Tracce di Tito

Mamma mia, Milano!

1 dicembre 2021

Premessa: questa è una puntata un po' speciale. Extra large, e non solo. Ma che gusto ci sarebbe, se fossero tutte uguali? Seconda premessa, che si ricollega alla settimana scorsa: i Viagra Boys stanno continuando la loro non più così oscura carriera. Ho appena scoperto che suonano a Milano, proprio stasera... Pensate un po'. E quasi quasi... ah, no, sono perfino sold out. Potenza di X Factor.

A proposito di live, arriviamo al tema di oggi. È accaduto che lo scorso 18 novembre, Davide Toffolo, grandissimo fumettista e musicista, abbia fatto tappa a Milano con il suo spettacolo dedicato a Remo Remotti, curiosa figura di intellettuale, artista, attore e poeta e tante altre cose, tutte sui generis. Davide, detto El Tofo, ha scritto e disegnato un libro dedicato a  Remotti. L'ultimo vecchio sulla Terra, che è anche il titolo dello spettacolo.

Ora, in occasione della tappa milanese, Davide mi ha chiesto di salire sul palco, con lui e con Adriano Viterbini, che è chitarrista pazzesco (quello dei Bud Spencer Blues Explosion). No, io non ho cantato. A quello ha provveduto El Tofo, con una selezione di pezzi dei suoi Tre allegri ragazzi morti. Band di cui vi ho già detto quanto bene penso.

Sul palco, con un bicchiere di vino in mano - che, in un gesto stolidamente teatrale, mi sono rovesciato su una scarpa - ho recitato la cover di una poesia di Remo Remotti, intitolata Mamma Roma. Andatevela a googlare, se non la conoscete. Vale la pena. È cultura generale.

Io l'ho riscritta, mantenendone la cadenza e alcuni passaggi chiave, ma ricucendola addosso a Milano. La città dove vivo e che, si sappia sempre, amo molto, moltissimo, a volte pure troppo.
Come traspare, malgrado tutto, da quanto segue...

Negli anni '20 io me ne andai
Come oggi i ragazzi vanno in Islanda, vanno via
Anch'io me ne andai, nauseato
Stanco da questa Milano da dopoguerra,
da dopo trincea, rintanati e ora sbucati
E io allora, a tre volte vent'anni... be', quasi...
Mi trovavo di fronte a questa situazione

Andai via da questa Milano, anni '20
E me ne andavo da quella Milano forsennata
Da quella Milano escort, borghese,
Milano che te la dà, a bere
Quella Milano del "Allora a posto, al 99%... ciaociaociaocia"
Che significa non se ne farà un cazzo, lo so già
Chiudi pure la porta, da fuori
Ti chiamo io, ti scrivo, ti messaggio

Quella Milano dei posti, dei drink, dei locali
Degli sbagliati giusti, dei negroni sbagliati
Dei navigli, di Brera, di Porta Romana, di Nolo,
Dell'Isola, di Sarpi
Dei monopattini senza bambini
Degli sciottini
Dei baracchini da spiaggia senza una spiaggia
Però, giuro, ci sono i gabbiani
Li ho visti anche da sobrio, nella spazzatura

Quella Milano che il venerdì è il nuovo sabato
Poi il giovedì è il nuovo sabato, poi il mercoledì...
E finirà che il sabato sarà il nuovo sabato, ma della settimana dopo
Milano dell'uno normale, uno ristretto, uno d'orzo
Di un deca che costa un deca,
e una brioche, prego

Me ne andavo da quella Milano che, oh, stai attento
Attento a ciò che desideri, potresti ottenerlo
Puoi diventare un attore, un commercialista,
un manager, un social manager, un ballerino,
un cantante, un deejay, un rapper e un trapper
un altro commercialista, un politico, un sindaco, uno con un progetto al 99%
un povero stronzo, un fumettista addirittura
Quello che vuoi, a Milano, tutto
Ma poi ti lascia da solo, Milano, a sbrigartela
Non hai letto le scritte in piccolo
Hai cliccato "accetto i termini"

Milano delle presentazioni: presento il tuo libro,
presenti il mio libro, presentiamo il suo, presenta il nostro
Oh, facciamo che ognuno scrive il suo libro,
sul suo pene, da solo... e poi lo legge anche da solo
Si presenta da solo, a se stesso: piacere

Milano dei pagamenti a tre mesi fine mese, a sei mesi fine mese
A un'era geologica fine mese
Ma visibilità sempre, eh
Anche nella nebbia leggera, la scighera...

Quella Milano dei giri giusti, dei posti giusti, dei tipi giusti
Quella Milano delle risposte entro domani, venerdì massimo
Dove ci voleva un amico, un "carissimo, uè"
Milano dei radical chic, ma quelli veri
fuori un po' rossi, dentro un po' neri

Me ne andavo da quella Milano piena di strade, vuota di piazze
Strade mai troppo lunghe, c'è sempre qualcosa davanti
Qualcosa da aggirare, qualcosa che ti nasconde
Milano della novanta, del tre, della settantaquattro
Maschile se è un tram, femminile se è un bus
Il metro, la metro, una tana
Della linea uno, due, tre, cinque... e poi quattro
Dentro la linea della novanta, fuori dalla linea della novanta
La Barona, la Bovisa... la bocciofila, la latteria

Quella Milano dei cani migliori dei loro padroni
Dei gatti padroni dei loro padroni
Quella Milano dei padroni, bestie
Li beli braghi bianchi...


Me ne andavo da quella Milano con i terrazzi
Diecimila al metro quadro
In affitto, in un metro quadro
Milano dei coworking, per stare da soli tutti insieme
Mi dai la pass del wifi? E stasera che fai?
Di viale Montenapoleone, del quadrilatero
Di una piazza con il nome del generale infame
Di una statua di un giornalista stupratore
(Il rosa le dona, signore)
Dei muri cancellati, delle idee rimosse
Delle rimesse
Dei centri sociali chiusi, dell'expo, dell'import

La Milano delle prove alla Scala, della mala
La Milano della bela Madunina, del Duomo
Di corso Vittorio Emanuele Secondo
Della Rinascente, dei mortori del centro
Del cimitero centrale, da visitare
Del Castello, del Portello, dell'ostello


Della settimana della moda, del mobile
Del traffico immobile
Dei lunedì del cazzo
Dell'indignazione se piove, se nevica
Maledire il tempo perché non c'è tempo
Delle domeniche a lavorare
Della casa a Santa, al mare

Me ne andavo da quella Milano
Che ci invidiano tutti, ci invidiamo pure da soli
Quella Milano che, quando c'è una roba bella,
si dice sempre "Non sembra di essere a Milano"
Figata, proprio. Con la "G".
Quella Milano che è meglio di Roma

Me ne andavo da quella Milano
Degli immobili, degli agenti immobiliari
Milano sempre in movimento
Dei movimenti, delle tendenze, delle competenze
Di "c'è una cosa alla triennale, ci vieni?"
Del brunch la domenica alle tre del pomeriggio, pieni
Dei caffè letterari senza caffè, come il Secco
Dove la gente urlava nei telefoni, per le strade

Quella Milano invadente, invasa, invasata
Piena di alberghi, senza pensioni
E chi la vedrà mai, una pensione?

Milano dei liberi professionisti tristi
Dei creativi, degli emergenti
Milano sommersa
Milano e il sommerso
Milan l'è un gran Milan
Me ne andavo da quella Milano
Quella Milano, "ce l'hai venti centesimi, per un panino?"
"Ce l'hai diecimila euro, per un metro quadro?"
Quella Milano di San Siro, che poi lo buttano giù
Milano biancazzurra, rossonera
in bianco e nero, grigia
Me ne andavo da quella Milano di merda!
Mamma mia, Milano, addio!

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