Una donna deve avere soldi, e una stanza tutta per sé, se vuole scrivere romanzi
A parlare delle donne -e a scriverne- sono sempre stati gli uomini. Tutti i grandi scrittori, fino all’Ottocento, sono stati uomini. Le donne che volevano scrivere, fingevano di essere uomini: le sorelle Brontë pubblicavano sotto gli pseudonimi maschili di Currier, Acton e Ellis Bell, mentre Marion Evans ancora oggi viene riportata dagli editori come George Eliot.
Nel 1928 fu chiesto a Virginia Woolf di tenere due conferenze per le studentesse di Cambridge a tema: “Le donne e il romanzo”. Nel 1929 venne pubblicato “Una stanza tutta per sé”, un saggio fondamentale per il movimento femminista, che dal tema iniziale sfocia lentamente verso una riflessione più ampia e profonda sulla condizione della donna degli anni ’20.
Come poteva una donna, si chiede la scrittrice inglese, dedicarsi alla letteratura se non possedeva "denaro e una stanza tutta per sé"? Si snoda così un percorso attraverso la letteratura degli ultimi secoli che, seguendo la simbolica giornata di una scrittrice del nostro tempo, si fa lucida e asciutta riflessione sulla condizione femminile.
Woolf afferma che una donna che vuole scrivere può farlo, ma necessita di due cose: abbastanza soldi per poter sovvenzionare la sua aspirazione letteraria, e una stanza tutta per sé. La stanza non serve solo per non correre il rischio costante di essere disturbata –come Jane Austen, che lavorava nel soggiorno con tutta la famiglia-, ma soprattutto per affermare e mantenere un’individualità solida, che altrimenti rischia di perdersi in una società maschile e maschilista. A partire da questa affermazione iniziale, il pensiero di Woolf si articola seguendo un excursus storico-temporale sulla condizione della donna, sul divario tra i due sessi, sui personaggi femminili, sul privilegio e sul desiderio di emancipazione.
Per tutti questi secoli le donne hanno svolto la funzione di specchi, dotati della magica e deliziosa proprietà di riflettere la figura dell’uomo a grandezza doppia del naturale
Usando la sua voce tagliente, carica di astuzia ed eleganza, Woolf apre uno scorcio -da un punto di vista femminile- su una questione universale ma accessibile solo all’uomo, da cui la donna è sempre stata –paradossalmente- esclusa.
Chi mai potrà misurare il fervore e la violenza del cuore di un poeta quando rimane preso e intrappolato nel corpo di una donna?
Con intelligenza, ironia e tesi a supporto, i tasselli di un mondo costruito dagli uomini per gli uomini vengono smontati da Woolf uno ad uno, e lasciano il posto ad una visione di parità che deve cessare di essere, almeno per le giovani donne, solamente un’utopia.
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