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I draghi, il gigante, le donne di Wayétu Moore

Vincitore del Premio Inge Feltrinelli 2023

Perché le bambine hanno quest’aspetto? Così, da malate. Bianche…

Wayétu Moore

I pensieri della piccola protagonista di I draghi, il gigante, le donne sono semplici e concreti.
La realtà è come la vede, come la sente, come le viene detto che è.
Ha una cieca fiducia negli adulti e nelle loro parole, i saggi giganti che tutto sanno, gli unici in grado di guidarla nel giorno e di proteggerla nella notte.

I draghi, il gigante, le donne
I draghi, il gigante, le donne Di Wayétu Moore;

La piccola Tutu sente uscire dalle nuvole la voce della mamma assente da anni. Un giorno però scoppia la guerra civile e Wayétu è costretta a fuggire con la famiglia. La fuga è narrata come una fiaba che aiuta il lettore a superare l'orrore e a disegnare un senso, e quindi una speranza, nel mezzo dell'assurdo

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Questi saggi giganti, con le loro parole, proteggono la sua infantile innocenza.
E così, sbattendo semplicemente le palpebre, degli spari possono diventare colpi di tamburo, una fuga può diventare una gara, la morte può trasformarsi in sonno. Sono giochi infantili, a cui noi, lettori adulti, possiamo giocare solo se ancora abbiamo addosso quella pura ingenuità di cui lo scorrere del tempo è solito privarci. Perché la bambina, con i suoi occhi di bambina, non può vedere le sfumature astratte di un’azione, né il percorso che la mente dell’adulto ha compiuto.
Si fida, non lo sa che può essere una bugia.

Cantavo insieme al film, facendo eco alle parole perché non le sapevo, lasciandomi trascinare da una storia che non ero in grado di capire del tutto

Wayétu Moore

Quando poi cresce, gli occhi con cui la bambina vede il mondo sono quelli degli adulti, dei giganti.
Quelli stessi giganti di cui, qualche anno prima, si fidava ciecamente, ma di cui adesso può comprendere le bugie.
E allora, 25 anni dopo, cade il mito. Il bosco dove faceva le gare è solo un bosco pieno di cadaveri, in cui si muoveva per fuggire, i colpi di tamburo spari, i draghi despoti.
Quando poi casa cambia, allora i draghi assumono nomi altisonanti: razzismo, femminismo, condizione esistenziale, discriminazione, police brutality.
Le guerre da combattere si fanno reali e allo stesso tempo astratte: si combatte per i principi, contro un male che non sarà mai “puro” come quello dei draghi cattivi.
Non c’è più spazio per la fantasia, per la favola edulcorata raccontata dal papà, dalla nonna, dalla mamma di cui sentiva solo la voce.
La Liberia e i suoi colori spariscono, lasciando spazio a una città elegante, al paese in cui Wayetu - così si chiama la bambina cresciuta - è diventata “nera”.

«Mi avevano convinta che la dolcezza della Liberia era ineguagliabile - più dolce dei residui di mango maturo che mi ritrovavo tra i denti dopo aver succhiato il succo di ogni pezzetto appiccicoso, più della caramella mou della nonna che mi si scioglieva sulla lingua, più del pan di zucchero, persino più dell'America - all'epoca non c'era nulla che avesse lo stesso sapore del mio paese. Questo era tutto ciò che sapevo di casa mia a quel tempo: vivevo in un posto così dolce da far cantare le parole».

La storia raccontata da Wayétu Moore - nata nel 1985 in Liberia e trasferitasi a causa della guerra civile negli Stati Uniti insieme alla famiglia - è la sua.
Lo fa per due volte, entrambe con una delicatezza e un calore ineguagliabili.
Al suo canto di bambina e adulta unisce quello di chi adulta è sempre stata: sua madre; quella madre che nelle prime pagine non c’era, ma che il colore della pelle lo ha cambiato molto prima di lei.
E cerca di sopravvivere, di curare le proprie ferite, di dare un senso a quelle storie che le sono sempre state raccontate, narrandole lei stessa.

I draghi, il gigante, le donne è il racconto di una storia che ha bisogno di prendersi lo spazio per mettersi in ordine.
È la crescita di una bambina che diventa donna. È realismo magico, realismo mimetico, memoir. È fuga e ritorno.
È trent’anni di diaspora liberiana. È la ricerca di casa. È la guerra, vista con gli occhi di una donna.
È la guerra, vista con gli occhi di una bambina.

«Perché tutte queste chiacchiere su un drago che si nasconde?” si chiede la piccola Tutu,“Perché non si erano limitati a chiedere a una donna, a una come Mam, a una di quelle donne che sapevano fare tutto e andare dappertutto, di entrare semplicemente nella foresta e parlare con Hawa Undu con voce gentile? […] lei non lo avrebbe combattuto. Avrebbe solo preso Hawa Undu per mano e lo avrebbe accompagnato fuori».

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La posta della redazione

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Conosci l'autrice

Wayétu Moore è un’autrice liberiana. Nata nel 1985 in Liberia, si è trasferita poi, a causa della guerra civile, negli Stati Uniti insieme alla famiglia. Il suo romanzo d’esordio, She Would Be King, è stato selezionato come uno dei migliori libri del 2018 da Publishers Weekly, Booklist, Entertainment Weekly e BuzzFeed. Alcuni suoi racconti sono apparsi sul New York Times e su riviste come Paris Review, Guernica e The Atlantic. Nel 2011 ha fondato la casa editrice e organizzazione non-profit One Moore Book che pubblica e distribuisce libri per bambini che vivono in paesi poco rappresentati nella letteratura. Nel 2022 esce per E/O I draghi, il gigante, le donne.

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