La redazione segnala

Al Pordenonelegge 2022 ci sono 3 Pulitzer, 600 ospiti ed eventi per tutti i gusti… letterari

Diffondere cultura a tutti i livelli e promuovere il territorio per contribuire alla crescita sociale e al benessere di chi qui vive e opera

Un qui un po’ dislocato, quello cui si riferisce la mission della Fondazione Pordenonelegge.it, perché di qui, se non nel nome, a questo festival se ne vede poco. Gli autori, ormai, nella cittadina al confine tra Friuli e Veneto, arrivano da ogni parte del mondo, qui, là, ancora più in là e poi di nuovo qui. Ed è questo il bello della crescita di un festival letterario: attirare il meglio del panorama culturale internazionale, facendoci dimenticare della città e della regione in cui siamo. Grazie alla sua iniziativa, Pordenone è diventata, negli anni, un punto di riferimento per la meglio letteratura, luogo di scambio di idee e di consigli di lettura, di confronto e, soprattutto, di grande cultura.

Ripartenza, resistenza, reazione: con quante parole vogliamo esprimere quella speranza di riuscire a intrecciare coraggio e volontà, intelligenza e buona sorte sufficienti per rinnovare la vita, che in questi ultimi mesi ci è apparsa minacciata e fragile più di sempre? E pordenonelegge, per una volta ancora, non si sottrae, cerca un motivo che leghi la sua più semplice vocazione – parlare di libri con i loro autori – a quel valore di condivisione che nel corso degli anni ha costruito con i lettori e, si permetta, i cittadini.

Una spiga di grano dorata su sfondo nero. Nel 2020, con tutti i dovuti scongiuri, la locandina mostrava un guanto di gomma gialle il cui indice e mignolo erano sollevati nel gesto apotropaico più famoso d’Italia. Ne avevamo bisogno, come quest’anno abbiamo bisogno di credere in una rigenerazione possibile, la parola cui è dedicata l’edizione. Tra gli ospiti avremo tre Premi Pulitzer: Joshua Cohen a presentare il suo I Netanyahu, Jericho Brown con The tradition, una raccolta poetica edita da Donzelli, e Jhumpa Lahiri con i nuovissimi Racconti romani.

Ma al centro ci sarà la storia, quella viva, vicina a noi: non mancheranno riflessioni sulla crisi che stiamo vivendo e sul conflitto cui stiamo assistendo in Ucraina. Ci saranno incontri con Nicolai Lilin, Federico Rampini, Lorenzo Cremonesi, Aldo Schiavone, Alan Friedman, e poi la presentazione del volume Poeti d’Ucraina, edito da Mondadori, e il collegamento con lo scrittore Aleksej Nikitin. Una rassegna dal respiro ampio e che dà l’idea di rappresentare una sorta di Stati generali della cultura: dove stiamo andando, cosa sta succedendo ora, dove abbiamo sbagliato? L’incontro tra lettori, autori e idee sarà l’occasione per una rigenerazione e per splendere come quella spiga di grano. Forse, se ancora questi festival esistono, lo sfondo non è poi così nero come sembra.

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