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Catfish Rolling di Clara Kumagai

Mia madre aveva un rapporto disinvolto con il tempo. «Arrivo tra dieci minuti!», mentre noi aspettavamo affamati fuori dal ristorante. «Ancora cinque secondi», quando pensavo di essere troppo grande per gli abbracci davanti alla scuola e lei si rifiutava di lasciarmi andare. [...] Sotto certi aspetti ero così anch’io. In anticipo quando si trattava di mangiare, un po’ in ritardo per tutto il resto. Ma trasferirmi in Giappone mi ha insegnato che se non arrivi dieci minuti in anticipo, sei in ritardo. E vivendo vicino alle zone temporali ho imparato a non chiedere di più, perché il tempo non potrà mai darti ciò che vuoi davvero.

Il 21 febbraio è arrivato in libreria Catfish Rolling (lett. “Il pesce gatto che si dibatte”), fantasy YA con cui Clara Kumagai esordisce nel romanzo. La raffinata edizione Giunti, in accordo con l’originale, celebra la bellezza travolgente della natura catturando subito l’occhio del lettore.

L’autrice, di origini canadesi, giapponesi e irlandesi, trae ispirazione dalla propria esperienza per raccontare un personaggio apolide: Sora, figlia di padre canadese e madre giapponese, cresce a Vancouver coi genitori ma passa le vacanze dai nonni materni, almeno finché la Scossa non blocca lei e il padre in Giappone.

Catfish Rolling
Catfish Rolling Di Clara Kumagai;

Secondo la leggenda sotto le isole del Giappone si nasconde un gigantesco pesce gatto che causa terremoti ogni volta che si gira. Nel mondo di Catfish Rolling uno di questi terremoti ha mandato in frantumi il tempo, che oggi in certi luoghi del Giappone scorre più in fretta o più piano che in altri.

La Scossa, violentissimo terremoto con tsunami che porta gli echi della catastrofe del 2011, riesce però in qualcosa di incredibile: distrugge il normale andamento del tempo formando zone “temporali” in cui esso scorre più lento o più veloce del dovuto. Durante il terremoto, le persone che come il nonno e la madre di Sora si trovavano in queste zone sono scomparse senza lasciare traccia, e a sette anni di distanza le aree in questione sono ancora misteriose e inagibili.

Sospesi nel terribile limbo di chi ha perso i propri cari senza poterli piangere, Sora e il padre setacciano in segreto le zone temporali in cerca di risposte: i dispersi sono ancora vivi da qualche parte, intrappolati nelle pieghe del tempo? E cosa sono le ombre e gli strani fenomeni che si vedono nelle zone?

Lo stesso pesce gatto del titolo del libro è la risposta del folklore giapponese alla tragedia dei terremoti, come racconta a Sora una vecchina:

Sotto il Giappone vive un enorme pesce gatto, il namazu. Vive nel sottosuolo da tanto, tantissimo tempo, e se ne sta buono nella frescura del fondale fangoso. Ogni tanto però diventa irrequieto, o magari ha prurito. E allora muove la coda e si dibatte, ma così facendo sposta la terra sopra di lui. E allora scatena i terremoti. È il pesce gatto che nuota sotto i nostri piedi.

Con un ritmo pacato ma inesorabile, scandito nei titoli dei capitoli dai fenomeni naturali descritti negli antichi calendari giapponesi, Kumagai indaga le zone lente – dove i ricordi si aggrappano al paesaggio – e le zone veloci – dove la natura riprende il sopravvento sulle rovine – svelando al tempo stesso le pieghe dell’animo della protagonista.

Sora è vittima di un doppio spaesamento, spaziale e temporale: trapiantata in un Giappone che non le appartiene del tutto, ma a cui è ormai indissolubilmente legata, è incapace di concepire un futuro che cancelli totalmente il passato. Mentre tutti i compagni del liceo lasciano la campagna per l’università, compreso Koki, l’amico con cui avrebbe potuto nascere qualcosa di più, Sora continua le ricerche e si prende cura del padre, la cui salute e memoria sono sempre più compromesse dalle frequenti visite nelle zone.

«Sei svenuto? Di punto in bianco?» insisto. «Ti sei addentrato molto nella zona lenta?»
Papà apre gli occhi. Ha lo sguardo vitreo e allo stesso tempo vivido. «Non abbastanza. C’erano delle figure, delle sagome. Di persone. O di ciò che ne restava.»
Deglutisco. «Le hai viste? Cosa facevano?»
Chiude gli occhi di nuovo e mormora qualcosa, forse una domanda. «Cercavano di parlare...?» [...]
«Hai la febbre.» Mi chino su di lui e gli poso la mano sulla fronte, scattando indietro quando prendo la scossa. «Ah!» La lancetta dei secondi sul mio orologio fa un balzo in avanti, poi all’indietro.
«Scotto così tanto?» dice papà.
«L’hai sentito anche tu?» Guardo mio padre, poi l’orologio, che è tornato a funzionare normalmente.
«In effetti mi sento un po’ caldo.»

Sora ha già perso la madre, e ora l’unico modo per non perdere il padre è riaggiustare il tempo e ritrovare i dispersi. Ma il suo viaggio alla scoperta del tempo distorto dalla Scossa diventerà via via una scoperta di sé, dei propri affetti, della natura misteriosa dell’esistenza e del rifluire ciclico della natura.

Catfish Rolling è proprio questo: non solo una metafora mitologica per raccontare il lutto e la memoria dei sopravvissuti a una catastrofe, ma anche il grido d’aiuto di un’esistenza in cui il senso del tempo ci sfugge e, per riprenderlo, dobbiamo rimetterci in ascolto di noi stessi, degli altri e del silenzioso battito del cuore della natura.

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