credo con assoluta convinzione e con la più grande fermezza.
So quel che non voglio e, insieme con i molti italiani che mi hanno dato la loro fiducia in tutti questi anni, so anche quel che voglio. E ho anche la ragionevole speranza di riuscire a realizzarlo, in sincera e leale alleanza con tutte le forze liberali e democratiche che sentono il dovere civile di offrire al paese una alternativa credibile al governo delle sinistre e dei comunisti.
La vecchia classe politica italiana è stata travolta dai fatti e superata dai tempi. L'autoaffondamento dei vecchi governanti, schiacciati dal peso del debito pubblico e dal sistema di finanziamento illegale dei partiti, lascia il paese impreparato e incerto nel momento difficile del rinnovamento e del passaggio a una nuova Repubblica.
Mai come in questo momento l'Italia, che giustamente diffida di profeti e salvatori, ha bisogno di persone con la testa sulle spalle e di esperienza consolidata, creative ed innovative, capaci di darle una mano, di far funzionare lo Stato.
Il movimento referendario ha condotto alla scelta popolare di un nuovo sistema di elezione del Parlamento. Ma affinché il nuovo sistema funzioni, è indispensabile che al cartello delle sinistre si opponga un Polo delle libertà che sia capace di attrarre a sé il meglio di un paese pulito, ragionevole, moderno.
Di questo Polo delle libertà dovranno far parte tutte le forze che si richiamano ai principi fondamentali delle democrazie occidentali, a partire da quel mondo cattolico che ha generosamente contribuito all'ultimo cinquantennio della nostra storia unitaria. L'importante è saper proporre anche ai cittadini italiani gli stessi obiettivi e gli stessi valori che hanno fin qui consentito lo sviluppo delle libertà in tutte le grandi democrazie occidentali.
Quegli obiettivi e quei valori che invece non hanno mai trovato piena cittadinanza in nessuno dei Paesi governati dai vecchi apparati comunisti, per quanto riverniciati e riciclati. Né si vede come a questa regola elementare potrebbe fare eccezione proprio l'Italia. Gli orfani i e i nostalgici del comunismo, infatti, non sono soltanto impreparati al governo del paese. Portano con sé anche un retaggio ideologico che stride e fa a pugni con le esigenze di una amministrazione pubblica che voglia essere liberale in politica e liberista in economia.

Per approfondire

Silvio. La vita vera di Berlusconi

Di Paolo Guzzanti | Compagnia Editoriale Aliberti, 2023

26 gennaio 1994

Di Antonio Gibelli | Laterza, 2018

Il cavaliere nero. La vera storia di Silvio Berlusconi

Di Paolo BiondaniCarlo Porcedda | Chiarelettere, 2018

My way. Berlusconi si racconta a Friedman

Di Alan Friedman | Rizzoli, 2015

Storia d'Italia. Vol. 21: L' Italia di Berlusconi (1993-1995)

Di Indro MontanelliMario Cervi | Rizzoli, 2012

L' odore dei soldi. Origini e misteri delle fortune di Silvio Berlusconi

Di Elio VeltriMarco Travaglio | Editori Riuniti, 2001

Trilogia della Patria

Patria 1967-1977

Di Enrico DeaglioValentina Redaelli | Feltrinelli, 2018

Patria 1978-2010

Di Enrico Deaglio | Il Saggiatore, 2010

Patria 2010-2020

Di Enrico Deaglio | Feltrinelli, 2020

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