Quello di Peter Turchin, americano, classe 1957, è un nome che gira sempre più frequentemente sulle grandi testate internazionali: a lui hanno dedicato articoli approfonditi il Guardian, il New York Times, The Atlantic e molte fra le migliori testate internazionali. "The Economist" ha pubblicato un suo interessante reference che spiega a colpo d'occhio il senso e il succo della disciplina alla quale si dedicano il suo e altri gruppi di ricerca sparsi per il mondo: la cliodinamica, ovvero la dinamica della storia (Clio è la musa della storia). Utet ha appena pubblicato La Scimmia Armata. L'arte della guerra e l'evoluzione della società. Di questi tempi è una lettura praticamente indispensabile per chi voglia togliersi dalla palude della retorica (prima con il Covid, poi con la guerra) nella quale certa stampa e tutti i talk show stanno facendo affondare i nostri cervelli.
Nel 2010, Peter Turchin, un professore di entomologia passato a studiare la storia delle società umane, predisse, con l'aiuto dei suoi modelli matematici, che il 2020 sarebbe stato un anno di terribili tensioni sociali. Dieci anni dopo, la sua fama di Nostradamus è diventata mondiale, vista la sorprendente accuratezza delle sue previsioni.
Disciplina giovane che ha preso forma nell'ambito degli studi sulla complessità, la cliodinamica fa convergere archeologia, antropologia sociale, storia, filosofia della scienza, sociologia, psicologia cognitiva, geopolitica, ecologia e tutte le discipline evoluzionistiche nel tentativo di trovare modelli matematici che le integrino, con il fine di leggere corsi e ricorsi su solide basi logico matematiche. I modelli che hanno preso forma sono testati, messi alla prova, riformulati. L'idea non è nuova, nacque nell'Ottocento scientista nella convinzione che il determinismo storico, la tragedia che si ripropone in commedia, o l'eterno ritorno nietzschiano, fossero speculazioni che hanno il tempo che trovano, con impianti logici debolissimi.
Lo intuì anche uno dei grandi scienziati narratori novecenteschi, Isaac Asimov, che costruì tutto il ciclo della Fondazione su un'ipotesi narrativa simile, quella della psicostoria. Chi siamo, cosa siamo stati, dove stiamo andando e perché. Per rispondere a questo interrogativo si sono misurati su terreni contigui e da prospettive diverse varie ricercatori diventati poi star: Richard Dawkins, Steven Pinker, Jared Diamond, E.O. Wilson, Yuval Noah Harari solo per citare i più famosi. Gli storici accademici, ovviamente, arricciano il naso; si sentono minacciati dall'invasione di campo nella propria disciplina, restii ad accettare una drastica e necessaria inversione del paradigma delle loro ricerche.
In altre parole: a) la scienza ha fatto enormi passi avanti nell'analizzare e contestualizzare tracce anche molto piccole, siano esse la falange di un ominide, la decifrazione di antiche scritture, la ricostruzione delle epoche climatiche, le scoperte della psicologia cognitiva, le ricerche sul campo degli antropologi eccetera ; b) solo oggi abbiamo a disposizione enormi database che integrano decenni di dati e ricerche rimaste sparpagliate in migliaia di riviste e pubblicazioni scientifiche che, letteralmente, non si parlavano. c) è sulla base di questi dati, integrati, che oggi si può procedere alla loro modellizzazione matematica e, da qui, elaborare teorie che devono essere messe alla prova da questi stessi dati. Turchin su questo è molto chiaro. Se rivolta al futuro, la cliodinamica non fa divinazione, ma cerca di mettere alla prova ipotesi teoriche e mantenerle in costante dialogo con dati sempre più precisi, sia dal passato sia dal presente.
Nel 2009 il gruppo di Turchin (Università del Connecticut e Princeton) vide la forte probabilità che intorno al 2020 si sarebbe verificata una rottura della stabilità globale, uno di quegli zig-zag della Storia individuati dai modelli matematici, un'ipotesi controintuitiva per la morale progressista che domina la mente politica dell'Occidente. Lì per lì fu preso come una Cassandra, ma solo pochi anni dopo le sue teorie furono passate al vaglio da studiosi della complessità e riprese da giornalisti e divulgatori attenti e coscienziosi. In La scimmia armata (il titolo originale è Ultrasociety. How 10.000 Years of War Made Humans the Greatest Cooperators on Earth) il fil rouge è la guerra, dunque i contenziosi all'interno di uno stesso gruppo e fra gruppi diversi, società, Stati-nazione, imperi. Ma il comun denominatore è l'evoluzione della cooperazione tra gli umani. Una cooperazione che per Turchin non si può capire «senza prima capire la guerra e il dispotismo, due tra le peggiori forme di violenza.» Niente di giustificatorio; semmai una critica serrata ad un'idea di progresso deterministico ed incrementale che vede in Pinker uno dei suoi alfieri. Il terzo elemento di Turchin è la diseguaglianza, quella ben analizzata in economia da Angus Deaton (premio Nobel per l'economia nel 2015) e Thomas Piketty. In altre parole si tratta di mettersi nella prospettiva dell'evoluzione culturale, con l'obiettivo di avvicinarsi alla Verità con teorie sempre migliori, sempre in movimento, e mai definitive. «Se vi state chiedendo perché, prima di oggi, non abbiamo mai fatto calare la scure del metodo scientifico sulle teorie esistenti, la risposta sintetica è: l'assenza di dati.»
«Se vi state chiedendo perché, prima di oggi, non abbiamo mai fatto calare la scure del metodo scientifico sulle teorie esistenti, la risposta sintetica è: l'assenza di dati.»
Oggi i dati ci sono e possono essere elaborati con una complessità inedita. Dati che passano sempre e comunque per l'interfaccia umana, per quel metodo scientifico che ci va bene quando produce in tempi rapidi un vaccino, ma che viene ignorato quando torniamo in balia delle nostre umanissime radici, da millenni causa di conflitti crudeli e sanguinosi. Per questo motivo è arrivato il momento di leggere l'evoluzione delle società moderne nella loro traiettoria storica profonda perché «le società moderne non sono comparse all'improvviso dieci, trenta o cent'anni fa, ma si sono evolute gradualmente nel corso di millenni», mentre «la maggior parte degli economisti e degli scienziati sociali si concentra sulle condizioni del presente e del recente passato.» La chiave è la cooperazione e va letta all'interno di una concezione schiettamente "biologica" - mi si passi il termine semplificatorio - dell'evoluzione culturale. Un'evoluzione che fa anche passi indietro, o scarti laterali, che integra elementi imprevedibili ed accidentali i quali possono essere messi in relazione, ponderati, analizzati aldilà delle pulsioni emozionali, attraverso modelli matematici. Quale che sia la nostra posizione sulla guerra in Ukraina, la tifoseria e la retorica dei talk show sono i nostri peggior nemici; leggere libri come La scimmia armata, ben scritto e ben tradotto, accessibile anche a chi non ha specifiche competenze e uno strumento necessario, per avere una "propria" idea, per pensare con la nostra testa (secondo l'adagio kantiano) e anche per mettere le nostre giuste ansie in altre coordinate. Senza nulla togliere a Diamond e Harari, ottimi divulgatori che ci hanno aiutato a rompere molti pregiudizi, Turchin e la cliodianamica può portare i più curiosi e intraprendenti direttamente al passo successivo.
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