La redazione segnala

Cosa ha da imparare l'Italia dalla Spagna in fatto di leggi sugli abusi sessuali

A partire dai due casi molto simili di giornaliste molestate in diretta tv, la giornalista Micol Sarfatti ci racconta in un video le differenze normative tra Italia e Spagna nel trattamento degli abusi sessuali.

Qualche settimana fa la giornalista spagnola Isabel Balado è stata molestata in diretta tv. Un uomo le ha toccato il sedere mentre era in collegamento dalle strade di Madrid con En Boca de Todos, il programma per cui lavora. Il conduttore Nacho Abad ha visto tutto dallo studio e ha subito chiamato la polizia. Una brutta scena che ci è familiare anche in Italia? Sì, ricordate bene, accade nel novembre 2021 a Greta Beccaglia, cronista sportiva di una tv locale toscana palpeggiata in diretta durante la partita Empoli-Fiorentina. In quel caso però il conduttore si limitò a rassicurare la collega con un blando «non te la prendere»

Grazie alla legge Ley del «solo sí es sí», voluta dalla ministra dell’Uguaglianza spagnola Irene Montero (Podemos), in Spagna infatti non c’è più differenza tra abuso e stupro, ma un’unica scala di reati. L'Italia, in questo, è ancora molta strada da fare. L’uomo che palpeggiò Greta Beccaglia è stato condannato con il rito abbreviato, non andrà comunque in carcere, ma dovrà seguire un percorso di riabilitazione. 

Oltre al caso della giornalista toscana, che qualcuno accusò addirittura di essere in cerca di visibilità, vale la pena ricordare anche la sentenza del tribunale di Roma pronunciata lo scorso luglio per cui una palpata tra i 10 e i 15 secondi non costituisce reato. Viene spontaneo chiedersi se anche noi dovremmo prendere esempio dalla Spagna e smettere di ridurre le molestie a poco più che goliardate.  

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