Prendiamo il libro di Charles Yu.
Apriamolo.
TEMPIO D’ORO, INTERNO
Sogni di essere il Fenomeno del kung fu da quando eri ragazzino.
Non sei il Fenomeno del kung fu.
Invece sei il Maschio orientale sullo sfondo, ma ci stai lavorando.
Forse domani sarà il giorno giusto.
È una sceneggiatura, un copione.
Allora chiudiamolo un attimo.
E pensiamo alla vita come a un palcoscenico.
E a te come un attore. Un attore libero di scegliere il proprio costume di scena.
Deve essere un costume coerente, pronto a salire su tutti i palcoscenici che ti verranno di volta in volta proposti.
I palchi sono infiniti e tu, attore, sei chiamato a interpretare il ruolo che vuoi, a decidere quale parte di te stesso mostrare, costruire o inventare.
E tu, attore sei chiamato a interpretare ogni azione, perché non esiste una vera verità, tutto esiste sotto le luci del palcoscenico, e tutto esiste nella misura in cui tu, attore, filtri la tua interpretazione attraverso la tua cultura di riferimento.
Un romanzo sulla ricerca di se stessi oltre il ruolo che ci è stato imposto, divertente, feroce, commovente. Charles Yu costruisce un romanzo che scorre tra serie TV e kung fu, ironico e sorprendente come un film di Tarantino, per raccontare la storia di un protagonista che vuole integrarsi in un mondo dalle regole spietate.
Ma quale è la tua cultura?
In che modo filtri le azioni che svolgi e a cui assisti?
Sei un asiatico che vive in America, a Chinatown. Sarai mai Americano?
Che aspetto ha un americano?
Di che colore ha la pelle, i capelli, gli occhi? Come parla?
Tutti coloro che abitano in America sono americani?
Tutti coloro che sono andati ad abitare in America, lo sono?
Sei un Tizio asiatico.
Due parole che ti definiscono, ti appiattiscono, ti intrappolano e ti costringono a stare al tuo posto. Chi sei. Tutto quello che sei. La tua caratteristica principale […] Necessaria quanto sufficiente per una definizione completa della tua identità. Asiatico. Un tizio.
Per te, per la tua famiglia, l’America è stato un paese di arrivo; una terra di cui acquisire i comportamenti, la mentalità, la lingua, nella cui cultura immergersi completamente, per diventarne parte integrante, per averne la cittadinanza, per esserne abitanti di serie A, o almeno provarci.
Ma è stato veramente così? Sei diventato un Americano a tutti gli effetti? O hai soltanto represso la tua identità culturale?
Ma quante volte vi siete detti Sono un Maschio asiatico? Praticamente mai. Uno non ci pensa finché qualcuno non glielo ricorda. Qualcuno ti viene addosso in un bar e fa un commento. Oppure origli una conversazione per caso e uno di loro dice, ah, il tuo amico Asiatico. E in quel momento torniamo a essere tutti gli stessi. Collassiamo tutti dentro all’asiatico non meglio identificato.
Modello assimilazionista, si chiama così quello che ti è successo.
E si chiama così quello che Charles Yu mette in scena, nel suo libro Chinatown Interiore.
Sì, esatto, mette in scena, come se la vita fosse un palcoscenico, come se animasse la teoria di Goffman, quella de La vita quotidiana come rappresentazione, quella a cui ti sei prestato a pensare prima.
Charles Yu mette in scena, su un palcoscenico, il dramma di chi è costretto a seguire un copione culturale ogni singolo giorno.
Willis Wu, il protagonista, il tu della storia, ha altri nomi, altri costumi da indossare e parti da interpretare non decise da lui.
Il nome di Willis Wu è, prima di tutto, Asiatico non meglio identificato, immigrato che si dà da fare, ragazzo delle consegne, e così via.
Prendi quel
che puoi.
cerca di farti
una vita.
Una vita
al
margine
fatta di
comparsate.
Willis Wu altro non è che una comparsa di sé stesso, o meglio, una comparsa di ciò che la sua terra di adozione vuole che sia.
La sua storia è il dramma di chi non è capace di vedersi, di essere un individuo distinto, di chi, inconsciamente, si vede solo come un personaggio sullo sfondo, e così vede anche il proprio bagaglio culturale: non degno.
Sogni che un giorno la luce possa toccarti in quel modo. Per sembrare l’eroe. O per essere l’eroe, almeno per un istante.
Ma se tu, Willis Wu, sei il primo a rinchiuderti al margine, chi ti renderà l’eroe?
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