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Sacro Potere di Andrea Tarabbia

Dovunque il potere si deifichi, esso produce automaticamente la propria teologia; dovunque si comporti come Dio, suscita nei propri confronti sentimenti religiosi; il mondo può essere allora descritto con un linguaggio teologico

È di Milan Kundera l’esergo che apre Sacro potere (Solferino), l’ultimo lavoro di Andrea Tarabbia; apprezzatissimo autore di Madrigale senza suono, vincitore del Premio Campiello 2019, e attualmente candidato al Premio Strega 2023 con Il continente bianco.

Sacro potere. Una sinfonia russa tra Chiesa e Stato

Edifici come questi ci parlano della stretta interdipendenza che da sempre esiste in Russia tra Stato e Chiesa e che da quando Kirill è diventato patriarca, nel 2009, si è intensificata secondo l’antico principio bizantino della sinfonia: entrambe le istituzioni operano per conto di Dio, in piena unità di intenti.

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Nella recente collana dell’Accademia, il nuovo progetto di podcast+libri della casa editrice Solferino, Tarabbia si pone l’obiettivo di far luce sulla stretta interdipendenza tra Stato e Chiesa nella Russia contemporanea. Da quando Kirill è diventato patriarca, nel 2009, questa relazione si è intensificata secondo l’antico principio bizantino della sinfonia: «lo Stato e la Chiesa operano in ambiti differenti ma, poiché lo fanno entrambi per conto di Dio, esiste tra loro un’unità di intenti che è più di una semplice visione unitaria» – è una vera e propria armonia. Con tutto quello che ne consegue.

Non si può capire la Russia, con le motivazioni e le possibili escalation delle sue scelte, senza andare a fondo di questo intreccio magnetico e vorticoso di elementi politici e religiosi.

La Russia esiste solo se unisce e amministra tutti coloro che fanno parte del Mondo russo. La Russia esiste solo se raduna attorno a Mosca tutti i popoli che ritiene fratelli. La Russia, in definitiva, esiste solo come impero

Per oltre tre secoli Costantinopoli è stata la guida spirituale dei popoli slavi, alla sua caduta fu Mosca a prenderne le veci, dichiarandosi come la terza Roma. Per i russi, la fine di Bisanzio fu percepita come una sorta di punizione celeste per essersi avvicinata all’«eresia latina», sporcando la purezza dei riti ortodossi. L’ortodossia russa porta in sé una sorta di missione: quella di unire sotto di sé i popoli slavi e, intanto, salvare il mondo – in particolar modo l’Occidente, la cui religiosità è considerata deviata. È l’idea del Russkij mir, il “mondo russo”, secondo cui esiste un unico popolo russo, a prescindere dalle singole nazionalità scritte sui passaporti. Il compito della Russia è  quello di intervenire direttamente nei Paesi russofoni, anche al di fuori dei confini nazionali, quando e se gli elementi costitutivi del Russkij mir sono minacciati.

Il Mondo russo, l’idea di essere un solo popolo sotto un’unica bandiera linguistica, culturale e religiosa è adesso completa: essere russi è un destino, una missione per conto di Dio

E se la Rivoluzione venne accolta in Russia come una benedizione o come un cataclisma, a seconda dell’appartenenza ideologica e dei bisogni di ciascuno, molti, indipendentemente dalla loro posizione politica, vi videro, se non la naturale prosecuzione del sogno imperiale, la realizzazione e l’evoluzione di questo afflato messianico. E fu la poesia, che usciva dalla grande stagione del simbolismo e dal cosiddetto Secolo d’argento, a percepire distintamente questo misticismo e a portare la Rivoluzione e i suoi proclami su un altro livello.

Sì, amare come il nostro sangue ama ormai tra voi nessuno lo sa fare! Avete dimenticato che nel mondo c’è un amore che brucia e distrugge

E quindi, il dissenso russo, la lotta vera, parte proprio dalla letteratura, e per estensione dall’arte tutta. In queste 128 pagine, senza mai fornirci soluzioni facili o risposte immediate, Andrea Tarabbia ci racconta anche questo e ci regala la possibilità di indagare il passato, andando ben più a fondo della geopolitica. Sacro Potere è il racconto di poeti che hanno creduto nella rivoluzione e vi ci sono persi, così come di dittatori sanguinari che, nell’auto che li riporta verso la dača, intonano vecchi canti ortodossi di guerre e di fratellanze. Chiese che ospitano musei di guerra, cattedrali che sarebbero potute diventare templi del comunismo e che poi sono diventate piscine infinite, cristianità vera, cristianità finta, persone che, per cambiare il mondo, pensano di doverlo prima distruggere. Eurasia, Europa e eremiti e santi e folli e Dio.

In un modo diverso dal solito, e molto più profondo, Sacro Potere è una lettura quanto mai necessaria: offre gli strumenti per capire un po’ di più il presente, e di conseguenza abitarlo meglio. Qualcosa che, oggi più che mai, può fare la differenza.

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Andrea Tarabbia, nato a Saronno nel 1978, russista di formazione, è docente di letteratura comparata presso l’Università di Bergamo. Ha pubblicato i romanzi La calligrafia come arte della guerra (Transeuropa, 2010), Marialuce (Zona, 2011), Il demone a Beslan (Mondadori, 2011), La ventinovesima ora (Mondadori, 2013), Il giardino delle mosche (Ponte alle Grazie, 2015), Madrigale senza suono (Bollati Boringhieri, 2019, vincitore del Premio Campiello 2019) e Il continente bianco (Bollati Boringhieri, 2022, candidato al Premio Strega 2023).Ha inoltre scritto diversi saggi, come Indagine sulle forme possibili (Aracne, 2010) e La patria non esiste (Il Saggiatore, 2011). Sempre per Il Saggiatore ha curato il volume Racconti di demoni russi (2021). Oltre a scrivere sulla rivista Il primo amore, ha pubblicato articoli per Liberazione, Gli altri, Nazione indiana, Vanity Fair, Liberazione e Playboy.

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