Scelti per voi

Late Developers dei Belle & Sebastian

A meno di un anno dalla pubblicazione di A Bit of Previous, i Belle and Sebastian tornano con il loro dodicesimo album in studio, annunciato a sorpresa pochi giorni prima dell'uscita.

Late Developers
Late Developers Di Belle & Sebastian

Tra melodie malinconiche e suoni più gioiosi e spensierati, questo nuovo album raccoglie i risultati di ventisette anni di attività di una band che, con maturità e talento, riesce a spaziare tra diversi sound e stili.

Nonostante I Don't Know What You See in Me – il singolo che ha preceduto di poco la pubblicazione del disco – abbia spiazzato molti estimatori della band per i suoni synth-pop anni ’80, il resto dei brani per lo più riconferma la grazia ormai storica dell'indie-pop degli scozzesi. La differenza, come lascia intendere la terza traccia, When We Were Very Young, la fanno «i futuri lasciati alle spalle», che hanno cambiato il punto di vista e quindi anche smussato il carattere sognante delle melodie. Così la malinconia, che non è certo una novità nella musica firmata Belle and Sebastian, nei testi di Late Developers è lo stato d’animo che si fa notare di più. D’altronde passati i cinquant’anni è naturale che possa accentuarsi e lo stesso invito a lasciare «che il passato taccia» sembra confermarlo.

L’album si apre con Juliet Naked, che ha lo stesso titolo (manca solo la virgola tra le due parole) del romanzo del 2009 di Nick Hornby, in italiano uscito come Tutta un'altra musica. In origine, infatti, il pezzo doveva far parte della colonna sonora dell'omonimo film di Jesse Peretz uscito nel 2018 negli Stati Uniti e in Inghilterra, ma arrivato in Italia solo nel 2019. Non è un caso, quindi, che si tratti di una canzone sentimentale con un testo che fa riferimento alla storia dolceamara messa in scena dal regista americano e ispirata al romanzo, che racconta la separazione, causata da un musicista, tra un uomo e una donna sulla quarantina…

Per addolcire gli effetti del passaggio del tempo, come le separazioni appunto (di cui la band sa qualcosa visto che il cofondatore Stuart David e Isobel Campbell nel corso degli anni hanno preso la loro strada), il frontman Stuart Murdoch (1968) e i suoi soci sembrano fare affidamento su produzioni musicali vivaci e gioiose come, per esempio, quelle della title-track o di Give A Little Time e So In The Moment. Quest’ultima in particolare ha un tiro psichedelico anni ’60 ma, più in generale, tra gli influssi che spiccano negli undici brani indie-pop ci sono anche quelli soul, funk, gospel e, chiaramente, folk.

Insomma, la band di Glasgow quest’anno raggiungerà i ventisette anni di attività e Late Developers è un album che sembra sancire come la nostalgia presente nella sua musica assuma, per quanto possibile, un ruolo man mano più rilevante. La vena malinconica c’è sempre stata e chiaramente non si tratta né di una svolta né tanto meno di un colpo di scena ma di una semplice e naturale variazione nel tempo. Tanto, come detto, ci sono più brani che contribuiscono a non rendere l’ascolto avvilente e almeno in questo senso anche quel primo singolo disorientante, I Don't Know What You See in Me, così radiofonico e con un testo tanto leggero e sdolcinato, alla fine, pare avere la sua degna funzione.

Le recensioni della settimana

La posta della redazione

La posta della redazione

Hai domande, dubbi, proposte? Vuoi uno spiegone?
Scrivi alla redazione!

Chiudi

Per poter aggiungere un prodotto al carrello devi essere loggato con un profilo Feltrinelli.

Chiudi

Per poter aggiungere un prodotto alla lista dei desideri devi essere loggato con un profilo Feltrinelli.

Chiudi

Il Prodotto è stato aggiunto al carrello correttamente

Chiudi

Il Prodotto è stato aggiunto alla WishList correttamente