Tutti i booktoker hanno parlato dei suoi libri, ai vertici delle classifiche di vendita per settimane.
Colleen Hoover, reduce da It ends with us (leggi la recensione) e It starts with us (ne parliamo qui), torna con Tarryn Fisher e ci consegna un nuovo romanzo, avvincente e non solo d’amore.
Never Never. Non dimenticare mai di ricordarti di me è questo e molto altro.
Charlie Wynwood e Silas Nash sono migliori amici sin da piccoli e sono innamorati dalla tenera età di 14 anni. Ma un giorno, quando di anni ne hanno 17, al risveglio si ritrovano estranei. La loro memoria è svanita.
Sicuramente Charlie e Nash avranno pensato di essere in un film o in un sogno ma il loro è un incubo a occhi aperti, ed è reale.
Cresciuti insieme sin da piccoli, si conoscono nelle loro versioni più autentiche, e gesti e sguardi non hanno bisogno di parole. Una sintonia invidiabile, del resto sono tanti i momenti indimenticabili trascorsi insieme, incisi nella memoria e a ricamo del loro sentimento, che li unisce da quando hanno 14 anni. Sono dei punti di riferimento l’uno per l’altro e hanno vissuto la complicata adolescenza mano nella mano, giorno dopo giorno.
E se a un certo punto, nella notte profonda, il faro che guida il marinaio verso la costa si spegnesse? Il buio pesante lo schiaccerebbe, il silenzio inquietante della notte lo mangerebbe, inghiottendo anche le sue sicurezze. E lui sarebbe perso, in compagnia solo di sé stesso per trovare un altro punto di riferimento e arrivare a riva sano e salvo, forse.
È quello che capita a Charlie e Nash, sconosciuti per loro e per l’altro:
Non annuisco, non mi muovo. Cerco di decidere il da farsi: meglio annunciare a tutta la classe che non ho idea di chi sono e di dove mi trovo oppure prendere il professore da parte per comunicargli con calma la situazione
Come dei fogli bianchi. Il loro bel disegno a matita che li ritraeva in un quadretto idilliaco da piccoli e poi da ragazzi, con le rispettive famiglie, ricordi e identità è stato cancellato in una notte.
Sono disorientati, in balia delle parole dei compagni che li chiamano con un nome che non sentono proprio, studiati dai loro occhi perché impacciati in un’aula che vivono da anni, in cui però si sentono estranei.
Essere sconosciuti a sé stessi è una punizione, dover ammettere alla persona amata di non ricordarsi di lei è una condanna ben peggiore:
Ma come faccio a dire alla mia ragazza che non ho la più pallida idea di chi sia? O di chi sia io? Meglio tacere. Meglio fingere, proprio come ho fatto con gli altri
Eppure, non sono soli neanche in questa assurda tragedia. Oltre a Nash, anche Charlie si sente svuotata e riparte guardando la sua patente, un tesserino qualunque che sembra sapere più cose di lei, in un gioco perverso che la porterebbe alla follia. Ma ha un’ancora di salvezza, la stessa che negli ultimi 17 anni l’ha sorretta. Nash è uno specchio che la riflette, mostrandole quell’immagine di sé stessa che deve riconquistarsi:
Una scia di sudore gli riga il viso. Ha gli occhi spalancati. Spalancati… proprio come i miei
I ricordi sono svaniti, hanno perso le immagini del loro passato ma c’è qualcosa che è sopravvissuto, a cui è difficile inizialmente dare un nome ma che c’è, e si sente, e riemerge guardando l’altro nei suoi piccoli gesti, perché certe sensazioni parlano più di mille ricordi:
Le sue labbra si schiudono e per un attimo sento solo il suo respiro rapido e affannoso. Quando finalmente forma una frase di senso compiuto, vorrei sprofondare nella terra. Vorrei dirle di chiudere gli occhi e di contare fino a venti, finché non sarò ben lontano da lei
Perdere i ricordi belli vuol dire privarsi della gioia vissuta nel passato, di quei momenti in cui ti rifugi nelle giornate peggiori, un bagaglio di conforto sempre pronto a risollevarti e che parla di te, di chi sei ora e di come sei diventato la persona che conosci.
E i ricordi brutti? Potremmo pensare che la loro perdita sia una conquista, cancellando così la sofferenza vissuta, quella inferta e i rimorsi che ci mangiano da dentro. Ma quando tornano, e ci dicono qualcosa di noi che avevamo rimosso, come sbagli commessi e dolore procurato agli altri, è nuovamente un non riconoscersi, un ritratto che non riusciamo ad associare a noi ma che in realtà ci appartiene.
Con l’alternarsi in ogni capitolo della prospettiva di Nash e Charlie entriamo nei loro mondi, tra errori commessi nel passato che tornano alla luce e fanno vacillare il loro amore e la ricerca della verità, per dare un senso all'assurda amnesia e al loro vissuto.
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