In un contesto particolarmente caldo come quello di Cinisi, paese natale di Peppino Impastato, il commissario di polizia Saverio Mineo non si trova a risolvere casi riguardanti la mafia, bensì a indagare su omicidi misteriosi, a sedare la rabbia di un gallo da combattimento e a dare la caccia a presunti vampiri, indicando così i presupposti per una lettura ben diversa dai soliti gialli.
Al commissariato di Terrasini-Cinisi è in corso una guerra. Contro la malavita, visto che gli omicidi si susseguono? Niente affatto: contro la vile mano anonima che continua a disseminare di 800A i muri del paese, in barba a tutte le telecamere di sicurezza. È questo il cruccio principale del commissario Saverio Mineo (oltre a sua moglie, naturalmente). Ma se fosse tutto qui, forse gli resterebbe un po’ di tempo per la sua attività principale, leggere la «Gazzetta dello Sport».
Per ogni segnalazione, Mineo prega che si tratti di una cosa da niente; quando così non è, vorrebbe lasciare l’amaro compito di risolvere il caso ai carabinieri, trovandosi infine controvoglia sulla scena del crimine, assistito dal fido ispettore La Placa e dal medico legale, il dottor Costanza.
Saverio Mineo, definito «l’anti-Montalbano», è insofferente, scaltro e dolorante. È un commissario che usa l'orario lavorativo per fare la spesa o andare al bar con la sua amata bicicletta elettrica. Quando è in ufficio legge La Gazzetta dello Sport, da cui ricava una grande collezione di ritagli, oppure risponde alle telefonate della moglie.
Difficile se non impossibile credere che questo personaggio sia competente nel suo lavoro. Ciononostante, il commissario, nel suo essere così insopportabile, stupisce risolvendo bizzarri casi di omicidio attraverso la rielaborazione di parole, pensieri e immagini, contornata dalla costante distrazione e dal suo super-udito.
Mineo odia il sudore, i piedi brutti, uno dei suoi assistenti Milito e il sostituto procuratore, la dott.ssa. Renda. Eppure, inconsciamente, è capace di capire le persone, le loro debolezze e i loro difetti perché li condivide, attraverso i costanti dolori all’anca, la paura del sangue e della moglie. Tutti questi aspetti fanno di Mineo il più esilarante antieroe del giallo italiano.
Ma se fosse tutto qui, probabilmente resterebbe al commissario del tempo per la sua attività principale, leggere La Gazzetta dello Sport. Invece la vile mano che imbratta i muri del paese non si ferma, e decide di provocare ancor di più il corpo di polizia accanendosi in particolare maniera su Mineo. Un caso unico che lo perseguita e lo fa sudare, alternato a tre casi di omicidio, compone il puzzle completo di questa intrigante storia condita da racconti di vecchie leggende del calcio sconosciute a molti, una misteriosa microspia nascosta nell’ufficio e il torrido caldo della Sicilia.
Lo stigma del narratore sicuro, la parola resa evidente e una storia tutta italiana accompagnano e orientano l’immaginazione del lettore. Uno stile asciutto e disinvolto caratterizza questo giallo intrigante e fuori dalle righe.
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