Abbiamo incontrato Aurora Tamigio nel nostro set di Maremosso, in Stazione Centrale, a Milano. L’autrice, esordiente da poco con il suo primo romanzo Il cognome delle donne (ecco dove recuperare l'intervista in cui ce ne parla), ci ha svelato un consiglio di lettura su un libro scoperto di recente: Le cose che abbiamo perso nel fuoco dell’argentina Mariana Enriquez.
Sullo sfondo di un’Argentina oscura e infestata dai fantasmi, con la sua brillante mescolanza di horror, suspense e ironia, Le cose che abbiamo perso nel fuoco ha fatto di Mariana Enriquez la risposta contemporanea a Edgar Allan Poe e Julio Cortázar, la voce più interessante della nuova letteratura sudamericana.
Dodici racconti ambientati nel paese natio della scrittrice che ci avvolgono in un clima «spettrale, quasi horror», come ci dice la stessa Tamigio. Nella sua terza raccolta di racconti, scritti nel 2016 e pubblicati in Italia da Marsilio nel 2017, si avverte l’eco delle opere precedenti, un realismo macabro più che magico, che da tempo ha canonizzato l’autrice a essere una tra le più famose scrittrici horror sudamericane.
Questi racconti, insieme con La nostra parte di notte (Marsilio 2021, clicca leggere la recensione), il romanzo che le è valso il prestigioso premio Herralde, hanno contribuito a creare un nuovo genere che unisce il giallo e l’horror con le ambientazioni e le atmosfere tipicamente sudamericane.
Mariana Enriquez è capace di raccontare le varie sfumature che esistono nei rapporti tra le persone e anche nei rapporti che abbiamo coi luoghi
In un’intervista Mariana Enriquez ha parlato di “traduzione” di tutti i topoi originari del genere horror, ben lontani dalla fascinazione che altri grandi scrittori ci hanno trasmesso del Sudamerica; nelle sue pagine abitano infatti le ambientazioni, i personaggi, i colori di un paese che vive i suoi mostri nel quotidiano, con la sua povertà, le sue disuguaglianze sociali, la violenza perpetrata sulle donne.
L’ultimo racconto, che dà il titolo a tutta la raccolta, è il più crudo ed esemplare in questo senso. Parla delle donne argentine che si danno fuoco in protesta contro i femminicidi e le sfigurazioni che molte di loro hanno subito dai fidanzati nel paese. Non c'è nessun bisogno di immaginare o inventare creature mostruose, le cicatrici di un paese che si riflettono e si abbattono sul suo popolo sono gli orrori quotidiani al centro della narrativa dell’autrice, al centro di questa raccolta di racconti.
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