Scelti per voi

Piovevano uccelli di Jocelyne Saucier

La libertà è scegliere la propria vita. E la propria morte

È questo il filo invisibile che lega e muove i personaggi principali di un romanzo corale tanto lucido quanto delicato. Piovevano uccelli è un libro per chi crede che si possa scegliere: scegliere la propria vita, facendole prendere una piega diversa; scegliere il proprio luogo, anche se impervio e isolato da tutti; persino scegliere la propria ora, con la naturalezza con cui si stringe la mano a una vecchia amica.

Così decidono di vivere Charlie, Tom e Ted, tre anziani dalle esistenze diverse e tormentate, che abbandonano il proprio passato rifugiandosi tra le foreste dell’Ontario e instaurando un equilibrio fatto di orari condivisi e di momenti di solitudine. Jocelyne Saucier rende con estrema nitidezza il sentimento di comunione con la terra che inevitabilmente questi spazi suscitano, ma anche la durezza e le rinunce che una vita nella natura selvaggia impone. Il linguaggio è asciutto e preciso, e il lettore viene trasportato con maestria in un mondo che ha proprie regole e pericoli, tanto lontano dalla società da sembrare irraggiungibile.

Tuttavia, il passato non si fa abbandonare così facilmente: torna infatti nei panni di una fotografa sulle tracce dei superstiti dei Grandi Incendi che hanno devastato il Canada all’inizio del Novecento. Ragazzi e bambini, ormai anziani, sopravvissuti a vere e proprie tempeste di fiamme che hanno distrutto intere città nel giro di poche ore.

Le descrizioni dei Grandi Incendi sono pagine che non si dimenticano facilmente: “Il fuoco lascia dietro di sé sospiri provenienti dalla terra, alberi che esplodono, lentamente, rimasugli carbonizzati che sfrigolano e fischiano. Come fa un bambino ad aspettare tranquillamente che qualcuno arrivi ad aiutarlo quando tutto intorno ci sono dei mostri che agitano la notte?”

Saucier fa ricorso a immagini vivide e allo stesso tempo oniriche, che scorrono sotto gli occhi del lettore trasmettendo la sensazione di un’apocalisse imminente. Lo stesso titolo, il cui significato viene spiegato nel corso del romanzo, è immaginifico. La forza del racconto dei superstiti ne esce preservata e amplificata, grazie a uno stile che non ha bisogno di indulgere nell’orrore.

Il fuoco lascia dietro di sé sospiri provenienti dalla terra, alberi che esplodono, lentamente, rimasugli carbonizzati che sfrigolano e fischiano. Come fa un bambino ad aspettare tranquillamente che qualcuno arrivi ad aiutarlo quando tutto intorno ci sono dei mostri che agitano la notte

Anche Ted è uno dei sopravvissuti, “il ragazzo che camminava tra le macerie”, ma non facciamo in tempo a parlare con lui: all’inizio di questa storia è già morto, portando con sé il segreto del suo passato. Alla piccola comunità della foresta – con l’aggiunta di alcuni nuovi amici – spetterà il compito di ricostruirlo, in un racconto che prosegue tra presente e lunghi flashback, tra quadri da decifrare e amori mai consumati.

Saucier mantiene una scrittura puntuale e leggera, che le permette di affrontare con finezza tematiche delicate – quali l’autodeterminazione, l’internamento forzato, l’amore senile – senza mai cadere nel sentimentalismo. Persino la morte, che “non sta mai molto lontana dalle persone anziane” e aleggia su tutto il romanzo, viene trattata con amichevole accettazione, e proprio il suo aggirarsi rende tanto più splendenti le albe sulla foresta, i bagni al lago d’estate, la prima conversazione del mattino tra Tom e Charlie.

Nonostante la presenza di altri coprotagonisti più giovani, sono gli ottuagenari il cardine del romanzo e Saucier riesce nell’impresa di costruire per loro un’evoluzione totalmente naturale, regalandoci dei personaggi vivi e complessi. Questi anziani non sono delle statiche pietre miliari di saggezza, ma uomini a tutto tondo, che hanno imparato e che continuano a imparare – Tom, l’eterno bambino sempre in vena di chiacchiere e spacconate, che alla fine arriva alla completa consapevolezza di sé stesso; Charlie, il burbero cacciatore costretto a riscoprire la meraviglia, perché i regali inaspettati possono raggiungerlo anche a ottant’anni, nel folto della foresta.

E infatti, a dispetto di tutte le nostre decisioni e dei nostri piani dettagliati, spesso è la vita ad avere l’ultima parola. Per questo Piovevano uccelli è un romanzo per chi crede che si possa scegliere, ma anche per chi continua a sperare che il futuro abbia in serbo un ultimo, luminoso colpo di coda.

Le recensioni della settimana

La posta della redazione

La posta della redazione

Hai domande, dubbi, proposte? Vuoi uno spiegone?
Scrivi alla redazione!

Chiudi

Per poter aggiungere un prodotto al carrello devi essere loggato con un profilo Feltrinelli.

Chiudi

Per poter aggiungere un prodotto alla lista dei desideri devi essere loggato con un profilo Feltrinelli.

Chiudi

Il Prodotto è stato aggiunto al carrello correttamente

Chiudi

Il Prodotto è stato aggiunto alla WishList correttamente