“C’è una stessa tormentosa domanda che le accomuna fin dalla prima giovinezza: che cos’è che mi rende così diversa? Che cos’è che, a differenza degli altri, non riesco evidentemente a capire e a vivere? Sono io quella che ha imboccato l’autostrada contromano? O è invece la massa delle auto che mi suonano selvaggiamente il clacson venendomi incontro l’una dopo l’altra con i fari accesi? Un dubbio che sta alla base di ogni esistenza filosofica”
Fondatore di Philosophie Magazin – una delle più importanti riviste di filosofia al mondo – Wolfram Eilenberger ha insegnato all’University of Toronto, Indiana University e Universität der Künste di Berlino. Dopo Il tempo degli stregoni 1919-1929 – Le vite straordinarie di quattro filosofi e l’ultima rivoluzione del pensiero (Feltrinelli, 2018), torna con un nuovo saggio su quattro importanti personalità filosofiche, questa volta quattro donne, raccontate nell’arco di un decennio del Novecento.
Cosa scrivevano Hannah Arendt, Simone de Beauvoir, Ayn Rand e Simone Weil tra il 1933 e i 1943? Come vivevano l’ascesa del nazionalsocialismo e la guerra? Quali sono le affinità e le divergenze tra le loro opere filosofiche?
Le visionarie 1933-1943 – Arendt, De Beauvoir, Rand, Weil e il pensiero della libertà (Feltrinelli, 2021) racconta tutto questo e molto altro. Eilenberger sviluppa un leggibilissimo intreccio tra i pensieri e le vite, pubbliche e private, di queste quattro grandi filosofe; sullo sfondo scorrono gli avvenimenti storici del decennio più buio del Novecento che influenzeranno direttamente la loro vita e il loro pensiero.
Dieci anni straordinariamente intensi, quelli a cavallo fra l’affermazione a livello europeo di nazionalismi dal volto truce e il deflagrare di un conflitto che avrebbe cambiato i rapporti di forza fra tutte le parti in gioco, ma anche il modo di intendere il ruolo degli intellettuali in relazione alla società in cui vivono e agiscono.
Hannah Arendt, Simone de Beauvoir, Ayn Rand e Simone Weil nella catastrofe sviluppano le loro idee rivoluzionarie: sul rapporto tra individuo e società, tra uomo e donna, sesso e genere, libertà e totalitarismo, Dio e l’uomo.
In quel lasso di tempo relativamente breve, Hannah Arendt era un’ebrea tedesca costretta a fuggire dal suo paese, prima in Francia poi negli Stati Uniti. La sua dolorosa condizione di apolide, che si sarebbe risolta solo nel 1951 con l’acquisizione della cittadinanza americana, si rifletté certamente nella concezione della filosofia politica che Arendt avrebbe espresso di lì in avanti.
Simone de Beauvoir nel frattempo consolidava le basi del suo pensiero femminista, sempre a fianco dell’amato Jean-Paul Sartre, a Parigi: il suo contributo all’esistenzialismo è inestimabile, per varietà e spessore dei contenuti che la grande pensatrice vi avrebbe apportato.
Ayn Rand, nata Aliza Rozenbaum, era fuggita dall’Unione Sovietica e si trovava a Los Angeles in veste di sceneggiatrice, ma di lì a poco avrebbe dato vita alla corrente filosofica dell’oggettivismo e oggi viene percepita come una delle principali teoriche della vulgata liberalista che avrebbe conquistato tanto terreno successivamente.
Simone Weil, prima operaia volontaria, poi miliziana volontaria con gli anarchici durante la guerra civile spagnola, era una giovane fragile e cagionevole, con una forte propensione all’ascetismo, il cui pensiero continua ad esercitare il proprio potente influsso sulla filosofia e sul dibattito storiografico contemporanei.
La lettura è scorrevole, appassionante e permette anche a un lettore inesperto di comprendere le idee delle protagoniste. Il saggio introduce le vite e le opere delle quattro filosofe, ma soprattutto lascia la curiosità di approfondirne i relativi pensieri. Racconta inoltre come si siano inevitabilmente influenzate a vicenda, citando anche alcune lettere personali di de Beauvoir: “Colette mi parlava talvolta di Simone Weil, e benché non lo ammettessi volentieri, questa estranea si stava insinuando nella mia vita”.
Wolfram Eilenberger accompagna il lettore lungo un racconto storico-filosofico con il quale fa rivivere le personalità di queste quattro donne straordinarie e rende onore alle loro idee rivoluzionarie, così importanti per la società del dopoguerra.
“E l’obiettivo era una garanzia di libertà: quella libertà dello scrivere creativo che a lei (Ayn Rand), come a Simone Weil, a Simone de Beauvoir e a Hanna Arendt, appariva come l’unica libertà davvero necessaria”.
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