La mattina del 23 giugno 1902 Milano assiste a uno spettacolo inedito: centinaia di lavoratrici dell’industria tessile dai 6 ai 17 anni marciano e si accalcano sotto le finestre della Camera del Lavoro. Micol Sarfatti ci racconta in un video la storia delle "piccinine".
Sapete chi sono le piccinine? Il nome vi dirà poco, soprattutto se non siete di Milano. Vi dà però un piccolo suggerimento: stiamo parlando di bambine, ed è proprio così. Il vezzeggiativo non rimanda a nessun episodio infantile o zuccheroso, ma a uno sciopero guidato da un gruppo di ragazze coraggiose.
Sono abituate a correre per la città con il telegramma, non quello postale, ma un pesante pacco che contiene abiti su misura. Rivendicano il loro diritto a essere piccole, apprendiste, ma non schiave. Non vogliono più subire gli abusi delle «maestre», le superiori che le vessano senza pagarle e senza nemmeno insegnare loro il mestiere e, soprattutto, non vogliono più essere vittime di molestie da parte degli uomini.
Il coraggio di quella protesta diventa una pietra miliare nella storia delle lavoratrici donne e della città di Milano, ma, nonostante tutto, non sarà molto ricordato. Le cronache dell’epoca non indugiano sull’evento. Qualche cosa si legge su L’Avanti.
Diverranno lavoratrici oneste, combatteranno cento altre battaglie con la convinzione profonda di una verità appresa da bambine, molte diverranno madri; i loro figli certo non saranno crumiri. Su, camminate, bambine!
La testata socialista esorta le Piccinine a continuare, solo così potranno migliorare la condizione loro e di tutte le donne che verranno. Proprio come hanno fatto, aprendo la strada ai diritti di tante altre lavoratrici.
Il romanzo si muove tra i ricordi d’infanzia e il presente di Nora ormai quindicenne, scandito nelle dieci giornate di sciopero, nel quale s’intreccia sapientemente racconto intimo e collettivo, rancori personali e sociali.
Una delle più antiche fabbriche di cioccolato di Milano. Una donna, Olga Zaini, che con fatica e caparbietà riuscì a realizzare il sogno suo e del marito. Una moltitudine di ragazze, le tuse, che trovarono tra le mura della fabbrica una famiglia e una possibilità di riscatto.
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