Quando hai l’impressione che ogni cosa prenda la piega sbagliata e che da quella spirale non se ne possa più uscire. Quando devi raccogliere i resti della tua vita scoprendo che stanno a malapena in uno zaino da 45 litri. Quando finisci per guardarti allo specchio come uno sconosciuto, fissando quei tratti semi anonimi radunati dal gioco del destino. È allora che intuisci che «il bello di quando non hai niente è che basta poco per ripartire».
La storia della caduta e della redenzione di un uomo lontano dall'essere perfetto, ma al tempo stesso irresistibile, un meraviglioso concentrato di difetti, superficialità, speranze, slanci e voglia di lottare; dei vizi e delle virtù, insomma, che rendono umani.
Nel romanzo si inseguono le vicende antirocambolesche di Luca Fanti, manager ammaliator-mondano e fratello maggiore di Olli, un affermato campione di ciclismo, votato allo sprint da cronografo e ai selfie endorfinici del fotofinish.
È nella verace diffamazione quotidiana del businessman che si rasentano i fondali melmosi della natura umana cogliendone a ogni tappa la loro imbarazzante forma e misura. Luca è un esemplare egoista d’animale sociale, un’evoluzione affermata di virilità e parvenza, disposto a tutto pur di soddisfare le avide brame di gloria e quattrini. Il profilo tanto arguto del protagonista si sgretola sbiadito in fisionomie spettrali d’anonimato, «come se il buio avesse assunto una qualità materica».
Fatti incalzanti frastagliano le lusinghe di essersela cavata anche stavolta: in un gioco di resilienza seriale si è pronti a reiterare gli stessi errori pur di garantirsi una sfrontata sopravvivenza. Nella triade rovinosa di soldi, droghe e sesso, tutto si dissipa in uno spreco analgesico-esistenziale. Nella melissa ammaliante di una Milano da bere occorre vincere… meglio se barando. Perché tutto è destinato a muoversi in fretta a Milàn, anche i sentimenti.
I rancori, le ripicche, per i suoi occhi sono una punizione scontata per chi ha commesso un delitto più grave, ubriacare una donna con una promessa d’amore eterno, per poi girarle le spalle e trovare la sfacciataggine di sopravvivere alla fine del mondo
Nel quadro fatto da Brizzi, il ritratto dello sciagurato Fanti ci rende un po’ complici, nell’affresco della sua stesura. Cosa avrei fatto al suo posto? È questa la cornice su cui distendere la tela del romanzo.
Non solo si tocca il fondo, ma si scava ancora, si mangiano le proprie tracce per potersi perdere ancora: come nell’euforia artificiale di un drogato misantropo, la retta via fa fatica a trovare la sua strada. L’antieroe preferisce barcollare sulle linee brevi tratteggiate al confine della disfatta.
Non saprei perché mi e sembrato tanto irresistibile rovinare tutto quello che avevo costruito di buono e condannarmi da solo a un destino da miserabile
Soltanto dopo la nausea d’apnea, scopre che l’amore e gli affetti non sono solo boe da navigazione ma anche scialuppe per non annegare… e che il mare è mosso soltanto sulle vertigini di chi lo esplora. Cosa rimane di noi dopo la nevralgica odissea di un destino avverso? «…mi resta addosso un aggregato tossico di gioia e insoddisfazione…», confessa. La svolta è al bivio: soccombere nel riflusso del rancore o boicottare le premesse che ci hanno trascinato viscerali fino alle spoglie del varco?
Per l’emerito Fanti, destreggiarsi alla ricerca spasmodica del successo è ben diverso che ballare lieti sul bordo delle piccole cose. Essere felici per poco non è solo saggezza… dovrà diventare per lui una questione di stile. La miseria che lo attanaglia nasce nell’abitudine di una vita adornata d’effimere spregiudicatezze. Vuol poter scrivere la fama del successo ma corregge soltanto la grammatica di uno scarabocchio che lo tratteggia senza chance.
L’assolo che recita Brizzi diventa commedia plurale. E lo fa con l’emozione di un linguaggio a portata di gravità. Luca Fanti è capace di scomporre l’animo di chi lo esplora, tanto da farti sentir scorrere il vento delle stagioni nelle vene. È quello che personalmente ho provato, come sedotto dalla fugacità di una foglia in caduta libera. Nel libro la rinascita espressa dalla primavera perfetta sboccia in fregi di slang brillante, parole metropolitane che rasentano il GULP di un fumetto che l’autore riesce a far vibrare fino a delinearsi in strofe di sfrontata spiritualità.
La metamorfosi della sorte è il vero manufatto da sfogliare perché «è il finale che fa la differenza», e si capisce quanto sia difficile scendere a patti con l’efficacia della redenzione. L’esistenza in Luca ci appare un percorso astrale, la coda di una cometa che ci orbita dentro. Brilleremo soltanto se aggrappati alla sua scia. Siderali e carnali. La serenità si genera da un equilibrio armonico tra il sé e tutto quello che lo circonda. La rivelazione della primavera sarà perfetta quando transiterà paziente sulla geografia della mente, tra gli astri precari della consistenza. Soltanto allora ogni pensiero sarà la manifestazione più intima del nostro zenit.
Perché occorre guardare lontano, in alto… per capire che il cielo degli aquiloni è appeso a un filo di troppo.
Le recensioni della settimana
Hai domande, dubbi, proposte? Vuoi uno spiegone? Scrivi alla redazione!
Conosci l'autore
Per poter aggiungere un prodotto al carrello devi essere loggato con un profilo Feltrinelli.
Per poter aggiungere un prodotto alla lista dei desideri devi essere loggato con un profilo Feltrinelli.
Il Prodotto è stato aggiunto al carrello correttamente
Il Prodotto è stato aggiunto alla WishList correttamente