Con Uno strano destino Liliana Segre ci affida ancora una volta le sue parole e il suo passato, per fare in modo che la sua testimonianza continui a vivere in noi, e per evitare che della Shoah non resti «che una riga nei libri di storia e poi forse nemmeno quella».
«Come sempre posso rispondere da nonna, da persona che ha ormai avuto una lunga esistenza e prova a mettere a disposizione i suoi ricordi, la sua esperienza», con queste parole Liliana Segre inizia un suo intervento sulle pagine di Oggi. Sebbene la sua personalità non sia affatto comune, il tono con cui si rivolge al lettore – e quindi a ognuno di noi – è proprio quello dolce di una nonna, che oltre ad avere molto da insegnare, è desiderosa anche di imparare.
In questo volume ritroviamo le rubriche scritte per «Oggi» e i discorsi pubblici più importanti che insieme compongono anche un racconto in presa diretta dell’Italia. In apertura, inoltre, in una conversazione con Alessia Rastelli, la senatrice spiega come abbia vissuto questi ultimi anni e da dove nasca il suo impegno. Mentre la Postfazione del figlio Luciano Belli Paci offre uno scorcio intimo, privato, su come sia cambiata la vita della madre e sul privilegio di esserle accanto.
Parlare da nonni – specialmente ai giovani – è un vantaggio, perché annulla le distanze: «vuol dire, è vero, sono più anziano e ti sto offrendo la mia esperienza, ma lo sto facendo senza alcuna forma di giudizio o presunzione, piuttosto con l’amore e la cura che si possono avere per un nipote». E se l’esperienza che ci offre Liliana Segre riguarda uno dei più grandi sbagli e orrori dell’umanità, noi non possiamo fare altro che stare in silenzio ad ascoltarla.
Tutti gli interventi sul settimanale e alcuni fra i suoi più memorabili discorsi – tra cui quello dell’ottobre passato, che ha inaugurato la nuova legislatura – sono ora raccolti in questo libro, Uno strano destino. E così, accanto ai ricordi dolorosi di Auschwitz, Liliana Segre ci racconta di come sia stata turbata dall’invasione russa in Ucraina, del suo sostegno per la vaccinazione anti Covid-19, della lotta per prevenire il dilagare della violenza sul Web. Con uno sguardo saggio e ponderato, ci permette di rivivere i momenti più significativi – e spesso più dolorosi – dei mesi passati. Perché lei, che con il dolore ha sempre avuto a che fare, non si è mai arresa alla violenza, e ancora oggi, come ha rimarcato nei suoi interventi più e più volte, crede alla vita. La vita a cui è rimasta disperatamente attaccata a tredici anni, da quando è scesa dal treno ad Auschwitz e ha lasciato per sempre la mano del padre. La vita che ancora oggi, nonostante tutto, riesce ancora a stupirla.
Uno strano destino è per chi pensa che l’uomo possa scegliere di non commettere più gli sbagli del passato, e che soprattutto sia ancora disposto ad ascoltare chi, quegli sbagli, li ha subiti sulla sua pelle, portandone per sempre le cicatrici. Nel caso di Liliana si tratta di un tatuaggio sul braccio, che si è rifiutata di farsi togliere. 75190. Troppo a lungo lei è stata anche questo, e non vuole dimenticarsene.
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