Dall’11 gennaio, su Sky e NowTV, è approdata la miniserie Il Miniaturista, tratta dall’omonimo libro di successo, scritto da Jessie Burton. Tre puntate dense e piene di suspense, in un thriller storico così imperdibile, da essere recuperato ancora oggi dalle frequenze italiane, nonostante la messa in onda nel Regno Unito fosse avvenuta già nel 2017.
La protagonista non ha bisogno di presentazioni: Anya Taylor-Joy è celebre per la sua interpretazione nella Regina degli Scacchi. Qui invece veste i panni di un’ingenua diciottenne, Petronella Oortman, costretta a sposare un uomo facoltoso e più grande di lei, Johannes Brandt (Alex Hassell), per sanare i debiti della sua famiglia.
L’uomo non la degna di attenzione, sembra che l’abbia chiusa in una sorta di prigione dorata, una casa bellissima e oscura, in cui tutto è sottaciuto e nascosto. È come se fosse un oggetto di vetro, da esposizione e mai centrale.
Le ore non significano nulla se non le puoi afferrare.
Tutto cambia però quando Johannes le regala una riproduzione della loro casa, in miniatura. Cominciano a verificarsi cose strane. L’artigiano inizia a spedire complementi per la piccola casa, ma sono tutt’altro che innocui perché anticipano vicende che, alla fine, accadono.
Allora, per Petronella, tutto si concentra sulla scoperta dell’identità del Miniaturista. Perché sa? Perché lascia che lei sappia?
L’irrompere di questa figura e del suo mistero, spezza quella cortina di vetro fatta di impostazione, severità e silenzio che inonda la famiglia Brandt.
Girato a Leiden, nei Paesi Bassi, ma ambientato nella capitale olandese del XVII secolo, Amsterdam sembra una spettatrice immobile e priva di colore – molto lontana da come la conosciamo oggi. Una realtà che respinge e disincanta. La luce è in continua lotta con l’ombra, in un “duello” che avviene decisamente fra più piani, serrato fra più mura.
La maestria non è solo nelle scelte del regista, Guillem Morales. La miniserie resta memorabile per la sua fotografia imponente (affidata a Gavin Finney) che, a più riprese, ricorda la bellezza statica dei quadri fiamminghi.
L’autrice ha preso ispirazione per la storia affascinata da una mostra che vide ad Amsterdam, al Rijksmuseum. Infatti erano esposte tutte le case in miniatura di una nobildonna vissuta alla fine del Settecento, per l’appunto Petronella Oortman. Il resto è narrativa. Una narrativa così avvincente che, proprio in questi giorni, arriva in Italia il sequel del libro, La casa del destino. Le vicende si svolgono diciotto anni dopo quelle narrate nel primo libro e le miniature sembrano essere un filo rosso che continuerà a legare ancora la famiglia Brandt.
Non resta che spulciare tra gli spifferi, serrare bene le finestre e aspettare che il Miniaturista ritorni.
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