I 187 minuti di Donald Trump

Mercoledì 3 novembre 

Comunque la vediate – molto bla bla o bicchiere mezzo pieno – un fatto straordinario ha caratterizzato i summit di Roma e Glasgow: l’assenza di Donald Trump. Questo vuoto - così rinfrescante, così disintossicante - è stata la principale fonte di speranza.
Naturalmente, come gli incubi, il trumpismo può tornare (oggi, per esempio, si svolgono importanti test elettorali negli Stati Uniti, con sondaggi che danno repubblicani e democratici testa a testa), ma sembra anche che il mondo sia maggiormente attrezzato a non dimenticare “la follia al potere nel più importante paese del mondo” che ci ha accompagnato per quattro anni.

A proposito di quella follia, segnalo qui un’importante inchiesta del Washington Post su quello che realmente avvenne prima, dopo, durante l’assedio a Capitol Hill del 6 gennaio scorso. Una parte dell’inchiesta riguarda il comportamento che l’allora presidente degli USA (e capo supremo delle forze armate) tenne mentre i fatti si stavano svolgendo: 187 minuti, a partire dall’appello alla folla delle 1.10 del pomeriggio, quando il presidente chiese ai suoi di marciare sul Campidoglio fino alle 4.17, quando venne praticamente obbligato ad apparire per chiedere ai suoi di tornare a casa. Cosa fece Trump per più di tre ore? Nulla.

Non si mosse da una postazione alla Casa Bianca dove era collegato con dieci maxischermi televisivi e non rispose agli appelli dei suoi consiglieri, degli alleati, dei militari, addirittura della figlia che lo imploravano di intervenire. In questo lasso di tempo le tv mostravano la polizia sopraffatta, deputati e senatori con maschere antigas, due morti, il vicepresidente Pence messo fortunosamente in salvo (qui l’unico post del presidente, alle 2.24, irridendo alla sua fuga), lo scempio della democrazia americana.

Quei 187 minuti di vuoto, si chiede il Washington Post (e se lo chiede anche la commissione d’inchiesta del Congresso) furono anche 187 minuti di alto tradimento?