Quello che Walter Siti prova per la letteratura è un amore evidente, profondo e viscerale. Ed è proprio questo amore a spingerlo a ragionare su di essa e sul percorso e le direzioni che questa ha intrapreso nel corso degli anni. Così nasce Contro l’impegno. Riflessioni sul Bene in letteratura, un pamphlet che raccoglie i pensieri dell’autore su questa materia – alcuni già pubblicati su quotidiani e riviste e qui riaggiustati, altri inediti.
In questo pamphlet militante e preoccupato Walter Siti analizza alcuni autori e testi contemporanei di successo per difendere la letteratura dal rischio di abdicare a ciò che la rende più preziosa: il dubbio, l’ambivalenza, la contraddizione.
Siti esplora in particolare una tendenza, che individua come concreta e preminente soprattutto negli ultimi anni: l’impegno, il tentativo continuo di fare della letteratura un veicolo per il Bene, di renderla portatrice, più ancora che di bellezza, di una sorta di cura capace di risanare i mali del mondo. Il tutto, però, a scapito di un elemento fondativo della letteratura stessa: la forma, che l’autore considera «un contenuto a tutti gli effetti (…) uno strumento di conoscenza, un contenuto tanto più prezioso quanto più inaspettato», e che viene qui sacrificato per lasciare spazio a un’idea finale, a un messaggio che si vuole trasmettere a un pubblico sempre più ampio, che spesso, dell’accuratezza stilistica di ciò che legge sembra non interessarsi più, che sembra pretendere piuttosto velocità, immediatezza e semplicità.
Attraverso l’analisi di moltissimi esempi concreti, sia della scena letteraria italiana, sia di quella internazionale, Walter Siti in Contro l’impegno ragiona sul ruolo odierno della letteratura e sui rapporti – sempre più veloci e stretti – che questa intrattiene con il panorama culturale circostante, dal giornalismo alle serie tv, dalla televisione ai film, cercando di riaffermare la sua autonomia e difendere le doti che possiede, come il potere dell’ambiguità e della contraddizione.
Quel che ne risulta è un libro intenso, vibrante, ricco di spunti di riflessione estremamente interessanti che si inseriscono in un dibattito di grande attualità.
Ma non credo che la letteratura sia mai stata “pura” (che cosa è più “impuro” della Divina Commedia?), né che sia una faccenda di letterati ben pasciuti che cincischiano coi soprammobili mentre la casa brucia o discutono sul sesso degli angeli mentre i turchi assediano le porte. O peggio, che dicono di sì al padrone di turno. Credo invece che la letteratura, come la intendo io, sia un modo di conoscere la realtà non surrogabile da altri tipi di conoscenza; se sparisse dal mondo sarebbe come dover fare senza la chimica, o la storia. Ci sono emergenze sociali ed etiche, ma anche emergenze culturali
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