“Com’è nata l’idea di pubblicare su carta riciclata? Non è mai nata. Sicuramente sarebbe stata un’iniziativa nobile. Ma non l’ho fatto. Se permettete, il mio libro lo voglio su una carta nuova e sfavillante e se questa cosa apporterà un qualche minimo danno al pianeta, ce ne faremo una ragione.”
Da un po’ di tempo in Italia ci si è accorti di un tipo di comicità emergente per cui la risata è sempre mezzo, più che fine. Si tratta di una comicità sottile, specifica, fatta di giri di parole strabordanti, ribaltamenti ed estremizzazioni, spesso al limite del nonsense (ma soltanto in apparenza). È nata online, e cresciuta sui social.
Questo modo di far ridere è approdato in libreria: ottimo esempio ne è Jocelyn uccide ancora (minimum fax) di Alessandro Gori, noto sul web come Lo Sgargabonzi.
Un libro anticipato solo, forse, dalle storie di Aldo Nove.
E anche in televisione abbiamo esempi di questa comicità, grazie a Valerio Lundini e al geniale programma che lo vede protagonista, Una pezza di Lundini, ideato da Giovanni Benincasa, la cosa più rivoluzionaria uscita nel 2020. Una trasmissione che finge di sostituire buchi lasciati da programmi non andati in onda: di metterci una pezza, appunto, anche se con un conduttore, interpretato da Lundini, palesemente impreparato e disorganizzato, megalomane, dalla faccia di bronzo, che regala momenti cringe e che strappa risate per via della sua inadeguatezza.
"Adesso ti spiego che cos'è questo libro. Facciamo una cosa breve, anche perché lo spazio è poco. Da anni Valerio Lundini dirige e interpreta corti, sketch e spettacoli, lavora in radio e in televisione. In pratica, Lundini scrive cose che fanno ridere."
“I tuoi zigomi: zigomi per i quali neanche Boccaccio avrebbe inanellato i giusti aggettivi. Carini, interessanti, puntuali, ben educati.”
Il libro di Valerio Lundini edito da Rizzoli Lizard si chiama, ironicamente, Era meglio il libro, presupponendo un inesistente (ed eventualmente terribile) adattamento per il cinema. Si tratta di una raccolta di racconti brevi e brillanti. Si attraversano: italiano e napoletano maccheronici, il palindromo più lungo del mondo, botta e risposta su Tripadvisor inventati di sana pianta (ma non per questo meno verosimili), assurdi giochi della settimana enigmistica, sexting, Miss Italia, Paperissima e Unesco. Racconti surreali quanto le storie dello scrittore israeliano Etgar Keret eppure al contempo sempre diretti e sorprendenti, legati ad aspetti della vita quotidiana. Non è raro, leggendo, ritrovarsi a ridere da soli.
Per esempio, quando un critico cinematografico scrive intere recensioni dopo aver visto soltanto i primi cinque minuti di ogni film:
Possiamo dire che è folle la scelta di George Lucas di fare un film interamente fatto di scritte? Dove sono i dialoghi, l'azione, le pause, i personaggi e gli astronauti che uno si aspetta di fronte a un titolo del genere? Nonostante l'evocativo cielo stellato posizionato dietro al racconto scritto di questa epopea "stellare", nel film l'azione non decolla. Sarebbe stato meglio, e più onesto, farne direttamente un libro.
I racconti di Era meglio il libro sono basati su un continuo gioco di accumulo, fino a una chiusura in climax sempre imprevista e paradossale. Lo stile di Valerio Lundini riesce a manipolare la cultura pop italiana, l’immaginario condiviso di chi è nato dopo gli anni ‘80.
La parodia del luogo comune e del cliché – letterario, televisivo, musicale, folkloristico – si fa, in questo libro, massima; come se Lundini fosse in grado di prendere in giro e contemporaneamente svelare ciò che è normalmente ignorato, ma sotto gli occhi di tutti.
Di osservarlo, cioè, da un’angolazione nuova. In fondo, è questo che fa la grande comicità. Ed è questo che fa anche la letteratura.
Brav, Lundi’, brav.
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