Dall’inizio dell’estate 2022 fino al 27 gennaio scorso sono usciti in digitale cinque nuovi brani dei Gorillaz. Due di questi erano stati suonati dal vivo in anteprima a Montevideo, a fine aprile, nella prima data del lungo tour mondiale fatto dal gruppo nel 2022. Tutti sono confluiti nel nuovo album concepito a Los Angeles, Cracker Island, composto da dieci canzoni e disponibile in vinile, cd e cassetta. Come accaduto per i tre precedenti capitoli discografici della band virtuale di Damon Albarn, quindi, l’uscita di questo ottavo album è stata anticipata da molti singoli che hanno introdotto gradualmente alle sue atmosfere musicali.
Il “pop alternativo” dei Gorillaz continua a essere pieno di influenze diverse, “colto” e orecchiabile allo stesso tempo, ma soprattutto riconoscibile. Lo stile predominante, anche in questo disco, infatti, è quello con cui la band si è già imposta in poco più di ventidue anni di pubblicazioni, un pop elettronico con molti influssi che, per natura, fanno parte del gioco. Le stesse atmosfere spaziano dall’introspezione alla spensieratezza con varie sfumature, e i testi contengono metafore sociali e riferimenti all’attualità ma hanno anche un carattere onirico (vedi Baby Queen). Musicalmente, nei brani di Cracker Island, i sintetizzatori hanno la loro autorità, le influenze soul e funk si fanno sentire in più momenti e ci sono un paio di passaggi rap – uno con un’impronta latina – senza che per questo manchino momenti più cantautorali e intimi come il brano di chiusura, Possession Island, a un certo punto movimentato addirittura da una band mariachi. E tutti questi influssi, una volta ancora, sono possibili anche grazie al contributo di ospiti importanti come Thundercat, Bootie Brown (The Pharcyde), Beck, Stevie Nicks (Fleetwood Mac), Bad Bunny e Kevin Parker (Tame Impala). Una lista di invitati molto meno corposa rispetto al precedente album, Song Machine, Season One: Strange Timez (2020), ma comunque rilevante. Anche se, va detto, tra le canzoni più riuscite ci sono l’intenso mid-tempo Silent Running, in cui è presente il vocalist Adeleye Omotayo, collaboratore di vecchia data della band, e soprattutto Skinny Ape, in cui Damon Albarm è da solo e l’atmosfera intima dominante introdotta da una chitarra folk viene prima ravvivata da un sintetizzatore e poi squarciata da un’esplosione ritmica che prende in contropiede noi ascoltatori ma fa assolutamente parte dello spirito della band.
I Gorillaz restano una sintesi di due concetti che raccontano l’epoca contemporanea da un punto di vista sia musicale sia sociale: commistione e virtualità. E la qualità media di ogni album della band rappresentata dai membri disegnati da Jamie Hewlett – 2-D, Murdoc Niccals, Noodle e Russel Hobbs – è indubbiamente buona. Insomma, dopo il suo eccellente lavoro solista di fine 2021, The Nearer the Fountain, More Pure the Stream Flows, appurato che la saga dei quattro membri fittizi dei Gorillaz prosegue in salute, Damon Albarn prossimamente si dedicherà anche alla reunion dei Blur e quello che da tempo si può dire con certezza, e che lui conferma regolarmente con i fatti, è che si tratta di uno dei musicisti più rilevanti degli ultimi tre decenni.
Cracker Island (Deluxe), versione ampliata pubblicata appena tre giorni dopo l’uscita ufficiale del disco, contiene tre inediti in cui predomina il rap (grazie alle voci ospiti, tra cui quelle dei De La Soul), Silent Running riarrangiata al pianoforte e un remix electro di New Gold.
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