Il resto di niente è un romanzo storico che racconta la vita di Eleonora di Fonseca Pimentel e il legame che ebbe con la rivoluzione che sconvolse la città di Napoli alla vigilia del XIX secolo. Ce ne parla Maurizio de Lucia, che abbiamo incontrato in occasione dell’uscita del suo romanzo La cattura, scritto insieme al giornalista Salvo Palazzolo.
Portoghese di origine ma napoletana d'adozione, Eleonora de Fonseca Pimentel fu poetessa, scrittrice e una delle prime donne giornaliste in Europa. Amica di intellettuali e rivoluzionari, da Vincenzo Cuoco a Guglielmo Pepe, ebbe un ruolo di primo piano negli sfortunati moti partenopei del 1799.
Uno dei libri che più ha contato tra le letture del Procuratore di Palermo è l’opera di Enzo Striano. Pubblicata la prima volta nel 1986, è diventato un film nel 2004, diretto da Antonietta De Lillo. Il libro di Striano racconta le vicende che hanno portato Eleonora Pimentel e un gruppo di intellettuali napoletani a diventare protagonisti dei moti rivoluzionari del 1799 nella città di Napoli, che abbatterono il governo di Ferdinando IV, portando all’instaurazione della Repubblica napoletana.
Eleonora, trasferitasi a Napoli da Roma, a soli undici anni, proveniva da una nobile famiglia portoghese in pessimi rapporti con lo Stato Pontificio. Dopo una triste vicenda familiare che portò alla morte di suo figlio e, di conseguenza, al divorzio con suo marito Tria, entrò in contatto con l’ambiente intellettuale napoletano, favorevole a rivoluzionare in senso progressista il governo e la società partenopea.
La maestria di Enzo Striano è nella sua scrittura dal taglio giornalistico, capace di riportare in maniera vivida i colori e la vivacità di Napoli, così come le meschinità e la violenza che affliggevano il popolo per la gran parte analfabeta e sottomesso della città. Attraverso la storia di Eleonora de Fonseca Pimentel e dei suoi amici, Striano riporta alla luce un pezzo di storia fondamentale per il nostro Mezzogiorno, ma il suo libro resta ancora oggi poco considerato da storici e critici; alla fine resta un interrogativo: cosa sarebbe successo se Eleonora e gli altri intellettuali avessero trionfato?
È un capolavoro per me non sufficientemente conosciuto. Lo è per il linguaggio che usa, non ordinario, lo è per i contenuti e per la storia di Eleonora de Fonseca Pimentel e di una generazione di giovanissimi nobili napoletani che avrebbero potuto cambiare la storia del mezzogiorno e che invece fanno la fine che troppo spesso nella storia di Italia le minoranze hanno subito.
Dopo la rivoluzione, infatti, passa poco tempo prima che l’Esercito della Santa Fede intervenga, riportando la situazione allo stato di partenza. Eleonora e i suoi amici, che avevano diffuso la libertà a colpi di penna per promuovere una nuova Repubblica, ideale e democratica, saranno giustiziati. Alla fine non resterà niente, anzi meno di niente, il resto di questo disastro.
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