Mi sono accorta, con il tempo, che ai bambini piaceva leggere storie per imparare a comportarsi nella vita e capire più a fondo le cose che i grandi non sempre hanno voglia o sono in grado di spiegare loro.
Cos’è un calligramma?
Tranquilli, non vi affannate a rispondere e – soprattutto – non andate a compulsare Google per rispondere a una domanda che difficilmente vi sentirete fare nella vita di tutti i giorni.
Quel che importa sapere è che “Calligram”, dall'aprile di quest'anno in avanti è per i lettori italiani una parola carica di belle sensazioni e di aspettative che, ne siamo certi, verranno soddisfatte una dopo l’altra.
Quali aspettative? Beh, innanzitutto quella di poter contare su di un progetto editoriale che arriva ad arricchire le nostre librerie dopo un rodaggio trentennale nel mercato francofono.
E se non è una garanzia di qualità questa…
Poi c’è l’aspettativa di una serie di libri capaci di parlare ai bambini senza trattarli da bambini.
Perché nelle avventure di Lilli e Max che la loro creatrice Dominique de Saint Mars mette su carta da tanti anni (con l’ausilio delle illustrazioni di Serge Bloch) ci sono tutte le domande che i bimbi, curiosi del mondo e pieni di voglia di imparare, pongono a noi adulti… che spesso non siamo capaci di dar loro risposte all’altezza di tanta sacrosanta curiosità.
Infine, una terza aspettativa, che coincide almeno in parte con una domanda e con la relativa risposta: è possibile allestire un'identità editoriale credibile attorno a una sola serie?
La risposta è sì, se la serie poggia su un concetto semplice eppure stranamente poco rappresentato, nell'ambito editoriale. Si tratta di parlare ai propri lettori d'elezione - i bambini fra i sei e i dodici anni di età - con una voce laica, capace di accompagnarli senza preconcetti a scoprire i temi importanti che si affrontano per la prima volta a quell'età, possibilmente dando loro uno spunto perché sviluppino autonomia di pensiero. In questi albi nulla è veramente tabù: si può parlare di tutti, sempre cercando le parole per riuscire a non mettere la polvere sotto il tappeto ma anzi facendo emergere l'importanza del porsi domande su temi che toccano tutti, in maniera più o meno diretta: dal bullismo alla morte, dalla malattia alle insidie di internet.
In un mondo che sembra spesso ricorrere a eufemismi consolatori, Lilli e Max offrono ai ragazzi, ai genitori e agli insegnanti utili strumenti per capire e affrontare la realtà.
Sarà forse anche per questo che questi libri - la cui lettura, va però ricordato, è sempre estremamente godibile - sono fra i più richiesti in prestito nelle biblioteche francesi e sono tanto presenti nelle scuole.
Noi di Maremosso abbiamo voluto saperne di più, ovviamente, e siamo andati a cercare due delle colonne portanti di questo bellissimo progetto.
Ecco cosa abbiamo scoperto parlando con Christian Gallimard, l'editore, e Dominique de Saint Mars, inventrice e autrice della serie di Lilli e Max.
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Come nasce l'idea di proporre un progetto editoriale come quello di Calligram sul mercato italiano? e - più in generale - da dove prende le mosse della casa editrice?
Christian Gallimard: Le mie relazioni con il mercato editoriale italiano datano a molti anni fa. Quando lavoravo in Gallimard mi sono occupato del reparto giovani e ho seguito tutta la filiera.
In seguito, ho lasciato Gallimard per ragioni per così dire “filosofiche”, c’erano contrasti con mio padre sulla visione a lungo termine dell’attività. Avevo seguito tutta la distribuzione, il lancio dei tascabili e seguivo lo sviluppo del digitale e audiovisivo, ma mio padre pensava che l’editoria sarebbe rimasta legata alla carta e che i miei sforzi in quella direzione non avessero senso. Visto in retrospettiva, ovviamente, con l’incredibile sviluppo del digitale tutto sembra un po’ ridicolo, ma all’epoca è stato un vero problema e avendo rotto con la parte anziana della mia famiglia, il caso ha voluto che mi ritrovassi in Svizzera, a lavorare per De Agostini. Ho lavorato con loro per poco meno di dieci anni: in considerazione della mia esperienza, mi hanno fatto fare davvero un po’ di tutto. Ero responsabile delle collane - libri ma anche periodici - per Francia, Inghilterra, Germania, Canada...
Sempre in viaggio, ho avuto l'opportunità di confrontare i diversi mercati, conoscerli a fondo e sviluppare delle mie opinioni in merito. In seguito spiegai alla famiglia Boroli (i proprietari di De Agostini) che mia moglie trovava che io viaggiassi troppo e che avrebbe forse potuto sopportarlo solo a patto che quei viaggi fossero al servizio di un'impresa a conduzione familiare. La nostra famiglia. Ecco com'è nata Calligram.
Già, un'impresa che nata in famiglia ha saputo farsi strada fra tante famiglie. Anzi, tantissime, se è vero che oggi i libridi Lilliu e Max hanno venduto 22 milioni di copie...
Sì, ma il momento in cui siamo arrivati alla soglia di un milione di copie non è arrivato da solo! È il frutto di una strategia commerciale che abbiamo messo a punto nel tempo. Ho adottato un approccio molto più orientato al prodotto da grande distribuzione che a quello da prodotto editoriale “classico” con un forte supporto dei media. Abbiamo puntato su differenti espositori nei differenti tipi di mercato: è servita, insomma, una forte consapevolezza dei territori sui quali operavamo. E la seconda cosa è stato il concetto: ossia, l’effetto “palla di neve” che il concetto ha sortito presso le famiglie. Della buona pedagogia per aiutare i genitori a seguire i bambini nei problemi della vita quotidiana… è qualcosa che in questa forma non esisteva, prima di noi, e riuscire a comunicarlo è stato fondamentale. Non una comunicazione rivolta ai titoli, ma una comunicazione efficace del concetto stesso su cui poggiava la serie.
Un momento di svolta?
Le televisioni a un certo punto hanno cominciato a svegliarsi, e sono venute a cercarmi. “Ascolti”, mi hanno detto, “i vostri libri hanno successo. Vi proponiamo l’adattamento dei libri per la televisione”. Io mi sono detto “Perché no? Non sono contro la televisione”, dunque abbiamo discusso e io ho addirittura finanziato un pilota per la serie su Lilli e Max. Poi si arrivava al marketing, e le équipe marketing di France télévision avevano sempre la stessa obiezione: “La vostra serie è bella, la vogliamo prendere… ma bisogna togliere tutti i riferimenti a temi che fanno piangere i bambini. Bisogna che i nonni non muoiano, che i gatti non spariscano, eccetera…”. Allora io ho detto loro: “Ascoltate, se sopprimiamo tutto ciò che non è necessariamente positivo – in considerazione del fatto che la collana non ha titoli all’acqua di rose – non rimarrà nulla!" Alla fine ho parlato con diversi network e, siccome in tanti me l’hanno proposto, abbiamo deciso di fare noi stessi dei prodotti derivati dalla collana che non ne tradissero il senso, anche attraverso il merchandising. Siamo arrivati nelle cartolerie, nei negozi di giocattoli, nelle edicole… e questo ha confermato che più avevamo una presenza importante, più si diffondeva l’effetto “palla di neve”.
E adesso tocca a Dominique de Saint Mars, autrice delle avventure di Lilli e Max. Buongiorno, Dominique! Come procede la convivenza con Lili e Max, che le fanno compagnia da trent’anni?
Dominique de Saint Mars: Sì, è vero, sono trent’anni, ormai. All’inizio è stato abbastanza rivoluzionario il fatto di poter parlare di tutto coi bambini, il fatto che i bambini avessero diritto alla loro opinione, che si potesse parlar loro della morte e delle cose difficili… era una letteratura del reale, e dunque innovativa. Al tempo stesso era una specie di piccolo manuale di psicologia e – trattandosi di fumetti – è come un piccolo teatro perché i bambini possano esprimere le loro emozioni. Anche i genitori erano molto presenti – cosa abbastanza nuova, perché nella maggior parte dei fumetti destinati ai bimbi i genitori non c’erano – e facevano parte della serie, come i gatti o i cani.
Come sceglie i temi cui dedica le avventure di Lily e Max, di volta in volta?
Ho creato questa serie perché avevo voglia di parlare ai bambini tristi, infelici, maltrattati dai loro genitori. All’inizio ho trattato temi piuttosto difficili, come quello del non riuscire a prendere sonno, del non riuscire a dormire, poi gli abusi sessuali… cose drammatiche, quindi. Ma mi sono accorta, con il tempo, che ai bambini piaceva leggere storie per imparare a comportarsi nella vita e capire più a fondo le cose che i grandi non sempre hanno voglia o sono in grado di spiegare loro.
Ad oggi, ho trattato per loro 130 argomenti: si tratta di definire tutte le emozioni della vita di un bambino, i suoi problemi con gli amici o coi genitori ponendo domande – questo è l’importante… più importante ancora, forse, che rispondere – ma ci si arriva con il tempo, sviluppando una voce particolare.
Fare le domande giuste, forse, è ancor più importante che dare risposte. Ma lei ci riesce con un tono, una voce particolare…
I bambini mi dicono: “come fai a sapere quel che c’è nella mia testa?”. Saranno l’amore o la tenerezza che provo per i bambini… non sopporto di veder piangere un bambino e quindi cerco sempre di trovare qualcosa che possa toccare il suo cuore e la sua intelligenza. Penso che quando si vive qualcosa – anche attraverso la carta - la si possa poi integrare nella propria esperienza, e poi difendersi nella vita di tutti i giorni sarà più facile. Non faccio mai davvero domande ai lettori fino alla fine del libro, così che il bambino possa riflettere su quel che ha appena letto e non sia obbligato a identificarsi con Max o Lilli e possa condividere quel che ha nel cuore con amici o coi suoi compagni di scuola. Mi piace contribuire come posso all’autonomia di pensiero dei piccoli lettori.
Ecco, con parole adeguate all'ambizione di un progetto tanto semplice e bello, chiudiamo la nostra breve ricognizione sui primi mesi di attività di Calligram sul mercato italiano, sperando di aver stuzzicato la curiosità di quanti apprezzano nei libri per bambini soprattutto un approccio laico e dettato da una autentica voglia di capire.
… ah, per chiudere davvero con la rispoata alla domanda posta all'inizio dell'articolo: Il calligramma, o poesia visuale, è un tipo di componimento poetico fatto per essere guardato e contemplato oltre che per essere letto. Cosa vi avevamo detto? C'è di che essere ottimisti, su Calligram!
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