La trilogia della Patria del giornalista e scrittore Enrico Deaglio è una raccolta in presa diretta dei fatti più importanti che hanno segnato la storia del nostro paese dal 1967 al 2020. I volumi:
Ma davvero è successo tutto questo? In un libro di novecento pagine, una cavalcata in quel vero romanzo che è stata l'Italia degli ultimi trent'anni. È come guardare un film sulla nostra vita, in cui gli avvenimenti sono raccontati mentre succedono.
Otranto, 28 marzo 1997
È Venerdì santo e una barca lunga venti metri naviga nel Canale d'Otranto, bella cittadina nel cui castello Walpole ha ambientato il suo romanzo due secoli fa.
Sulla barca ci sono molti albanesi, che si avvicinano all'Italia per tentare fortuna. Molti di loro hanno pagato 800mila lire per il viaggio.
Da sette-otto anni guardano la nostra televisione. Conoscono Alba Parietti, Mike Bongiorno e le merendine Mulino Bianco.
Qualche loro concittadino non apprezza. Besnik Mustafaj, scrittore, tre anni fa ha detto che «la tv italiana è peggio del colera» e che «coltiva il peggio del popolo albanese».
Sono quasi arrivati, ma di colpo vedono che una corvetta italiana («Sibilla», 90 metri) si avvicina pericolosamente.
Una voce da un megafono urla «Pericolo, pericolo», ma non c'è niente da fare. La barca albanese si capovolge e precipita a 790 metri di profondità. Muoiono circa in cento, i superstiti sono solo 34.
Alessandro Greco, ventiduenne di Valona, è sulla barca. Si salva ma vede morire suo figlio Cristi, di tre mesi. Disperato, riesce a dire:
Ci sono venuti contro all'improvviso, lo hanno fatto apposta
Passa poco e in Puglia si precipita Silvio Berlusconi. Piange e in tv accusa d'insensibilità il governo italiano.
Arriva anche Romano Prodi, promette ai superstiti il recupero dei corpi e della nave (ad aggiudicarsi quest'ultimo sarà la Impresub, per 6 miliardi di lire) e una fulminea indagine che viene affidata al sostituto procuratore Leonardo Leone de Castris.
Ma la polemica scoppia soprattutto per il blocco navale imposto dall'Italia già da una settimana.
Berlusconi dice che non ne sapeva niente, Prodi replica che il leader di Forza Italia è un bugiardo perché aveva condiviso la linea del governo. Di fatto il 25 marzo un articolo della Repubblica a pagina 3 si intitola: «Blocco navale per fermare gli albanesi».
Emma Bonino, commissario europeo per gli aiuti umanitari, grida l'allarme:
Nel nostro paese si assiste a rigurgiti di xenofobia. E questa psicosi viene alimentata dalla latitanza degli intellettuali, sia di destra che di sinistra. Dov'è Umberto Eco? Dov'è Bobbio?
Gianfranco Bettin, scrittore e sociologo, dice:
L'intolleranza si annida anche negli ambienti progressisti perché la sinistra non è stata capace in questi anni di porre robusti argini politici e culturali al diffondersi di inquietanti fantasmi
Anche la Chiesa reagisce. Domenica 31 marzo papa Giovanni Paolo II nella benedizione urbi et orbi definisce il blocco navale «vergognoso, inutile e dannoso». Antonio Ribaldi, vescovo di Acerra, commenta le lacrime di Berlusconi:
Non posso giudicarle, ma credo che su questi drammi non si debba recitare. Ma come si fa a piangere se prima si è contribuito a creare un clima di rifiuto per i profughi? Non si può andare a piangere, dopo averli cacciati
Anche lui invita il governo a togliere il blocco navale. Poi conclude:
Questo è uno dei Venerdì santi più vergognosi della storia, simile a quel venerdì di 2000 anni fa in cui Gesù Cristo fu sbeffeggiato e ucciso in croce
Di
| Feltrinelli, 2018Di
| Il Saggiatore, 2010Di
| Feltrinelli, 2020Potrebbero interessarti anche
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