Connessioni di Kae Tempest

Ogni istante della nostra giornata è un'ottima occasione per connetterci: con ogni probabilità, chiunque appartenga a una generazione che va dai millennials in avanti (per i meno ferrati sulla terminologia, si intendono i nati dal 1981 in poi) avrà sicuramente abbinato il termine "connessioni" a qualcosa di digitale. E se è vero che quel tipo di connessioni è ormai preponderante nelle nostre vite - non solo dei millennials - Kae Tempest, che pure è una fiera rappresentante della categoria, ci invita a focalizzarci su di un altro tipo di connessioni. Nessun uomo è un'isola, per citare John Donne, ma siamo sicuri che in quest'epoca di iperconnettività ci possiamo definire davvero legati - o connessi - gli uni agli altri?

Questo saggio, il primo dell'autrice già vincitrice del premio Ted Hughes, è ben lungi dall'essere l'ennesima demonizzazione dei social o del mondo moderno in generale e Tempest non si vuole certamente innalzare a promotrice di un "era meglio prima" che, non importa in quale contesto venga inserito, sa sempre di stantio.

Connessioni è una riflessione che parte da un mea culpa, non vuole insegnare niente ai propri lettori, ed è per questa ragione che la prima vera connessione è tra lettore e scrittore: "Quando mi riferisco al 'lettore', è possibile che mi riferisca alla persona che interagisce con il testo, la musica o l’opera d’arte, ma anche alla persona che interagisce con amici, estranei o amanti e con il mondo attorno a sé. Il lettore è la porta che deve essere aperta per lasciare passare il significato". Tempest ci invita, in una socieà iper-individualista, competitiva e sfruttatrice, a uscire dal nostro "torpore", una reazione che ci ha portati a raggomitolarci su noi stessi in risposta alla crisi globale che ormai ci è fin troppo familiare. Questo intorpidimento ha una sola, quasi ovvia, reazione: la creatività.

Quella a cui Tempest fa appello è la creatività che nasce proprio per suscitare qualcosa nell'altro, che non esisterebbe senza un fruitore, ed è lei la chiave di tutto, la spinta generatrice che ci fa scavalcare il mero "apparire" dettato dal consumo, squarciando il famigerato velo per connetterci con l'altro su di un livello più profondo.

Tempest si rivolge con una delicatezza straordinaria a una generazione che vaga senza meta in mezzo a lande di incertezza: chi si approccia al suo saggio in cerca di intrattenimento probabilmente rimarrà deluso, come chi vi cercherà disperatamente una soluzione. Quella che l'autrice offre è più che altro una direzione che, per il panorama attuale, è sempre bene accetta, e la riconferma come una delle voci più importanti della sua generazione.