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Mentre morivo di William Faulkner

Mentre morivo rappresenta non solo l’apice dell’elaborazione stilistica di William Faulkner – un libro il cui stile si ritrae fino a sfiorare un grado zero della narrazione eliminando tutto ciò che c’è di superficiale nella storia e nel linguaggio – ma rappresenta anche una pretesa di conoscenza profonda da parte dell’autore, il quale avvia una disperata lotta contro il proprio essere scrittore e contro l’essere libro della propria opera.

Ecco qual è il guaio di questo paese: tutto, il tempo, ogni cosa, dura troppo

La storia, costruita intorno a un coro di personaggi che si alterna coi propri punti di vista e le proprie paure, ha un incedere inizialmente lento ed esasperante, che finisce poi per inglobare i protagonisti – la sventurata famiglia Bundren – in un viaggio tragico che li allontana costantemente da un obiettivo che sembra irraggiungibile: il superamento di una perdita. Mentre morivo evoca fin da subito la lunga attesa per qualcosa di superiore, di sperato, che si risolve in considerazioni filosofico-religiose strazianti.

Non sto piangendo adesso. Non sto nulla. Sto zitto. Riesco a piangere zitto, adesso, sentendo e ascoltando le lacrime

Mentre morivo
Mentre morivo Di William Faulkner;

Un viaggio folle su un barroccio sgangherato, tra inondazioni e fienili in fiamme, sotto i cerchi sempre più fitti degli avvoltoi che accompagnano speranzosi il grottesco funerale di Addie Bundren. Attorno alla bara, spinti dai segreti più diversi, ingobbiti nei loro destini indicibili, il marito, la figlia e i quattro nipoti.

Una costante ricerca linguistica diventa il motore principale di tutto il ragionamento del libro – e della produzione di Faulkner. Le parole vengono scomodate dai propri usi comuni per essere stravolte e riscoperte dal lettore e dallo stesso autore. In Mentre morivo ciò diventa essenziale non solo in ragione dell’estrema sintesi ed espressività ottenute da tali accostamenti, ma anche per l’articolazione di un ragionamento che cerca di elaborare la profonda consapevolezza di qualcosa di superiore.

Pa’ si piega sul letto nella luce fioca del crepuscolo, la sagoma ingobbita che ha la gufaggine di una cupa indignazione scarmigliata entro la quale si cela una saggezza troppo profonda o troppo inerte perfino per il pensiero

Faulkner, infatti, percepisce la presenza di qualcosa che si cela al di là del pensiero, una forza legata strettamente alla terra e alla natura, la cui potenza assume – come i protagonisti e la vicenda stessa – connotati biblici. Riverberano tra le parole di questo libro le gesta dell’antico testamento e quelle dell’Odissea – da cui è tratto il titolo – che si fondono con personaggi tragici e ignari, sotto i piedi dei quali si espande un palcoscenico antico quanto la Bibbia. È però un vero e proprio esercizio mentale leggere Mentre morivo, proprio per la tempesta che l’autore erige e intorno alla quale intesse la vicenda e le vite dei personaggi.

Fu allora che capii che le parole non servono a nulla; che le parole non corrispondono mai neanche a quello che tentano di dire

La ricerca di ciò che si cela dietro ai fatti e dietro al linguaggio è costantemente offuscata agli occhi di Faulkner, al punto da diventare lentamente qualcosa di frustrato e quasi impossibile.

L’eternità è una cosa terribile da affrontare

Mentre morivo è un’opera spaventosa nella sua profondità e nel suo pessimismo (per quanto leniti da uno stile asciutto e sintetico). William Faulkner opta per un’adesione fedelissima e totale ai personaggi protagonisti, calcandone fin nei minimi dettagli il modo di agire, di pensare e di avere paura. La paura ha un ruolo fondamentale nella mente dei protagonisti e dell’autore. Nel caso dei personaggi è la paura che si prova quando ci si trova davanti a qualcosa di più grande di sé; nel caso di Faulkner è la paura di non poterla mai capire, quella cosa più grande di sé.

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Conosci l'autore

William Faulkner nasce a New Albany, nel Mississippi. Tra i suoi romanzi più famosi, ricordiamo L'urlo e il furore (1929), Mentre morivo (1930), Luce d'agosto (1932), Gli invitti (1938) e Assalonne, Assalonne! (1936). Faulkner fu anche uno scrittore prolifico di romanzi brevi: la sua prima raccolta, Queste 13 (1931), comprende alcune delle sue storie più conosciute. Durante gli anni '30, nel tentativo di guadagnare qualche soldo, Faulkner ebbe l'idea di Santuario, un romanzo che oggi verrebbe definito "pulp" (pubblicato per la prima volta nel 1931).Faulkner ricevette il Premio Pulitzer per Una favola, e vinse il National Book Award (postumo) per la sua The collected stories.Faulkner è stato anche un apprezzato autore di romanzi polizieschi.Nei suoi ultimi anni Faulkner si trasferì a Hollywood per lavorare come scenografo (suoi sono i copioni del Grande sonno di Raymond Chandler e di Avere e non avere di Ernest Hemingway, entrambi diretti da Howard Hawks).L'ultima parte della sua vita fu purtroppo segnata da un grave problema di alcolismo. Questo non gli impedì tuttavia di presenziare all'assegnazione del Premio Nobel per la Letteratura e di pronunciare uno dei discorsi più significativi mai ascoltati in tale occasione. Faulkner decise di devolvere il proprio premio per la costituzione di un fondo che avesse come scopo quello di aiutare ed incoraggiare nuovi talenti letterari.Morì a sessantaquattro anni, il 16 luglio 1962, ad Oxford, Mississippi.

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