La famiglia Giovannetti è all’apparenza una famiglia come molte altre: borghese, discretamente felice. Il padre, Mauro, è un brillante professore di storia e filosofia al liceo, oltre che un uomo affascinante, la madre, Angela, insegnante d’arte alle medie, è una donna mite e devota alla famiglia; i due figli, Perla e Felix, sono molto diversi tra loro: se Perla – brillante, curiosa, dotata – è quella su cui i genitori, in particolare il padre, ripongono tutte le loro aspirazioni, Felix è impacciato e timido, ma tutto sommato un bravo ragazzo che non desta particolari preoccupazioni. Una bella casa nella periferia romana, pranzi e cene tutti insieme, amici della buona società, interessi culturali: che cosa può accadere a una famiglia con queste premesse? Che cosa può gettarla nel baratro?
I giudizi sospesi mette in scena con rara potenza venticinque anni della storia di una famiglia, indagata nelle sue dinamiche più autentiche e nascoste. Una narrazione robusta e strutturata, in fitto dialogo con la tradizione del grande romanzo americano; una scrittura splendida: luminosa, generosa, mossa, capace di accendere il coinvolgimento del lettore.
È Felix la voce narrante della storia, che comprende un arco di tempo che dal 1998 arriva al 2023: è attraverso il suo punto di vista che assistiamo al disgregarsi dei Giovannetti, pezzo dopo pezzo. La miccia che farà esplodere questa famiglia quasi perfetta si chiama James Tocci, il fidanzato di Perla. Inizialmente James appare ai genitori di Perla come un ragazzo un po’ eccentrico, sopra le righe, ma senza particolari problematiche. Man mano, anche quando Perla diventa sempre più irascibile, scostante, si pensa a una classica ribellione adolescenziale di una ragazza altrimenti troppo nei ranghi. Tra l’ipocrisia, l’indifferenza o forse semplicemente la superficialità o la difficoltà a prendere posizione dei genitori (che poi, sarebbe stato sufficiente?), James conquista terreno. Ragazzo, e poi uomo, dalla personalità controversa e diabolica, James ha un profilo psicologico difficile: è violento, controllante ed è, soprattutto, un abile manipolatore; sconvolge la vita di Perla, che abbandona gli studi, gli amici, la stessa famiglia, fino ad annullare sé stessa, a sparire.
Mauro, Angela e Felix le provano tutte per riavere indietro Perla, ma ormai lei non è più la stessa persona; l’irrazionalità e la crudeltà di James, prima, e di Perla, poi, non risparmiano nessuno, l’incomunicabilità tipica che viene a crearsi quando si ha a che fare con una personalità violenta non lascia spazio ad alcun rimedio; i Giovannetti si ritrovano allora di fronte alla domanda più difficile di tutte: dove abbiamo sbagliato?
«È per questo che non farai mai figli» mi diceva Beatrice, «perché non accetti la sfida che essere genitori comporta: che potrai essere punito anche se, davvero, di grave non hai fatto nulla»
James Tocci sconvolge e distrugge la vita di Perla, e attraverso di lei quella di tutti i Giovannetti, che si ritroveranno a fare i conti anche con i loro dolori nascosti e mai affrontati: i tradimenti di Mauro, il mettersi da parte di Angela, il sentirsi sempre in secondo piano di Felix. La tossicità della relazione tra Perla e James contagia come un morbo tutti i componenti della famiglia, la manipolazione subita da Perla valica i confini del suo amore malato e investe tutti: che cosa abbiamo fatto di male? Siamo cattivi? Siamo forse pazzi?
James, bugiardo patologico, mistifica e piega la realtà a suo piacimento, nega e accusa, manipola e mente. Perla perde sé stessa e ogni possibilità di salvarsi. Felix, nel tentativo di lenire il dolore della sorella, lascia da parte il proprio. Mauro esplode, e abbandona ciò che era sempre stato. Angela si getta nella carriera che non aveva mai avuto. Tutti vivono nell’ossessione costante di cosa avrebbero potuto fare e non hanno fatto.
«Io ero il suo modello, Felix! Funziona così. Tu come modello di maschilità hai avuto tuo padre, il modello di Perla ero io. Ossia, cosa? La moglie di? Quella che sa di essere cornuta ma fa finta di niente? Quella che sorride, l’angelo del focolare? Cristo, Felix, tu non sai quanto ci ho pensato! Ogni volta che tornavo a casa, nella casa vecchia, vedevo lo studio di Mauro e mi dicevo: ma perché Mauro ha uno studio e io no? E dire che io ero quella che dipingeva, ne avrei dovuto sentire il bisogno più di lui, eppure...»
La narrazione di Felix ci fa conoscere quella che sembrava la vita di una famiglia normale, quella che forse era la vita di una famiglia normale, con tutta la sua dose di non detti, dolori taciuti, ruoli consolidati e segreti, e ce ne racconta la distruzione. La violenza non è mai esplosiva, nessuno dei componenti andrà davvero ad ammazzare James Tocci – anche se tutti giurano che lo faranno, eppure è sempre in crescendo, in un costante e delirante crescendo, fino alla fine.
Vi chiedete anche voi costantemente, ossessivamente, perché i rapporti con le persone più importanti della nostra vita si riducano, alla fine dei conti, a una serie di domande mai fatte?
I giudizi sospesi di Silvia Dai Pra’ è un libro amaro, che ci costringe a chiederci se al posto di Perla, di Felix o di Mauro e Angela potremmo forse esserci noi, un giorno, incapaci di reagire, di trovare una via d’uscita, o semplicemente beffati dal destino. C’è una spiegazione a tutto il dolore che accade a questa famiglia? Esisteva un modo per evitarlo? Chi ha sbagliato, e dove? Come suggerisce il titolo, il giudizio rimane sospeso.
Potevamo essere fratelli, condividere geni, storia, DNA, potevamo avere diviso la stessa stanza e poi la stessa casa, avere riso delle stesse battute, avere mangiato nello stesso piatto dividendoci bicchiere e forchetta, ma ormai questo era ciò che era: io e Perla in comune non avevamo più niente.
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