E poi saremo salvi di Alessandra Carati

In una notte buia, Aida che ha appena sei anni, è costretta a fuggire insieme alla madre incinta del fratellino, da un piccolo paese montano della Bosnia. Il padre li aspetta al confine e da lì arriveranno a Milano. Mentre i genitori si aspettano di poter tornare a breve nel loro Paese, Aida si sente attratta dalla nuova situazione, studia, si relaziona, cerca di integrarsi ma nello stesso tempo questo suo nuovo slancio la fa sentire in colpa verso i suoi genitori che per tutta la vita continueranno a pensare alla Bosnia come l'unica patria dove far presto ritorno.

E poi saremo salvi è un romanzo sulla guerra, sull'integrazione dei rifugiati, sulla schizofrenia, ma è anche un percorso intimo sui sensi di colpa e sulle difficoltà che possono portare i sentimenti quando vengono soffocati e non si riesce ad esprimerli. Per molti profughi la salvezza della vita è oltre il confine che separa un Paese in guerra da un Paese in pace ma la salvezza dell'anima non sempre coincide con questa. Aida si sforza di integrarsi, studia duramente, diventa medico e anche il fratellino Ibro, energico ed esuberante inizialmente sembra seguirla in questa strada. Ma non tutti sono forti e fare i conti con il proprio essere ed il proprio passato può essere duro fino a lasciarsi sopraffare dalla vita. I genitori di Aida non sanno comunicare i sentimenti che provano per i figli, forse dandoli per scontati, forse troppo preoccupati per ricostruire il loro futuro nel Paese d'origine e i figli in un modo o nell'altro ne soffriranno da entrambe le parti. Portare dolore e rancore tante volte sarebbe meno difficile se si riuscisse ad aprirsi, se si riuscisse a dirsi le cose. Ecco che il romanzo si fa universale, che pensando di leggere un libro sulla guerra e sui conflitti si arriva invece a capire quanto siano importanti le relazioni umane e quanto può fare la differenza nel nostro piccolo saper cambiare con le parole e gli affetti una parte di mondo che gravita intorno a noi.