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Le correzioni di Jonathan Franzen

Chiunque li avesse visti distogliere lo sguardo dai newyorchesi scuri di capelli che li superavano di corsa, chiunque avesse scorto il cappello di paglia di Alfred stagliarsi all’altezza del grano nell’Iowa del Labor Day, o la lana gialla dei pantaloni tesi sull’anca sporgente di Enid, avrebbe capito che venivano dal Midwest e che erano intimoriti. Ma per Chip Lambert, che li aspettava oltre il controllo bagagli, erano due killer

Mettere in scena una famiglia non è semplice. Non è semplice trovare il modo di darle una forma, di incastrarla in un numero limitato di pagine. Non è semplice, ma Jonathan Franzen, ne Le correzioni, la fa sembrare la cosa più normale del mondo.

Enid e Albert Lambert, e i loro tre figli, Chip, Gary e Denise, vivono sparsi fra St. Jude, Philadelphia, New York e Vilnius, Lituania. E nello spaccato di vita in cui li accompagniamo attendono l’arrivo del Natale; o meglio, Enid attende febbrilmente il 25 dicembre, mentre i suoi tre figli attendono febbrilmente una scusa per poterlo evitare.

Le correzioni
Le correzioni Di Jonathan Franzen;

Un grande romanzo che si legge d'un fiato, ricco di umorismo e umanità e al tempo stesso duramente critico verso la società contemporanea e i suoi pochi, incerti valori.

- Papà ha detto una cosa strana sabato scorso, – continuò Denise. – Ha detto, «Non so quanto tempo mi resta». Tutti e due parlavano come se questo fosse il loro ultimo Natale. E’ stato piuttosto commovente.
- Be’, sai bene che la mamma, – disse Gary con una certa ferocia, – è capace di dire le cose in modo da ottenere la massima coercizione emotiva!
- E’ vero. Ma credo che parlasse sul serio.

E quest’ultimo Natale a St. Jude, nella casa di famiglia, non c’è modo di evitarlo. E ce lo dice già il nome di questa piccola cittadina del Midwest: Saint Jude, il patrono delle cause perse.

- Avanti, “finiamo” questa conversazione, – disse Gary.
- Okay, be’, non vorrei sembrare la mamma, ma…
- E’ un po’ tardi! Uh? Uh? – urlò Gary con folle giovialità, agitando le mani in aria.
- Non vorrei sembrare la mamma, ma… cerca di non aspettare troppo prima di deciderti a comprare i biglietti. Ecco, l’ho detto.
Gary cominciò a ridere ma si trattenne prima che la risata sfuggisse al suo controllo. – Ottima idea! – disse. – Hai ragione! Bisogna decidere presto! Bisogna comprare i biglietti! Ottima idea! – Batté le mani come un allenatore.
- Ho detto qualcosa che non va?

Con i suoi periodi lunghi, spezzati con violenza ed efficacia, Jonathan Franzen dà vita a personaggi complessi e bizzarri, ma indubbiamente verosimili. Mette in scena un’odissea familiare che si tinge di ironia, delirio e forte realismo, ma senza mai essere cupa. Franzen àncora i suoi personaggi nella mente del suo lettore, li segue ognuno per centinaia di pagine e ne descrive anche le più intime manie. E il lettore, ammaliato da questa famiglia che non è la sua, ma che pian piano comincia a conoscere meglio di quanto conosca sé stesso, non può fare a meno di affezionarsi, di fare il tifo, di arrivare fino alla fine, fino alla conclusione della parentesi temporale scelta da Franzen; perché anche il più piccolo frammento di questa grande storia è mosso dalla sottile ma magistrale presenza del tema delle correzioni.

Le correzioni, che vanno apportate a noi stessi, ai nostri genitori, ai nostri figli, al nostro lavoro, al lavoro degli altri.

- No, hai ragione. Dobbiamo andare tutti a Saint Jude per un ultimo Natale prima che vendano la casa o che papà cada a pezzi o che qualcuno muoia. E’ molto semplice. Dobbiamo esserci tutti. E così ovvio. Hai perfettamente ragione.
- Allora non capisco perché ti agiti tanto.
- Non sono affatto agitato!
- Okay. Va bene.

Che poi, la storia di una famiglia altro non è che una storia di storie, una manciata di personaggi che si trova a dover convivere con l’influenza degli altri su sé stessi, che deve fare i conti, per tutta la vita, con le storie di tutti gli altri.

È un gioco di incastri, di coincidenze, di conoscenze specifiche, di sfaccettature. È un agglomerato di emozioni, sensazioni, sentimenti che rischia perennemente di essere sbagliato. Se poi questo errore è commesso nei confronti degli altri o nei confronti di sé stessi, è tutto un altro paio di maniche, un quesito che non trova riposta né soluzione, perché alla fine, in una famiglia disfunzionale, il confine tra sé stessi e gli altri è estremamente labile. E allora, chi è che bisogna correggere?

La sola cosa che non dimenticò mai fu come rifiutare. Tutte le correzioni di Enid erano state inutili

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Conosci l'autore

Jonathan Franzen è uno scrittore statunitense. Pubblica regolarmente racconti e saggi su «The New Yorker» e su «Harper's». È autore di numerosi libri, tutti pubblicati in Italia da Einaudi. Tra questi ricordiamo: i romanzi Le correzioni (2002), La ventisettesima città (2008), Forte movimento (2004), Libertà (2011), Purity (2016), Crossroads (2021); le raccolte di saggi Come stare soli. Lo scrittore, il lettore e la cultura di massa (2003), Più lontano ancora (2012) e Il progetto Kraus (2014); l'autobiografia Zona disagio (2016) e La fine della fine della terra (2019).Fonte fotografia: editore Einaudi, credit Shelby Graham

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