Sei sulla vettura nove, e ti sei accomodato sul posto a te assegnato in fondo alla carrozza. La matrice del biglietto ti assicura la destinazione; Napoli. Il bagaglio sotto il sedile ti garantisce il necessario. Ma i binari dalla quale dipendi hanno scelto di trascinarti verso una seconda vita, una vita anteriore.
Vince Corso, biblioterapeuta e detective di enigmi letterari, sul treno che dovrebbe portarlo a un appuntamento con la fidanzata si imbatte in un originale compagno di viaggio.
Fabio Stassi con Notturno francese (Sellerio) ci cala nelle vesti di Vince Corso, biblioterapeuta e detective di enigmi letterali. Sul treno, che dovrebbe portarlo a un appuntamento con la fidanzata, si imbatte in un inconsueto compagno di viaggio: un uomo che anche quando sorride sembra triste. La sua fisicità deteriorata gli ricorda il grande Léo Ferré, lo chansonnier anarchico di Avec le temps. Solo che Corso, nella comodità di una ingenua convinzione, è salito sul treno che viaggia nella direzione opposta alla sua destinazione.
Ma l’uomo, misteriosamente allusivo, lo invita a persistere nello sbaglio, ad affidarsi a quella “casualità” disarmante, capace di sorprendere anche l’ignoto: "forse lei non lo sa ancora, ma potrebbe essere arrivato il momento di fare questo viaggio"
Può una scelta inaspettata rivelare la tua coscienza?, dare un nuovo senso alla persona che credi di essere e ai ricordi che da sempre abiti?
Quel cambio di programma mi dava la stessa vertigine della caduta da una giostra in movimento: ogni fermata aveva una sua tangibilità dolorosa. Scesi dal treno con questo sentimento contrastante, come se da qualche ora mi fossi messo a pedinare me stesso
Genova, la prima meta, e da lì fino a Marsiglia dove aveva trascorso la sua primissima infanzia. La madre lo aveva concepito con uno sconosciuto una notte di fine luglio del 1969. É questa l’indagine più importante della sua vita: scoprire chi è suo padre.
In queste pagine frammentate, che oltre un’insonnia sono una traiettoria, si tratteggia riga dopo riga una storia di errori, di appuntamenti che non si sa di avere, di luoghi che non si sa di dover ripercorrere e di persone che non si sa di dover incontrare. Un'opinabile percezione, ma che quando trova riscontro nella realtà è in grado di rendere più veri persino noi stessi.
Quel foglio, con una firma timida in fondo e scolorita dal tempo, testimoniava il passaggio di mio padre nella vita, almeno nella mia, e accertava di conseguenza anche il mio passaggio per il mondo
Corso, seguendo l’illeggibile collage di destini individuali, riscrive il significato di ciò che crediamo di conoscere. Sancisce la sua vita anteriore, restituendo a sé stesso una sorta di convalida d’esistenza.
Non ti saprei dire il motivo, ma di fronte a quella scia colorata che si allontanava mi venne da ridere, miseria, se mi venne da ridere, come se da quel momento in poi, e per la prima volta da quando ero nato, avessi avuto finalmente il diritto di poter amare senza misura
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