Martedì 2 novembre
E con Novara, credo, abbiamo toccato il fondo (“la fatal Novara”, come scriveva Carducci).
Qui, la settimana scorsa, diverse decine di persone hanno sfilato per il centro della città contro il green pass indossando pettorine a strisce bianche e blu, copiate dalle uniformi di Auschwitz; i manifestanti si tenevano insieme stringendo una specie di corda che ricordava il filo spinato con cui erano recintati i campi di sterminio. È stato uno spettacolo di abominio e vergogna, di insulto e offesa che non credo abbia precedenti in Italia. Purtroppo i cittadini di Novara presenti lungo il percorso non hanno protestato (cosa che invece hanno fatto, con veemenza, le comunità ebraiche e alcuni – non tanti - esponenti politici).
I no green pass erano persone adulte e consapevoli dello spettacolo che stavano mettendo in scena; d’altronde erano organizzati, qualcuno aveva cucito per loro le divise e poi le aveva distribuite, qualcuno gli aveva detto il contegno che dovevano tenere. Sembravano soddisfatti di partecipare a quella schifosa carnevalata; immagino che alla fine avranno riconsegnato le pettorine, utili per un’altra occasione.
Non c’è nessun mistero dietro questa macabra manifestazione: l’ha organizzata la signora Giusy Maria Pace, infermiera caposala dell’ospedale di Novara (ieri sospesa), che ha poi concesso interviste di carattere delirante. Ho l’impressione, purtroppo, che di lei sentiremo ancora parlare.
Per intanto allego un pensiero di Hannah Arendt, del 1949, contenuto in “Le origini del totalitarismo”: “Il suddito ideale del regime totalitario non è il nazista convinto o il comunista convinto, ma l'individuo per il quale la distinzione fra realtà e finzione, fra vero e falso non esiste più”.
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