Los Angeles è in preda al panico da quando James Ellroy e Freddy Otash hanno qualcosa da raccontare.
Era il 1958. Il romanziere James Ellroy aveva dieci anni quando sua madre venne assassinata e il suo tempo è fermo a quel giorno. Senza internet, senza un telefono cellulare, ha solo una vecchia macchina da scrivere per raccontare questa storia.
Vittime: sua madre, assassinata, e l’America degli anni ’50, morta tra paranoia e terrore.
Los Angeles, anni '50. Un omicidio e un solo uomo che conosce la verità, Freddy Otash, un poliziotto reietto e drogato. In un mondo in cui tutti hanno bisogno di scoprire gli scheletri nell'armadio degli altri, qualcosa sta per gettare nel panico l'America intera.
Ho trascorso ventotto anni in questo buco infernale. Ora mi dicono che scrivendo le memorie delle mie disavventure potrei uscirne
È Freddy Otash a iniziare, poliziotto corrotto, poi investigatore privato esperto in estorsione, l’uomo che tutto ha visto e tutto sa e, per questo, ha il potere di controllare mezza Hollywood. Otash è morto nel 1992, ma ha trascorso gli ultimi tre decenni della sua vita bloccato in una sorta di purgatorio. La sua unica via d’uscita è una piena confessione dei suoi misfatti.
E l’America trema.
«Faccio di tutto tranne l’omicidio. Lavoro per chiunque tranne i comunisti», avverte.
Che senso ha trovare una via d’uscita dal purgatorio in una città perversa e dominata dalla paura?
Qual è il vero prezzo da pagare quando si gioca con il passato?
A Los Angeles la gente brama notizie, vuole conoscere segreti e vizi dei vip: politici, star del cinema, giornalisti, poliziotti, perché «L’America non è mai stata innocente».
Otash decide di dare alla gente ciò che vuole. Spiffera tutto ciò che sa al “Confidential”, tabloid precursore di Internet che pubblicava storie volgari e scandalose su personaggi affascinanti, ricchi e famosi e butta in un tritacarne personaggi come John Kennedy, Marlon Brando, Rock Hudson, James Dean, che Ellroy ha sempre disprezzato.
Una storia per conoscere il meglio e il peggio di Los Angeles, per farsi trasportare da personaggi incredibili, con storie incredibili di peccati, amore, di bugie, di tentazioni.
Come quando, una notte di capodanno, Freddy Otash incontra Liz Taylor.
Liz allungò un braccio sullo schienale del divano. Il vestito scese più giù del reggiseno. Ci fissammo negli occhi e il resto della stanza scomparve…Ci mettemmo nudi. Eravamo ben fatti: lei aveva un paio di tette stratosferiche, io una dotazione da rovinafamiglie. Eravamo il meglio assoluto a Los Angeles, intorno al ’53
Si intitola Panico nella versione italiana, il panico diffuso non è tanto una sensazione o uno stato d’animo, quanto un’immersione in un tempo, negli anni ’50, e in un luogo, Los Angeles. Leggere Ellroy è un’esperienza forte, le sue frasi sono di solito brevi e piene di allitterazioni, molti punti, moltissimi personaggi che entrano ed escono in un vortice che genera smarrimento e libertà.
Panico non somiglia a nessun altro romanzo di Ellroy, leggendo ci si rende conto che si discosta dal resto della sua produzione: ci troviamo di fronte a una commedia con una lingua tagliente, come sempre, ma colta e ricca di figure retoriche, una commedia in cui spicca il senso dell’humor. Insomma siamo distanti da opere come American Tabloid o Perfidia, Panico è un libro satirico e religioso che sembra riecheggiare l’Inferno di Dante, scende a spirale cerchio dopo cerchio nelle profondità della depravazione della metà del ventesimo secolo, con un peccatore alla perenne ricerca di redenzione.
C’è il Peccato e il Perdono, stronzi. Non c’è nient’altro
E chissà che, invece, non ci sia una terza via e che non lo scopriate proprio attraverso le pagine di un maestro del noir internazionale.
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