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Quel che resta di Virginie Grimaldi

Durante la nostra esistenza incontriamo migliaia di persone con le quali creiamo legami invisibili che fanno di noi quello che siamo. Alcuni legami sono effimeri, altri durevoli, ma tutti esercitano un’influenza sulla nostra vita

C’è chi soffre la perdita del proprio amato e chi vuole fuggire da un amore tossico. E poi c’è chi vuole scappare dai fantasmi del proprio passato per costruirsi una nuova vita altrove. Virginie Grimaldi, in Quel che resta (Edizioni e/o), dipinge una Parigi dei giorni nostri che vuole essere rifugio e luogo dove rinascere. Una città da due milioni di abitanti, che qui diventa intima, teatro dove ogni incontro assume un valore.

Quel che resta
Quel che resta Di Virginie Grimaldi;

Théo ha diciott’anni e alle spalle una vita difficile fatta di abbandoni, delusioni e sogni infranti. Jeanne ha settantaquattro anni, è sola e triste da quando ha perso il marito. Iris ha trentatré anni ed è in fuga con una valigia verde. Provvede il destino a mettere quelle tre solitudini sotto lo stesso tetto.

In questo romanzo corale si ritrovano sotto lo stesso tetto tre generazioni: Jeanne è una settantenne che cerca di riempire il vuoto lasciato dal marito defunto, Iris una trentenne in fuga dall’uomo che dovrebbe sposare, Théo un ragazzo che combatte contro le ombre della sua famiglia. Un puzzle di vite che abbraccia non solo un percorso per elaborare un lutto, ma anche tematiche che risultano di grande attualità, come la violenza di genere e la precarietà. Nel lavoro come nella vita.

Mi servono due minuti per svuotare la valigia, dentro c’è solo la mia fretta di andarmene, un po’ di vestiti per reggere qualche giorno. C’è troppa nebbia per guardare più lontano

Quel che resta è un libro godibile sia dal punto di vista della trama che dello stile. Si scopre scorrevole grazie anche a momenti divertenti che intervallano situazioni difficili e che meritano una riflessione. Lo stesso incidere letterario tra leggerezza e serietà che la scrittrice ha adottato nel precedente romanzo Una vita bella.

Durante la lettura un raggio di speranza si fa largo tra le pagine. La scommessa è quella di trovare una cura per il senso di solitudine che colpisce un po’ tutti, anche se in forme diverse. Una terapia inconsapevole che si nasconde nella semplicità: in un sorriso, in una parola gentile, nell’esserci l’uno per l’altro.

Il tocco narrativo dell’autrice francese è delicato e allo stesso tempo incisivo. Un concentrato di situazioni di vita vera che emozionano e scuotono più generazioni: dal ragazzo, all’adulto, all’anziano. Indipendentemente dall’età, l’insicurezza, l’isolamento, i ricordi possono essere un rifugio dal mondo o una prigione, come dimostrano i personaggi del romanzo. Ma «la vita si trova dall’altra parte del cancello»; spesso non è facile trovarla: ci vuole coraggio, bisogna insistere. Cadere per rialzarsi.

Il romanzo di Grimaldi affronta inoltre temi sensibili come la maternità mancata, l’affidarsi ai sensitivi quando non si riesce a superare la perdita di una persona importante, il senso di smarrimento e paura di fronte a una relazione violenta, le sensazioni che prova un giovane senza punti saldi nella propria vita.

Ogni età ha una sua sfida, ma se affrontata con l’aiuto di una persona fidata – perché no appartenente a un’altra generazione –, può avere nuove soluzioni. La differenza di età può rappresentare un valore aggiunto, piuttosto che un limite.

Virginie Grimaldi, considerata tra le autrici più lette in Francia, è molto legata al tema dell’unione intergenerazionale. Ne ha già raccontato, in forma più avventurosa, nel romanzo È ora di riaccendere le stelle

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Virginie Grimaldi, romanziera e blogger, è cresciuta vicino a Bordeaux e ha sempre desiderato scrivere. Con i suoi primi tre libri ha raggiunto le vette delle classifiche, risultando tra i dieci autori più letti in Francia nel 2018. È ora di riaccendere le stelle è il suo quarto romanzo, pubblicato con Fabbri Editori nel 2019.Nel 2024 esce per E/O Quel che resta.

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